Emicrania cronica, il nuovo farmaco che dimezza gli attacchi: ecco i dati

Alessandra Familari | Autrice e divulgatrice informazione sanitaria
A cura di Alessandra Familari
Autrice e divulgatrice informazione sanitaria

Data articolo – 09 Dicembre, 2025

Un uomo che soffre di emicrania cronica

L’emicrania non si presenta come un semplice e isolato caso di mal di testa, ma una condizione neurologica che talvolta può diventare una disabilità. 

Oggi, però, una nuova generazione di farmaci preventivi sta cambiando radicalmente la storia clinica della malattia. Dati presentati allo European Headache Congress di Lisbona mostrano che il farmaco biologico fremanezumab riesce a dimezzare gli attacchi e a ridurre in modo significativo la disabilità in una larga quota di pazienti italiani.

Emicrania: quando il dolore diventa cronico

Si parla di emicrania cronica quando il mal di testa compare per almeno 15 giorni al mese, spesso accompagnato da nausea, vomito, fotofobia, incapacità di lavorare e difficoltà nelle relazioni sociali. 

È una patologia largamente sottovalutata, ma con un impatto profondo sulla qualità di vita.

Nel mondo, l’emicrania è tra le principali cause di disabilità nelle persone sotto i 50 anni. Non colpisce solo nei momenti di crisi, ma intacca la quotidianità anche nei giorni “liberi dal dolore”, alimentando ansia, isolamento e fatica cronica.

Il nuovo farmaco che dimezza gli episodi di emicrania

Fremanezumab è un anticorpo monoclonale che agisce bloccando il CGRP, una molecola coinvolta nei meccanismi del dolore emicranico. È una terapia preventiva, non si assume al bisogno, ma come trattamento continuativo per ridurre la frequenza delle crisi.


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A differenza dei farmaci tradizionali nati per altre patologie e adattati all’emicrania, il fremanezumab è progettato specificamente per colpire i meccanismi biologici alla base della malattia.

emicrania dimezzata: i dettagli dello studio 

I dati arrivano dallo studio internazionale PEARL, che ha coinvolto 354 pazienti italiani con:

  • emicrania cronica;
  • emicrania episodica ad alta frequenza.

Diversamente dai classici trial clinici, questo è uno studio real world, cioè condotto nella pratica clinica quotidiana, su persone seguite nei centri specialistici.

Dopo un anno di terapia, i risultati sono stati netti:

  • il 75% dei pazienti ha dimezzato il grado di disabilità;
  • più della metà dei pazienti cronici è scesa sotto i 7 giorni di crisi al mese;
  • la qualità della vita è migliorata in modo significativo;
  • si è ridotto l’impatto lavorativo e sociale.

Pertanto, non si tratta di una mera riduzione del dolore, ma di un recupero delle normali funzioni di vita.

Benefici anche sulla salute mentale

L’emicrania è spesso associata ad ansia e depressione. Secondo gli esperti, fino al 25% dei pazienti presenta una comorbidità psichiatrica.

I dati suggeriscono che l’efficacia del fremanezumab non si limita agli attacchi, ma migliora anche il benessere psicologico. Ridurre il numero di crisi significa:

  • meno paura del prossimo attacco;
  • maggiore autonomia;
  • miglioramento del tono dell’umore;
  • recupero della fiducia nella vita quotidiana.

Combattere l'emicrania? Farmaci e stile di vita

Gli esperti si curano di riportare che le terapie innovative vanno integrate con un approccio integrato allo stile di vita.

Vediamo quali sono gli accorgimenti da non trascurare:

  • ritmo sonno-veglia regolare;
  • alimentazione equilibrata;
  • attività fisica costante;
  • riduzione dello stress.

Il farmaco è una svolta, ma la gestione dell’emicrania resta multidimensionale.

L’emicrania sta finalmente uscendo dal territorio dell’“abituarsi al dolore” per entrare in quello della cura personalizzata. I dati italiani confermano che oggi è possibile non solo convivere con meno dolore, ma tornare a vivere davvero.

Per molti pazienti, questa non è una semplice terapia: è un nuovo inizio.


Fonti:

Scientia  - Real-world effectiveness of fremanezumab for the preventive treatment of migraine: Interim analysis of the pan-European, prospective, observational, phase 4 PEARL study

 

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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