La rTMS funziona? Riflessioni cliniche sull’impiego della TMS nelle dipendenze

Redazione
A cura di Redazione

Data articolo – 29 Ottobre, 2025

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Domandarsi se la rTMS funziona nel trattamento delle dipendenze significa interrogarsi sul rapporto tra innovazione neuroscientifica e complessità del comportamento umano. La Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) è oggi una delle tecniche più studiate per la capacità di modulare, in modo non invasivo, l’attività elettrica delle aree cerebrali coinvolte nel craving, ossia il desiderio compulsivo di sostanza. L’obiettivo è ridurre la spinta all’uso e migliorare la capacità di controllo. Un risultato che, pur significativo, deve essere interpretato all’interno di un percorso terapeutico più ampio e non come esito isolato della stimolazione.

Tra effetto neurobiologico e complessità psicologica

Le prime ricerche indicano che la TMS può ridurre temporaneamente il craving, stabilizzando l’eccitabilità neuronale nelle aree correlate al circuito della ricompensa. Tuttavia, il desiderio di sostanza non è un fenomeno puramente neurofisiologico: è alimentato anche da fattori emotivi, relazionali e simbolici che nessun intervento strumentale, da solo, può trasformare. L’assunzione compulsiva di alcol o droghe risponde spesso a stati di vuoto, perdita o disconnessione, che richiedono un lavoro psicoterapeutico e relazionale profondo per essere elaborati.

I limiti dell’approccio esclusivamente tecnico

L’uso della TMS come presunta “soluzione definitiva” presenta dubbi significativi. La comunicazione mediatica tende a promuoverla come tecnica innovativa e risolutiva, generando aspettative miracolistiche difficili da sostenere nel lungo termine. Le evidenze disponibili, limitate a periodi di osservazione di circa novanta giorni, non consentono di stabilire con certezza l’efficacia duratura del trattamento.

L’importanza di una cura integrata

Come approfondito dall’Istituto Europeo delle Dipendenze (IEuD), la TMS può essere considerato uno strumento utile solo se integrata in un percorso terapeutico già avviato e supervisionato da un’équipe interdisciplinare di comprovata esperienza, capace di coordinare gli interventi farmacologici, psicologici e riabilitativi. In questa prospettiva, la TMS non sostituisce la relazione terapeutica, ma la affianca, contribuendo a un percorso di cura realistico e sostenibile.

Tra innovazione e responsabilità clinica

La vera sfida resta quella di integrare innovazione tecnologica e sensibilità clinica, evitando derive riduzionistiche. Ogni strumento, anche il più avanzato, acquista significato solo all’interno di un percorso terapeutico costituito da una relazione consapevole, capace di riconoscere la complessità umana che la dipendenza porta con sé.

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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