Come già accade in molti paesi, dalla Gran Bretagna, agli Stati Uniti, dal Portogallo, all’Irlanda fino alla Francia, che ha iniziato da poco, anche in Italia ci si potrà vaccinare in farmacia, dietro autorizzazione del decreto legge Sostegni.
Secondo il decreto, infatti, il vaccino anticovid potrà essere somministrato anche in farmacia, dopo che i farmacisti, di cui si attende una partecipazione di 70mila professionisti, avranno seguito un corso di formazione di 16 ore previsto dall’Istituto Superiore di Sanità.
Vaccinare in farmacia: le ragioni della scelta
Con l’aggiunta dei farmacisti alle categorie abilitate a vaccinare, insieme a odontoiatri, infermieri non in turno, pediatri e medici, si stima si potrà arrivare a somministrare 400mila dosi giornaliere entro aprile.
La scelta, ovviamente, risponde a una forte necessità che, come dice Andrea Mandelli, presidente della Federazione Ordini Farmacisti Italiani, spinge a «vaccinare il più possibile, più rapidamente possibile».
Non tutte le farmacie aderiranno alla campagna, però. Dovranno infatti rispettare misure di sicurezza e rispondere a requisiti a livello di struttura del locale; è verosimile pensare che si tratterà di farmacie in cui già è possibile sottoporsi a tamponi antigenici e test sierologici. I farmacisti, inoltre, che aderiranno su base volontaria, saranno tenuti a riferire i dati relativi alle vaccinazioni effettuate quotidianamente, per mantenere efficiente il sistema di farmacovigilanza.
Vaccino anticovid in farmacia: come funziona
Per sottoporsi al vaccino in farmacia servirà comunque la convocazione da parte delle ASL oppure a seguito di una prenotazione in base alla propria fascia di età che determinerà tempistiche e farmacia più vicina alla propria abitazione come sede vaccinale.
Per quanto riguarda l’allestimento, sarà disponibile un angolo adibito ad hoc all’interno dell’edificio oppure sarà situato all’esterno, in una sorta di gazebo, come del resto già accade per quanto riguarda i tamponi. La supervisione di un dottore, però, dovrebbe comunque essere necessaria, nonostante il decreto abbia escluso la presenza di un medico, per ragioni numeriche.
Vaccinazioni senza medici: il no della Federazione
Questa scelta ha però fatto insorgere l’ordine dei medici e degli odontoiatri, che sottolineano la priorità della sicurezza sulla velocità della campagna vaccinale.
La Federazione ha poi ribadito che il vaccino andrebbe somministrato anche nelle parafarmacie ma che, in quanto farmaco «deve essere somministrato, così come prevedono le agenzie regolatorie, solo previa prescrizione del medico, ossia dopo la valutazione anamnestica e clinica sempre cioè sotto la supervisione, in presenza, di un medico, che possa raccogliere il consenso informato, valutare lo stato di salute del paziente e gestire in maniera pronta eventuali effetti collaterali. Questo prevede l’Agenzia italiana del farmaco, che espressamente raccomanda in caso di somministrazione del vaccino ‘assistenza medica urgente se si manifestano sintomi di grave reazione allergica».
La sicurezza della vaccinazione dovrebbe quindi essere una certezza, che passa senz’altro attraverso la supervisione o presenza di un medico. L’anamnesi, la valutazione delle condizioni di salute del paziente, la sua compatibilità con il vaccino e anche la scelta del tipo di vaccino in base alle sue particolari condizioni non sono scelte che possono compiere persone non abilitate alla professione medica, così come prevenire o gestire eventuali reazioni avverse, pure attraverso prescrizione di farmaci adeguati: tutte operazioni gestibili soltanto da personale medico.
La priorità dovrebbe essere tutelare la salute dei cittadini, senza però rinunciare alla qualità della tutela per raggiungere obiettivi quantitativi.
Per maggiori informazioni sui vaccini anti-Covid, invitiamo a visitare il portale ufficiale del Ministero della Salute, cliccando qui .
