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Gravidanza: come comunicarla al datore di lavoro?

Luciana Giancaspro | Blogger

Ultimo aggiornamento – 21 Febbraio, 2018

Come dire al datore di lavoro di essere incinta

Il giorno in cui una donna scopre di aspettare un bambino è uno dei più importanti della sua vita. È un momento magico, che difficilmente scorderà. Il desiderio di dirlo al proprio partner ed alla propria famiglia è irresistibile. La voglia di comunicarlo al proprio datore di lavoro (purtroppo!) non è proprio la stessa. Di seguito cercheremo di capire se la donna è tenuta a comunicare di essere incinta al datore di lavoro in un momento preciso, quali termini deve rispettare e con quali modalità.

In quale momento va comunicata la gravidanza al datore di lavoro?

La legge italiana non indica il momento preciso in cui una donna incinta è tenuta a comunicare il suo stato al datore di lavoro. Ovviamente, risulta scontato che lo si debba informare prima del settimo mese, momento in cui si dovranno presentare i documenti per avviare le pratiche di congedo di maternità.

In ogni caso, nella maggior parte dei casi, le future mamme decidono di comunicare il lieto evento sul posto di lavoro al termine del terzo mese, data la probabilità di aborto spontaneo che caratterizza le prime settimane di gestazione. In ogni caso è meglio controllare le condizioni del proprio contratto: in alcuni tipi di contratto, infatti, viene esplicitamente indicato il momento in cui è necessario comunicare lo stato di gravidanza. Ben prima del settimo mese!

Tale momento, però, non essendo imposto dal rispetto di una normativa, può essere liberamente scelto dalla donna e dipende da una serie di aspetti. Sicuramente influisce molto il rapporto che si è istaurato con i colleghi ed, in particolare, con il proprio capo.

Inoltre, è anche importante lo stato fisico durante le prime settimane (ad esempio, sarebbe difficile tenere la notizia nascosta se ci si assenta spesso e se le nausee sono ricorrenti e palesi!) ed il ruolo che si svolge (si pensi alle mansioni che sono a stretto contatto con sostanze nocive, per cui bisogna immediatamente prendere le giuste precauzioni).

In generale, tralasciando alcune eccezioni, le donne decidono di parlarne sul posto di lavoro alla fine del terzo mese di gravidanza, prima che la notizia si diffondi, che il loro fisico faccia presagire qualcosa, in modo tale da lasciare al datore di lavoro un lasso di tempo non risicato per decidere con calma come organizzarsi durante il periodo di maternità.

Come comunicare al datore di lavoro di essere incinta?

Non esiste un modo giusto di comportarsi per una donna nel momento in cui decide di comunicare di essere incinta sul posto di lavoro. Sicuramente, tutto dipende dall’ambiente, dall’importanza del suo ruolo e dai rapporti che ha instaurato con colleghi e dirigenti.

Se, ad esempio, i rapporti sono più freddi e formali, sarebbe buona norma chiedere un appuntamento con il datore di lavoro. Se, al contrario, si hanno rapporti confidenziali ed informali, la comunicazione potrebbe anche essere fatta durante una pausa pranzo o un semplice caffè.

Generalmente, giusto o sbagliato che sia, i datori di lavoro premieranno un atteggiamento propositivo: si potrebbe, ad esempio, già prospettare un’ipotesi di organizzazione per il ritorno (part time o, più in generale, come suddividere il periodo di congedo) e, se bisogna pensare ad un’eventuale sostituto per il periodo di assenza, collaborare nell’individuare la persona giusta e offrirsi di istruirla.

Infine, in qualsiasi modo si decida di comunicare la notizia al proprio datore di lavoro, è sempre consigliabile farlo prima a voce e poi formalizzare il tutto per iscritto, al fine di dare ufficialità alla notizia.

Quale iter bisogna seguire per ottenere tutti i diritti per la maternità?

Superato il problema della comunicazione al datore di lavoro, la donna incinta deve seguire un determinato iter (stabilito dalla legge) per ricevere i diritti che le spettano.

Deve, infatti, presentare apposita domanda di maternità all’Inps in modo da potersi assentare dal lavoro per cinque mesi, percependo un’indennità pari all’80% della sua retribuzione.

Il periodo di assenza per maternità, solitamente, copre i due mesi prima del parto e i tre mesi successivi. Però, se le condizioni fisiche lo consentono, la futura mamma può dichiarare la sua volontà di lavorare fino alla fine dell’ottavo mese, in modo da restare a casa più tempo dopo la nascita del suo bambino (4 mesi).

In conclusione, l’unico consiglio che si può dare alle future mamme per la comunicazione della notizia sul posto di lavoro, è quello di essere tranquille e di non avere timori sulle possibili reazione. Un atteggiamento sereno e propositivo sarà sicuramente visto di buon occhio dai colleghi e dal capo. Non dimentichiamo, infine, che la maternità è un diritto che spetta ad ogni donna.

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Luciana Giancaspro | Blogger
Scritto da Luciana Giancaspro | Blogger

Sono una persona curiosa che ama mettersi in gioco e accettare nuove sfide. Pazienti.it mi dà l’opportunità di approfondire temi di attualità importanti, come quelli relativi alla burocrazia sanitaria, che seguo attentamente da buona economa.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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