Ogni vaccino presenta una efficacia differente. Lo abbiamo imparato soprattutto in questo ultimo periodo, grazie alle informazioni sui differenti vaccini anticovid. Le vaccinazioni approvate in Europa sono infatti 4: Johnson & Johnson, la più recente, ma anche Pfizer, Moderna e Vaxzevria di AstraZeneca. I dati differenti stanno però a significare che esistono vaccini migliori di altri? Cerchiamo di capire meglio la situazione.
Efficacia vaccinale: cosa è e come si misura
L’efficacia vaccinale è un dato che si esprime in percentuale. Il vaccino Pfizer, per esempio, risulta efficace al 95%. In base a questo puro dato, sembra ragionevole preferire un vaccino che presenta un valore più alto rispetto a uno con efficacia percentuale più bassa.
Per quanto riguarda i vaccini anti-covid, i dati per stabilire l’efficacia vengono raccolti durante la fase 3: le precedenti, infatti, servono a stabilire che il farmaco testato è sicuro. La fase tre prevede poi la inoculazione del vaccino su volontari selezionati da una ampia campionatura demografica, a metà dei quali è però somministrato un placebo. La fase tre è principalmente di monitoraggio di questi tester.
L’efficacia al 95% di Pfizer, ad esempio, è stata calcolata su 43mila persone, dei quali se ne sono ammalati 170. Di questi, però, 162 provenivano dalle fila delle persone a cui era stato somministrato il placebo, i restanti otto a chi aveva ricevuto il vaccino. L’efficacia al 95% dipende quindi da queste otto casistiche di positivi.
Se, però, tutti i casi di Covid-19 fossero stati presenti nel gruppo di persone che avevano assunto il placebo, l’efficacia del vaccino anticovid sarebbe stata del 100%. Infine, se i positivi fossero stati dello stesso numero in entrambi i gruppi, l’efficacia sarebbe stata dello 0%.
Dunque, il significato di efficacia vaccinale non è intuitivo, perché è invece relativo alla protezione individuale. Infatti, la percentuale di 95% relativa al vaccino Pfizer non implica che se 100 persone riceveranno il vaccino, se ne ammaleranno 5. Quello che significa è, invece, che ciascun paziente vaccinato ha il 95% di probabilità in meno rispetto a un soggetto non vaccinato di essere contagiato da SARS-CoV-2.
Vaccino anticovid: quale è il più efficace
Inoltre, dato che ogni trial clinico (o, per intenderci, ogni fase 3) è a sé e viene condotta in un momento specifico, le percentuali di efficacia dei diversi vaccini non possono essere comparate tra loro.
La stessa Pfizer, ma anche Moderna, hanno condotto i trial negli Stati Uniti durante l’estate 2020, una parentesi temporale in cui la situazione Covid-19 era relativamente controllata. Johnson & Johnson ha condotto le sperimentazioni in Brasile e Sudafrica, in un momento (tra l’autunno e l’inverno) in cui non solo i dati dei contagi erano di nuovo schizzati alle stelle, ma si trovavano in circolazione anche nuove varianti, specie quella africana durante i test in Sudafrica. L’efficacia vaccinale è del 64%, ma il dato è in realtà molto buono se si considerano le condizioni di rilevazione.
L’efficacia vaccinale è dunque un valore che va letto con la massima attenzione, e che è sconsigliabile utilizzare come metro di comparazione tra i differenti vaccini, proprio perché i trial non vengono condotti nella stessa popolazione, nello stesso tempo né nello stesso modo.
Ricordiamo, infine, che nei trial nessun contagiato di ha ricevuto il vaccino ha sviluppato sintomi gravi tali da andare in ospedale o rischiare la vita. Il senso della campagna vaccinale è dunque servirsi di uno strumento per ridurre decessi, gravi sintomi e ospedalizzazioni. L’obiettivo, per ora, non è tanto la totale eradicazione del virus, ma l’alleggerimento del sistema sanitario nazionale e internazionale.
Per maggiori informazioni sui vaccini anti-Covid, invitiamo a visitare il portale ufficiale del Ministero della Salute, cliccando qui .