Sono numerosi gli studi che si occupano di trovare una cura per il cancro, una patologia grave che colpisce moltissime persone. Una nuova ricerca statunitense, fondata dal Faster Cures, un centro del Milken Institute, e dai National Institutes of Health, ha portato nuove informazioni sui meccanismi della crescita dei tumori al cervello. Si tratta di una scoperta che potrebbe portare a prognosi più accurate e aiutare lo sviluppo di nuovi trattamenti.
Un gene che controlla la crescita tumorale
Il cancro al cervello si verifica quando le cellule tumorali – chiamate anche cellule maligne – proliferano nel tessuto cerebrale. Secondo il National Cancer Institute e l’American Cancer Society, quest’anno più di 23 000 persone svilupperanno tumori primari al cervello. Approssimativamente 16 000 di questi pazienti moriranno.
Lo studio, pubblicato nell’edizione online del Scientific Reports e a cui hanno contribuito anche i ricercatori del Neuro-Oncology Branch, al National Cancer Institute., rappresenta un grande passo avanti nella ricerca di nuove cure antitumorali.
I ricercatori del Cedars-Sinai Medical Center, un ospedale di Los Angeles, hanno identificato un gene chiave che regola e controlla le cellule staminali. Questo gene influenza la crescita tumorale nei pazienti con cancro al cervello e può incidere sul tasso di sopravvivenza dei pazienti.
Per più di tre anni, il team del Cedars-Sinai ha lavorato su questo progetto, analizzando il corredo genetico di più di 4000 tumori cerebrali, con lo scopo di migliorare la comprensione di come le cellule staminali del glioma (GCSCs) si riproducono e di come influenzano la sopravvivenza del paziente. Durante questa lunga ricerca, è stato identificato un gene, chiamato ZEB1, che regola la crescita tumorale. Le analisi dei ricercatori suggeriscono che i pazienti affetti da cancro al cervello che non hanno questo gene tendono ad avere minori possibilità di sopravvivere.
“I pazienti sprovvisti del gene nei loro tumori hanno cancri più aggressivi che agiscono come cellule staminali, sviluppando un incontrollabile numero di tipi cellulari”, ha affermato John Yu, MD, vice presidente di oncologia neurologica al Dipartimento di Neurochirurgia e autore dello studio. “Questa nuova informazione può aiutarci a misurare la mutazione in questi pazienti così da essere in grado di provvedere a prognosi più accurate e migliori piani di cura”.
ZEB1 e il tasso di sopravvivenza dei pazienti
L’importanza del gene ZEB1 per quanto riguarda la crescita del tumore e la sopravvivenza del paziente è dimostrata anche da un altro risultato: Yu e i suoi colleghi hanno notato che, mentre alcuni pazienti affetti da cancro al cervello sono nati senza il gene, altri lo hanno sempre avuto sin dalla nascita, ma nel corso del tempo questo ha iniziato a lavorare meno efficacemente ed è diventato sempre meno potente – ciò potrebbe aver avuto un ruolo nello sviluppo della malattia.
Il tasso di sopravvivenza rilevato dai ricercatori cambia notevolmente in base alla presenza o all’assenza del gene: i pazienti affetti da glioma che sono privi di ZEB1 vivono circa otto mesi e mezzo in meno rispetto a quegli individui che hanno il gene sin dalla nascita. Ciò comporta che alcune chemioterapie non sono efficienti nella popolazione di pazienti che ha la delezione del gene, così questi devono essere trattati dai medici con medicazioni differenti.
Il laboratorio di Yu si focalizza sulla terapia con cellule immunitarie e staminali per i cancri cerebrali, sulle cellule staminali tumorali e i loro microambienti nei tumori al cervello. Guidati dal dottor Yu, i ricercatori hanno scoperto un vaccino basato sull’immunoterapia per i tumori al cervello che ha portato a multi-istituzionali e randomizzati studi clinici controllati con placebo, tra cui le cellule staminali neurali che derivano dal midollo osseo utilizzate per il trattamento del cancro e delle malattie neuro-degenerative.
Yu, che lavora anche come direttore di Chirurgia Neuro-Oncologica al Cedars-Sinai, ha affermato che i futuri studi esploreranno terapie farmacologiche specifiche e la loro efficienza nei pazienti con mutazioni genetiche del gene delle cellule staminali.
Questi risultati potrebbero avvicinare i medici al loro obiettivo di formulare prognosi migliori per i pazienti affetti da tumori cerebrali e di scoprire trattamenti più personalizzati.