I tessuti mostrano differente sensibilità all’iperossiemia, i più sensibili sono i polmoni, il cervello e gli occhi. La somministrazione di ossigeno può causare una lieve riduzione della frequenza e della gittata cardiaca.
Descrizione di reazioni avverse selezionate Eventi avversi respiratori A pressione ambientale, i primi segni (tracheobronchite, dolore substernale e tosse secca) compaiono non appena dopo 4 ore di esposizione ad ossigeno 95%. Una ridotta capacità vitale forzata può verificarsi entro 8-12 ore dall’esposizione al 100% di ossigeno, ma le lesioni gravi richiedono esposizioni molto più lunghe. Si può osservare edema interstiziale dopo 18 ore dall’esposizione al 100% di ossigeno e con possibile evoluzione in fibrosi polmonare. Gli effetti respiratori riportati con ossigenoterapia iperbarica HBOT sono generalmente simili a quelli riscontrati durante il trattamento con ossigeno normobarico, ma il tempo di insorgenza dei sintomi è più breve. L’inalazione di forti concentrazioni di ossigeno può dare origine ad atelettasie causate dalla diminuzione dell’azoto negli alveoli e dall’effetto diretto dell’ossigeno sul surfactante alveolare. Lo sviluppo delle sezioni atelettasiche dei polmoni porta a un rischio di saturazione arteriosa più povera di ossigeno nel sangue, nonostante una buona perfusione, a causa della mancanza di scambio di gas nelle sezioni atelettasiche dei polmoni. Il rapporto ventilazione/perfusione peggiora, portando a shunt intrapolmonare. In pazienti con malattie a lungo termine associate a ipossia cronica e ipercapnia potrebbe verificarsi un cambiamento nelle modalità di controllo della ventilazione. In queste circostanze, la somministrazione di concentrazioni di ossigeno troppo elevate può causare depressione respiratoria dovuta alla soppressione dello stimolo ventilatorio causata dall’effetto del brusco aumento della pressione parziale di ossigeno a livello dei chemorecettori carotidei ed aortici, inducendo ipercapnia aggravata, acidosi respiratoria e infine arresto respiratorio (vedere paragrafo 4.4). La somministrazione di ossigeno a pazienti affetti da depressione respiratoria indotta da farmaci (oppioidi, barbiturici) o da BPCO potrebbe deprimere ulteriormente la ventilazione dato che, in queste condizioni, l’ipercapnia non è più in grado di stimolare i chemorecettori centrali mentre l’ipossia è ancora in grado di stimolare i chemorecettori periferici. A seguito della somministrazione di concentrazioni di ossigeno superiori all’80%, possono verificarsi lesioni polmonari. Elevati flussi di ossigeno non umidificato possono produrre secchezza e irritazione delle mucose delle vie aeree (congestione o occlusione dei seni paranasali con dolore e perdita ematica) e degli occhi, così come un rallentamento della clearance muco-ciliare delle secrezioni.
Tossicità a carico del sistema nervoso centrale Può svilupparsi quando i pazienti respirano ossigeno al 100% a pressioni superiori a 2 bar. Le manifestazioni precoci comprendono visione offuscata, diminuzione della visione periferica, tinnito, disturbi respiratori, contrazioni muscolari localizzate, in particolare degli occhi, della bocca e della fronte. Il prolungamento dell’esposizione può causare vertigini e nausea, seguiti da comportamenti alterati (ansia, confusione, irritabilità), abbassamento del livello di coscienza (fino alla perdita di conoscenza) e convulsioni generalizzate. Si ritiene che le scariche indotte dall’iperossia siano reversibili, non causando alcun danno neurologico residuo e scomparendo al momento della riduzione della pressione parziale dell’ossigeno inspirato.
Eventi avversi correlati all’ossigenoterapia iperbarica (HBOT) L’ossigenoterapia iperbarica può dare origine a barotrauma da iper-pressione sulle pareti delle cavità chiuse, come l’orecchio interno, con rischio di edema o rottura della membrana timpanica (con dolore ed eventuale emorragia), dei seni paranasali o dei polmoni, con conseguente rischio di pneumotorace, mal di denti, implosione od esplosione dei denti, flatulenza, dolore da colica. A causa delle dimensioni relativamente ridotte di alcune camere iperbariche, i pazienti possono sviluppare ansia da confinamento che non è dovuta ad un effetto diretto di ossigeno. L’ossigenoterapia iperbarica oltre i 2 bar può occasionalmente indurre nausea, vomito, capogiro, ansia, confusione, stordimento, midriasi, crampi muscolari, mialgia, abbassamento del livello di coscienza (fino alla perdita di conoscenza), emiplegia e disturbi visivi (anche con perdita della vista) di tipo transitorio e reversibili con la riduzione della pressione parziale di ossigeno, atassia, vertigini, tinnito, perdita dell’udito. I pazienti sottoposti ad ossigenoterapia iperbarica possono essere soggetti a crisi di claustrofobia. A seguito di ossigenoterapia con una concentrazione di ossigeno del 100% per più di 6 ore, in particolare in somministrazione iperbarica, sono state riferite crisi convulsive ed attacchi epilettici.
