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Afantasia: quando il cervello smette di immaginare

Marco Cicirello | Blogger

Ultimo aggiornamento – 01 Ottobre, 2015

Immaginate una spiaggia di sabbia, le onde che lambiscono la riva e il sole che scende verso l’orizzonte. Per molte persone questo è un compito facile, ma per una piccola parte è impossibile. Conosciuta come afantasia, questa è la condizione delle persone che non riescono a creare immagini nella loro mente.

Si ritiene che fino a una su cinquanta persone potrebbe avere afantasia. Alcuni riferiscono che tale condizione rischia di farli sentire isolati, sapendo che non possono rappresentarsi cose che la maggior parte delle persone intuiscono, e che si sentono in difficoltà non potendo immaginare amici o parenti defunti. Altri, invece, hanno imparato a convivere con l’afantasia, pensando che essi sperimentano la vita in un modo diverso. Una di queste persone è Niel Kenmuir da Lancaster, in Inghilterra.

Le testimonianze di afantasia

Ricordo che non capivo cosa volesse dire ‘contare le pecore’ quando non riuscivo a dormire“, ha detto Kenmuir in un comunicato. “Ho pensato che significasse qualcosa in senso figurato. Quando ho provato, mi sono ritrovato a girare la testa per provare a guardare pecore invisibili che volavano. Ho passato anni a cercare informazioni on-line sulla mia condizione, senza trovare nulla. Sono molto felice che ora sia oggetto di ricerca e di definizione“.

Su questo punto si è concentrato il neurologo cognitivo Adam Zeman, professore presso l’Università di Exeter, che ha parlato della condizione in un nuovo studio pubblicato su Cortex. L’afantasia è stata identificata nel 1880 ed è stata occasionalmente descritta come conseguenza di danni cerebrali maggiori, ma il fenomeno ha, fino ad ora, attratto poca attenzione.

Poi un articolo pubblicato nella rivista Discover, citando un precedente lavoro di Zeman, ha spinto 21 persone ad entrare in contatto con lui. Zeman ha quindi deciso di descrivere le loro esperienze nel nuovo documento.

Uno dei pazienti con questa condizione, Tom Ebeyer dall’Ontario, in Canada, afferma di non essersi reso conto dell’afantasia fino ai 21 anni. Tutti i suoi sensi sono colpiti e lui non riesce a ricordare il suono, una struttura, o anche un odore. “Ha avuto un grave impatto emotivo su di me“, ha spiegato. “Ho cominciato a sentirmi isolato – non in grado di fare qualcosa di così centrale per l’esperienza umana. La capacità di ricordare gli avvenimenti e le esperienze, il profumo dei fiori o il suono della voce di una persona cara; prima di scoprire che ricordare queste cose era umanamente possibile, non ero nemmeno a conoscenza di quello che stavo perdendo“.

Una possibile causa

La visualizzazione è il risultato dell’attività di diverse regioni del cervello che lavorano insieme per generare immagini basate sulla memoria. L’ipotesi migliore finora è che in coloro che hanno afantasia, in qualche modo i collegamenti tra queste aree del cervello sono interrotte. Ciò contribuirebbe anche a spiegare come la condizione possa essere causata anche da danni cerebrali importanti.

Zeman è certo che la condizione è vera, ma sottolinea che “non è una malattia“, e desidera approfondire con ulteriori ricerche.

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Scritto da Marco Cicirello | Blogger

La scrittura è la mia personale visione del mondo. Penso che tutto ciò che riguarda gli uomini riguardi anche me e, grazie a Pazienti, posso parlare ogni giorno della cosa più importante della vita: la salute, sia quella fisica che quella mentale.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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