Algoritmo CORE: nuova prevenzione per malattie epatiche gravi

Arianna Bordi | Autrice e divulgatrice esperta in salute femminile, psicologia e salute del cervello
A cura di Arianna Bordi
Autrice e divulgatrice esperta in salute femminile, psicologia e salute del cervello

Data articolo – 02 Ottobre, 2025

Visita medica con sonda ecografica sulla parte bassa della schiena

Una notizia entusiasmante emerge dal mondo della ricerca: un algoritmo snello e potente chiamato Core promette di trasformare la diagnosi precoce di cirrosi e tumore epatico.

Scopriamo di più in questo approfondimento.

CORE: di cosa si tratta

Un team di ricerca internazionale, guidato da scienziati svedesi del Karolinska Institutet di Stoccolma, ha sviluppato un modello predittivo chiamato CORE (Cirrhosis Outcome Risk Estimator), reso accessibile anche online, che promette di cambiare l'approccio alla diagnosi precoce delle patologie epatiche.

Si basa su appena cinque parametri di routine, ossia età, sesso e i valori di tre comuni enzimi epatici (AST, ALT e GGT), rendendolo estremamente accessibile.

Nonostante la sua semplicità, Core può prevedere con un'accuratezza fino all'88% la probabilità di sviluppare gravi esiti avversi epatici (MALO, major adverse liver outcomes), tra cui cirrosi epatica o carcinoma epatocellulare, nell'arco dei successivi dieci anni.

Le validazioni e il vantaggio competitivo

La robustezza del modello, frutto della collaborazione con centri di ricerca finlandesi (inclusi l'Università di Helsinki e la Minerva Foundation), è stata confermata da una vasta opera di validazione.

I ricercatori, coordinati da Rickard Strandberg e Hannes Hagström, hanno testato CORE su coorti che includevano complessivamente circa un milione di persone provenienti da Scandinavia e Regno Unito (utilizzando database come UK Biobank e FINRISK).


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Nello studio principale, condotto su 480.000 persone seguite tra il 1985 e il 1996 (dove l'1,5% ha sviluppato una grave malattia epatica), l'accuratezza di Core, come anticipato, si è attestata all'88%; un risultato eclatante che lo posiziona nettamente al di sopra del metodo attualmente in uso, il FIB-4, il cui potere predittivo si "ferma" al 79%, e che è meno adatto allo screening sulla popolazione generale.

Come sottolinea Hagström, infatti, la medicina generale non dispone ancora di strumenti efficaci per una rilevazione tempestiva del rischio e questo nuovo test rappresenta "un passo importante verso la possibilità di offrire uno screening precoce per le malattie epatiche nelle cure primarie".

Prospettive future e limiti attuali

Sebbene i risultati siano promettenti, gli studiosi spingono per ulteriori validazioni, specialmente su gruppi ad alto rischio come i pazienti con obesità o diabete di tipo 2.

È fondamentale sottolineare che, pur essendo già disponibile online (consentendo a chiunque di inserire i propri dati), Core è al momento un modello predittivo preliminare destinato a medici e infermieri. Gli scienziati sono chiari: Core è uno "strumento aggiuntivo alla valutazione clinica e non sostituisce le decisioni cliniche."

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Il consiglio degli esperti è di non allarmarsi per eventuali risultati e di consultare sempre il proprio medico, dato che il test è ancora sperimentale e deve ancora essere integrato nella pratica clinica standard.

La vera svolta, sarà, infatti, secondo Hagström, integrare Core nelle cartelle cliniche elettroniche.

"Questo passo può aprire la strada a uno screening precoce delle malattie epatiche nelle cure primarie," spiega Hagström, "in un momento in cui sono disponibili terapie farmacologiche per chi è ad alto rischio."

Fonti:

British Medical Journal - Use of new CORE risk score to predict 10 year risk of liver cirrhosis in general population: population based cohort study

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