Aborto sicuro in Europa: cosa cambia dopo il voto del Parlamento europeo

Mattia Zamboni | Autore e divulgatore esperto in salute, nutrizione e psicologia applicata al benessere quotidiano
A cura di Mattia Zamboni
Autore e divulgatore esperto in salute, nutrizione e psicologia applicata al benessere quotidiano

Data articolo – 19 Dicembre, 2025

Una persona solleva un cartello bianco con la scritta "MY BODY MY CHOICE" (Il mio corpo, la mia scelta)

Il Parlamento europeo ha approvato un testo che riporta con forza la questione dell’accesso all’aborto sicuro e all’interruzione volontaria di gravidanza al centro del dibattito politico europeo: si tratta di un tema molto divisivo all’interno dell’Unione europea, non tanto per una mancanza di consenso sul piano dei principi, quanto per le profonde differenze normative che separano gli Stati membri. 

Il testo, non vincolante, nasce come seguito politico a un’iniziativa dei cittadini europei e fotografa una realtà ancora disomogenea: mentre in alcuni Paesi l’aborto è pienamente garantito e tutelato, in altri resta fortemente limitato, se non inaccessibile.

Facciamo chiarezza.

La risoluzione: contenuti e obiettivi

Il Parlamento europeo ha adottato il testo con 358 voti favorevoli, 202 contrari e 79 astensioni: al centro vi è il riconoscimento che molte donne nell’Ue non dispongono ancora di un accesso pieno, sicuro e legale all’aborto, a causa di ostacoli giuridici, amministrativi o pratici.

Per rispondere a questa situazione, i deputati chiedono alla Commissione europea di istituire un meccanismo finanziario di solidarietà, su base volontaria, sostenuto da fondi dell’Unione.

L’idea è consentire agli Stati che scelgono di aderire di garantire l’accesso all’interruzione sicura della gravidanza anche a persone provenienti da Paesi dove tale accesso è limitato o inesistente, nel rispetto delle normative nazionali.

Non si tratta, quindi, di imporre una legislazione uniforme sull’aborto, ma di creare uno strumento che riduca le disuguaglianze più gravi all’interno dell’Unione.


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La risoluzione trae origine dall’Iniziativa dei cittadini europei “My Voice, My Choice: for safe and accessible abortion”, uno strumento di democrazia partecipativa che consente ai cittadini dell’Ue di sollecitare un’azione della Commissione.

Presentata formalmente nel settembre 2025, l’iniziativa ha superato la soglia richiesta, raccogliendo oltre 1,1 milioni di firme verificate in almeno sette Stati membri. Dopo un’audizione pubblica al Parlamento europeo e un confronto con la Commissione, il tema è entrato nell’agenda politica comunitaria, fino al voto di dicembre.

Oltre l’aborto: diritti e regressi

La risoluzione non si limita all’interruzione di gravidanza: i deputati richiamano esplicitamente la necessità di rafforzare l’accesso alla contraccezione, all’informazione sulla pianificazione familiare e all’assistenza materna. Allo stesso tempo, esprimono preoccupazione per il crescente regresso dei diritti delle donne e dell’uguaglianza di genere, in Europa e nel mondo.

Nel testo compare anche una condanna esplicita dei movimenti anti-genere e degli attacchi ai difensori dei diritti delle donne, considerati una minaccia diretta ai principi fondamentali dell’Unione.

Il prossimo passaggio spetta alla Commissione europea, che ha tempo fino a marzo 2026 per indicare se e come intende dare seguito all’iniziativa dei cittadini e alla risoluzione parlamentare. Non esiste alcun obbligo giuridico di trasformare il testo in una normativa vincolante, ma il segnale politico è chiaro.

Come ha dichiarato la relatrice del provvedimento, Abir Al-Sahlani, il voto rappresenta un’affermazione del principio secondo cui la salute sessuale e riproduttiva è parte integrante dei diritti umani. Resta ora da capire se e in che misura questo principio troverà una traduzione concreta nelle politiche europee.

Primo piano di un cartello di protesta in cartone con la scritta "ABORTION IS HEALTHCARE!" (L'aborto è assistenza sanitaria)

All’interno dell’Unione convivono modelli molto diversi: la Francia, ad esempio, ha recentemente inserito il diritto all’aborto nella propria Costituzione.

All’estremo opposto si collocano Paesi come Malta, dove l’interruzione di gravidanza è vietata quasi in ogni circostanza, o la Polonia, che mantiene una delle legislazioni più restrittive d’Europa. I numeri parlano chiaro: nel 2024, in Polonia, gli aborti praticati legalmente sono stati meno di mille.

Secondo molti eurodeputati, queste differenze non sono solo una questione legislativa, ma producono conseguenze concrete sulla vita delle donne, costrette in alcuni casi a viaggiare all’estero, sostenere costi elevati o ricorrere a soluzioni non sicure. È proprio su questo punto che interviene la risoluzione approvata a Strasburgo.

Fonti:

  • European ParliamentMotion for a resolution
  • Parlamento EuropeoProposta di risoluzione sull'iniziativa dei cittadini europei "La mia voce, la mia scelta: per un aborto sicuro e accessibile"
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