Tossicità oculare È stata osservata miopia progressiva in casi di trattamenti iperbarici multipli. Il meccanismo rimane non chiarito, ma è stato ipotizzato che dipenda dall’aumento dell’indice di rifrazione del cristallino. La maggior parte dei casi si sono risolti spontaneamente. Tuttavia, il rischio di irreversibilità è aumentato dopo più di 100 terapie. Dopo la conclusione della terapia iperbarica, la remissione della miopia è di solito rapida nelle prime settimane e successivamente più lenta, per periodi che vanno da diverse settimane fino ad un anno. Non è possibile stimare il numero soglia di sessioni di terapia iperbarica, né la durata.
Popolazione pediatrica Nei neonati, in particolare quelli prematuri, esposti a forti concentrazioni di ossigeno FiO
2 > 40%, PaO
2 > di 80mmHg o per periodi prolungati (più di 10 giorni a una FiO
2 > 30%), si può verificare rischio di retinopatia di tipo fibroplastico retrolenticolare temporanea o permanente (retinopatia del prematuro, vedere paragrafo 4.4) In tal caso può avvenire il distacco della retina e anche cecità permanente, displasia broncopolmonare, sanguinamento subependimale ed intraventricolare, nonché enterocolite necrotizzante. La somministrazione di ossigeno modifica la quantità di ossigeno trasportata e ceduta ai vari tessuti. Un aumento della concentrazione locale di ossigeno, principalmente della frazione disciolta, porta ad un aumento della produzione di composti reattivi dell’ossigeno e, di conseguenza, ad un aumento di enzimi antiossidanti o di composti anti-ossidanti endogeni. Il potenziale danno ossidativo diretto dell’ossigeno è da valutare nella gestione dei prematuri che possono risentire negativamente ed in modo persistente della perossidazione lipidica a carico delle membrane cellulari. In tali soggetti, che non dispongono ancora di un patrimonio di antiossidanti endogeni ad effetto protettivo, la somministrazione di ossigeno può contribuire allo sviluppo di condizioni patologiche persistenti a carico del parenchima polmonare (displasia broncopolmonare; fibrosi polmonare), fino all’insufficienza respiratoria. Reazioni avverse associate all’ossigenoterapia normobarica:
| | Molto comune (≥ 1/10) | Comune (≥ 1/100 e <1/10) | Non comune (≥ 1/1.000 e <1/100) | Raro (≥ 1/10.00 0 e <1/1.000) | Molto raro (<1/10.000) | Non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili) |
| Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche | | | | | | Tossicità polmonare: Tracheobronchiti (dolore sottosternale, tosse secca), Edema interstiziale, Fibrosi polmonare |
| Peggioramento dell’ipercapnia in pazienti con ipossia/ipercapnia cronica trattati con FiO2 eccessivamente elevata: Ipoventilazione, Acidosi respiratoria, Arresto respiratorio |
| Patologie dell’occhio | Retinopatia del prematuro | | | | | |
| Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione | | | | | | Secchezza delle mucose, Irritazione locale e infiammazione della mucosa |
Reazioni avverse associate all’ossigenoterapia iperbarica:
| | Molto comune (≥ 1/10) | Comune (≥ 1/100 e <1/10) | Non comune (≥ 1/1.000 e <1/100) | Raro (≥ 1/10.000 e <1/1.000) | Molto raro (<1/10.000) | Non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili) |
| Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche | | | | Dispnea | | Disturbi respiratori |
| Patologie del sistema nervoso | | Convulsioni | | | | |
| Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo | | | | | | Spasmi muscolari localizzati |
| Patologie dell’orecchio e del labirinto | Dolore all’orecchio | | Perforazione della membrana timpanica | | | Vertigini, Diminuzione dell’udito, Otite media acuta, Sierosa, Tinnito |
| Patologie gastrointestinali | | | | | | Nausea |
| Disturbi psichiatrici | | | | | | Comportamento anormale |
| Patologie dell’occhio | Miopia progressiva | | | | | Visione periferica diminuita, Visione offuscata, Cataratta* |
| Traumatismo, avvelenamento e complicazioni da procedura | Barotrauma (seniparanasali, orecchio, polmone, denti, etc...) | | | | | |
| Disturbi del metabolismo e della nutrizione | | | | Ipoglicemia in soggetti diabetici | | |
*È stato segnalato sviluppo di cataratte in pazienti sottoposti a cicli di trattamenti prolungati e/o sessione di HBOT ripetute di frequente (>150 sessioni). In alcuni casi è stata osservata cataratta nuova/di nuova insorgenza.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo
http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comesegnalare-una-sospetta-reazione-avversa.