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Morbo di Parkinson: i campanelli d’allarme da non sottovalutare

Redazione

Ultimo aggiornamento – 27 Novembre, 2020

Parkinson: i sintomi del morbo

Il morbo di Parkinson è una malattia cronica e progressiva inerente al movimento, il che significa che i sintomi continuano e peggiorano nel tempo. Solo negli Stati Uniti, quasi un milione di persone vive con la malattia di Parkinson. La causa è sconosciuta e, anche se non vi è attualmente alcuna cura, esistono alcune opzioni di trattamento, come i farmaci e la chirurgia, per gestire i suoi sintomi.

Come per ogni malattia neurodegenerativa, diventa anche qui fondamentale una diagnosi precoce dei sintomi per poter intervenire rallentando il declino cognitivo e motorio dell’individuo. Vediamo dunque come agisce il morbo di Parkinson e come riconoscerne i segni.

Cos’è il morbo di Parkinson?

Il Parkinson comporta il malfunzionamento e la morte delle cellule nervose del cervello, chiamate neuroni; la malattia colpisce soprattutto i neuroni in una zona del cervello chiamata substantia nigra. Alcuni di questi neuroni morenti sono quelli responsabili della produzione di dopamina, una sostanza chimica che invia messaggi alla parte del cervello che controlla il movimento e la coordinazione.

Con l’avanzare della malattia, la quantità di dopamina prodotta nel cervello diminuisce, impedendo alla persona affetta da Parkinson di controllare il movimento in modo normale.

Gli scienziati stanno anche esplorando l’idea che la perdita di cellule in altre aree del cervello e del corpo possa contribuire al morbo di Parkinson. Ad esempio, i ricercatori hanno scoperto che i corpi di Lewy, il segno distintivo della malattia di Parkinson, si trovano non solo a metà del cervello, ma anche nel tronco cerebrale e nel bulbo olfattivo.

Queste aree del cervello sono correlate a funzioni come olfatto e regolazione del sonno; la presenza di corpi di Lewy in tali aree potrebbe spiegare i sintomi ‘nonmotor’ (ovvero non relativi al movimento) sperimentati da alcune persone con malattia di Parkinson in fase iniziale.

Come si diagnostica il Morbo di Parkinson?

Fare una diagnosi accurata di Parkinson – soprattutto nelle sue fasi iniziali – è difficile, ma non impossibile per un professionista esperto. Per alcuni pazienti ci sono comunque voluti anni per giungere alla corretta diagnosi della malattia.

Spesso, la diagnosi di Parkinson viene effettuata da un medico internista o dal medico di famiglia. Molte persone cercano un parere supplementare da un neurologo con esperienza nella valutazione e nella terapia del Parkinson.

Per diagnosticare il morbo di Parkinson, il medico esamina la storia neurologica del paziente ed esegue un esame. Non ci sono test diagnostici standard per il morbo di Parkinson, quindi la diagnosi si basa sulle informazioni cliniche fornite dalla persona con Parkinson e dai risultati dell’esame neurologico.

Vengono osservate le braccia per verificare la presenza di tremore, che è presente sia quando sono a riposo, sia estese. Si controlla poi se c’è rigidità agli arti o al collo, se si può salire sa una sedia facilmente e se si cammina normalmente oppure con piccoli passi; il medico verificherà se le braccia oscillano simmetricamente o meno e se il paziente mantiene l’equilibrio.

Il compito principale di qualsiasi test neurologico è quello di escludere altre malattie che imitano il morbo di Parkinson, come l’ictus o l’idrocefalo. È anche per questo che molti casi lievi di Parkinson possono essere difficili da diagnosticare, anche da un neurologo esperto.

I sintomi del Parkinson da non sottovalutare

La diagnosi di Parkinson dipende dalla presenza di uno o più dei quattro sintomi motori più comuni della malattia. In aggiunta, ci sono altri sintomi secondari e ‘nonmotor’ che colpiscono molte persone e sono sempre più riconosciuti dai medici come importanti per diagnosticare e trattare il morbo di Parkinson.

