La placenta è un organo che collega il feto alla parete uterina e che durante la gravidanza fornisce nutrimento e ossigeno al feto, così che possa crescere e svilupparsi.
La placenta invecchiata è il risultato di un processo di invecchiamento naturale che si verifica durante la gestazione.
Tuttavia, come tutti gli organi, la placenta può invecchiare e questo processo può avere implicazioni significative per la salute del bambino/a e della madre.
Ma quali sono le cause dell’invecchiamento della placenta? Quali sono le conseguenze e come si può prevenire questo fenomeno?
Placenta invecchiata: da cosa dipende?
Come abbiamo visto, si tratta di un fenomeno fisiologico, tuttavia è possibile menzionare diversi fattori che possono contribuire all’invecchiamento della placenta, tra cui:
- l'età materna avanzata;
- il fumo di sigaretta, che può causare danni ai vasi sanguigni della placenta, riducendo la sua funzione;
- la malnutrizione;
- le malattie autoimmuni;
- diabete gestazionale;
- le malattie croniche, come l'ipertensione.
Inoltre, la placenta stessa ha una durata di vita limitata e inizia a deteriorarsi naturalmente dopo un certo periodo di tempo.
Placenta invecchiata: i sintomi
In realtà, non esiste una vera e propria sintomatologia che può segnalare un invecchiamento della placenta, in quanto può essere evidente soltanto attraverso un’ecografia.
Questo esame può mostrare la presenza di calcificazioni biancastre all'interno della placenta (che possono indicarne un invecchiamento, appunto), così come una riduzione del flusso sanguigno, del peso e dell’attività fetale.
Generalmente, la placenta invecchiata è visibile intorno alla trentacinquesima settimana di gravidanza, per poi essere monitorata durante tutto il corso della gestazione.
Se non si riscontrano particolari condizioni anche durante la 37 settimana, l'induzione del travaglio o il parto cesareo non si ritengono più necessari.
Placenta invecchiata: quali conseguenze?
Come accennato in precedenza, la placenta invecchiata si riferisce ad una condizione in cui l'organo non funziona più efficacemente come dovrebbe, portando ad una ridotta fornitura di nutrienti e ossigeno al feto.
Questo può causare una serie di problemi sia alla madre sia al futuro nascituro/a, tra cui:
- un aumento del rischio di ritardo di crescita fetale;
- distacco della placenta dalla parete dell’utero;
- nascita prematura;
- complicazioni durante il parto.
I rimedi
Sebbene non ci sia una soluzione garantita, oltre agli opportuni controlli prenatali, ci sono alcune cose che le donne in gravidanza possono fare per migliorare la salute della loro placenta.
Ad esempio, una dieta sana ed equilibrata, un apporto equilibrato di vitamine e sali minerali, l’esercizio fisico regolare e la riduzione dello stress possono tutti contribuire a mantenere una placenta sana.
Il dr. Marcello Sergio, ginecologo, aggiunge che "da un punto di vista strettamente diagnostico, la flussimetria fetale da eseguire intorno alla 36-37 settimana di gravidanza che monitora il benessere fetale attraverso la misurazione dei flussi sanguigni a livello del cordone ombelicale e del cervello del feto, può aiutare ad individuare condizioni di invecchiamento precoce della placenta".
Ad ogni modo, il consulto con il proprio medico resta fondamentale, così come i controlli da effettuare durante la gravidanza.