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Gli alimenti per mantenere il cervello in salute (e non perdere la memoria)

Angelica Sandrini | Studentessa di Biotecnologie

Ultimo aggiornamento – 29 Aprile, 2021

Gli alimenti per non perdere la memoria: dai broccoli al caffè

Lo sapevi che alcuni alimenti possono aiutarti a mantenere il cervello attivo e a non perdere la memoria? È proprio così, alcuni cibi contengono sostanze nutritive che favoriscono la salute della nostra mente! Vediamo quali.

Mente attiva e memoria di ferro: i cibi amici del cervello

La ricerca si sta sempre di più orientando verso lo studio di ciò che mettiamo in tavolo, e che potrebbe aiutarci a favorire uno stato di salute e benessere generale. Gli alimenti che fanno bene al cervello, secondo diversi studi, sono:

  1. Bacche: uno snack gustoso per il palato e per il cervello! – Uno di questi alimenti sono le bacche, che rallentano l’invecchiamento delle cellule cerebrali.  In uno studio che ha esaminato le abitudini alimentari di oltre 16.000 donne anziane per un periodo di 15 anni, i ricercatori hanno scoperto che chi consumava ogni settimana almeno una mezza tazza di mirtilli – o almeno una tazza di fragole – presentavano un declino minore delle facoltà cognitive (rallentato di circa due anni e mezzo). Nello specifico, queste donne sono state sottoposte a diversi test per verificare le loro capacità mnemoniche, come ricordare parole o raccontare una storia. Le bacche contengono composti naturali noti come antocianidine, una classe di pigmenti naturali che – oltre a dare colore ai frutti – possono aiutare a mantenere il nostro cervello in perfetta forma grazie ai loro effetti antiossidanti e anti-infiammatori. L’infiammazione e lo stress ossidativo, infatti, sono implicati nel declino cognitivo.
  2. Le verdure crucifere: cavoli e broccoli – Le verdure crucifere non solo ci forniscono vitamine e fibre, ma ci aiutano anche a mantenere il nostro cervello giovane e attivo. Un recente studio della Rush University (Chicago, Stati Uniti), che ha coinvolto circa 1.000 adulti, ha scoperto che coloro che mangiavano al giorno almeno una porzione di verdure a foglia verde – come spinaci, cavoli e rucola – sono risultati circa undici anni più giovani in termini di salute cognitiva rispetto a coloro che ne consumano quantità ridotte. Questi risultati sono coerenti con quelli di un altro studio svolto dal Brigham and Women’s Hospital di Boston su un campione di donne. Tra queste, chi mangiava otto porzioni di verdure a foglia verde e cinque di verdura crocifere alla settimana, otteneva risultati migliori nei test di memoria rispetto a chi consumava solo dalle due alle tre porzioni.
  3. Pesce e olio contengono omega-3 – Durante la gravidanza, a secondo dei casi, può essere importante assumere integratori prenatali, contenenti DHA (acido docosaesaenoico). Il DHA è un’ottima fonte di omega-3 – un acido grasso che si trova soprattutto nei pesci (e negli alimenti vegetali come le alghe), che svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo del cervello, a partire dalla nascita. Un ruolo che continua anche nell’età adulta: un’analisi ha collegato il consumo di DHA a un miglioramento nella funzione mnemonica negli anziani con lievi problemi di memoria. Lo stesso risultato si ottiene consumando pesce ricco di omega-3 una volta alla settimana, in modo da ridurre il decremento cognitivo del 10% all’anno negli adulti e negli anziani. Ma non finisce qui! Le persone che hanno consumato pesce almeno una volta alla settimana presentano un rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer inferiore rispetto a chi invece non ne assume. Pesci grassi come il salmone, il tonno, lo sgombro, l’aringa, la trota e le sarde sono ricchi di DHA. Insomma, cerca di consumarne almeno 240 grammi a settimana.
  4. Anche le uova aiutano il cervello! – Le uova sono ricche di colina, un importante nutriente per il cervello.
    In uno studio che ha coinvolto circa 1.400 donne e uomini, coloro che hanno assunto alte quantità di colina hanno ottenuto risultati migliori nei test di memoria verbale e visiva, rispetto a coloro che invece ne hanno consumato minori quantità.
    Inoltre, le scansioni MRI (Risonanza magnetica) di coloro che presentano livelli di colina più elevanti risultano più sane rispetto a quelle degli altri, suggerendo che l’assunzione di questa sostanza durante la mezz’età può proteggere il cervello contro la demenza. “Esiste la possibilità che il mantenimento delle assunzioni raccomandate di colina sia potenzialmente neuro-protettivo“, ha detto l’autore dello studio dr. Rhoda Au, professore di anatomia, neurobiologia, neurologia ed epidemiologia presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Boston.  La colina, infatti, aiuta la formazione di acetilcolina nel cervello, cruciale per le normali funzioni cerebrali e cognitive. Tuttavia, i sondaggi mostrano che la maggior parte di noi non assume abbastanza quantità di questo importante nutriente.
  5. Caffè e alcol fanno male? – Le bevande contenenti caffeina – come tè e caffè – possono non solo migliorare la concentrazione sul lavoro, ma – secondo alcune ricerche – anche avere benefici a lungo termine sulla nostra salute cerebrale. Uno studio ha dimostrato che chi consuma più caffeina presenta anche un vantaggio nella formazione dei ricordi. Un altro, invece, che questa sostanza riduce il declino cognitivo nelle donne anziane senza demenza. Anche un bicchiere di vino al giorno può essere d’aiuto, in quanto il consumo di alcol è potenzialmente protettivo per il cervello, purché si tratti di quantità non eccessive.
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Angelica Sandrini | Studentessa di Biotecnologie
Scritto da Angelica Sandrini | Studentessa di Biotecnologie

Sono una studentessa di Biotecnologie e, negli anni, ho sviluppato una vera e propria passione per tutto ciò che riguarda la medicina e la scienza in generale. Amo da sempre leggere e scrivere.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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