L'ultima variante del virus Sars-CoV-2 arriva dal Giappone. Dopo quella inglese, quella brasiliana e quella sudafricana, arriva dal paese del Sol Levante la variante E484K, detta anche Eek.
Questo tipo di mutazione virale è stata rilevata nel 70% dei pazienti ricoverati a marzo nei vari ospedali di Tokyo. Ecco tutto quello che attualmente si sa su questa variante di SARS-CoV-2.
Variante giapponese: le caratteristiche
Ad oggi, di questa variante, non si sa moltissimo. La nuova variante E484K è simile ma non identica alla variante giapponese già scoperta in Brasile qualche mese fa (meglio conosciuta come variante brasiliana). La variante sequenziata a Tokyo è diversa dalle altre.
Il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano nonché membro del Cts della Lombardia e direttore sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano afferma: «Di sicuro la variante giapponese assomma variazioni sul tema già presenti nella variante inglese, e questo non è positivo, visto che sappiamo che la variante inglese ha una maggiore contagiosità. Inoltre mostra modifiche che potrebbero far ridurre l’efficacia del vaccino, anche se si tratta di timore e non di certezza».
Siamo quindi tutti in attesa di dati certi sulla variante giapponese e sulla sua eventuale resistenza al vaccino anticovid. L’aumento dei casi in Giappone ha seguito un affievolimento di alcune misure di sicurezza, che ora saranno nuovamente necessarie per arginarne la diffusione.
Da quello che sappiamo sulle varianti, per quanto attese perché ogni virus muta, esse tendono a circolare con sempre maggiore frequenza e risultano, spesso, più trasmissibili e più letali rispetto alla forma iniziale del virus.
L'unica strategia di contenimento completo sembra dunque essere la strada della vaccinazione, la cui campagna va velocizzata ovunque nei tempi più rapidi possibile.
Sintomi della variante giapponese
Attualmente non si conoscono dei sintomi specifici della variante giapponese tali che la differenzino dalle altre. La sua presenza si può distinguere soltanto grazie al sequenziamento che avviene in laboratorio.
Sono in fase di elaborazione dei test in grado di individuare le varianti ufficiali, sequenziate e note, ma ci vuole tempo e strumentazioni adeguate che non tutti hanno.
Variante giapponese in Italia
Ci si chiede, inoltre, se la variante individuata a Tokyo possa arrivare anche in Italia. Attualmente i viaggi sono bloccati, ma è anche vero che se la brasiliana e la sudafricana non sono penetrate, la variante inglese si è invece diffusa molto rapidamente.
Attualmente, secondo i dati dell'ISS ovvero l'Istituto Superiore di Sanità, la variante inglese è infatti ancora predominante in Italia, con una percentuale dell′86,7%, (e valori che oscillano da regione a regione, dal 63,3% al 100%). La variante brasiliana è invece presente al 4,0% (con oscillazioni dallo 0% al 32,0%), mentre le altre varianti sotto monitoraggio restano tutte al di sotto dello 0,5%. Speriamo allora che la circolazione della variante giapponese si attesti allo 0%.