Il gruppo specifico di sintomi primari che un individuo sperimenta con il Parkinson varia da persona a persona. Fra quelli motori, i principali sintomi del morbo di Parkinson sono i seguenti:

  • tremore di mani, braccia, gambe, mandibola e viso (tremore a riposo);
  • bradicinesia o lentezza nei movimenti;
  • rigidità degli arti e del tronco;
  • instabilità posturale o equilibrio e coordinazione alterati.

Ogni paziente sperimenterà i sintomi del Parkinson in modo diverso. Per esempio, molte persone sperimentano il tremore come sintomo primario, mentre altri non hanno tremori, ma problemi di equilibrio. Inoltre, per alcune persone la malattia progredisce rapidamente, ma per altri non è così.

Per definizione, il morbo di Parkinson è una malattia progressiva. Anche se alcune persone con il Parkinson hanno sintomi solo su un lato del corpo per molti anni, alla fine i sintomi iniziano a manifestarsi anche sull’altro lato; i sintomi sull’altro lato del corpo spesso non sono così gravi come i sintomi sul lato iniziale.

Oltre ai segni cardinali di Parkinson, ci sono molti altri sintomi motori associati alla malattia. Tra questi vi sono:

  • Congelamento: le persone esitano prima di fare un passo in avanti. Si sentono come se i loro piedi fossero incollati al pavimento.
  • Micrografia: contrazione nella scrittura a mano che progredisce nel tempo. Questo si verifica a causa di bradicinesia, che causa difficoltà con le azioni ripetitive.
  • Espressioni da maschera: significa che il volto di una persona può apparire meno espressivo del solito; risulta da una combinazione di rigidità e bradicinesia.
  • Accelerazioni indesiderate: alcune persone con Parkinson sono troppo veloci, non troppo lente. Queste accelerazioni indesiderate sono particolarmente fastidiose nella parola e nel movimento.

Ulteriori sintomi motori secondari comprendono quelli nell’elenco di seguito, ma non tutte le persone con Parkinson le sperimenteranno:

  • incurvamento della schiena, tendenza a piegarsi in avanti;
  • distonia (alterazione del tono muscolare o nervoso);
  • destrezza motoria e coordinazione motoria impari;
  • coordinazione motoria deteriorata;
  • scarsità di movimento;
  • acatisia (incapacità di stare o rimanere seduto);
  • problemi di linguaggio;
  • difficoltà a deglutire;
  • disfunzione sessuale;
  • crampi.

Vi sono poi i sintomi “nonmotor”, ovvero quelli che non riguardano il movimento, la coordinazione, l’attività fisica o la mobilità. La maggior parte delle persone affette da Parkinson ne soffre ma, mentre la famiglia e gli amici di una persona affetta da Parkinson non sono in grado di vederli, questi sintomi “invisibili” possono effettivamente essere più fastidiosi rispetto alle difficoltà motorie causate dal Parkinson.

Molti ricercatori ritengono che i sintomi nonmotor possano precedere i sintomi motori – e la diagnosi di Parkinson – anni prima che la malattia si manifesti. I primi sintomi nonmotor più riconoscibili includono:

Se una persona ha uno o più di questi sintomi del Parkinson, non significa necessariamente che svilupperà il morbo, ma questi indicatori stanno aiutando gli scienziati a comprendere meglio la malattia.

Altri sintomi nonmotor includono:

Molte persone riferiscono che questi sintomi sono più preoccupanti e interferiscono maggiormente con la vita quotidiana rispetto ai sintomi motori.

Nel corso del tempo, è possibile che i sintomi cambino o peggiorino. Riconoscere i sintomi e capire come essi possono influenzare la qualità della vita, è un primo passo per vivere bene con il Parkinson.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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