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Donna paralizzata guida un jet con il pensiero

Paolo Pate | Blogger

Ultimo aggiornamento – 30 Marzo, 2015

Ecco un’altra delle tante grandi cose della scienza che ci fanno rimanere a bocca aperta e dire “wow”.

Solo pochi mesi fa, abbiamo saputo dell’incredibile storia di una donna paralizzata in grado di controllare un braccio robotico usando solo i suoi pensieri, grazie a un innovativo sistema di interfaccia cervello-macchina e a un programma di robotica sperimentale DARPA-led.

Ora, quella stessa donna stupisce nuovamente tutti riuscendo a usare la mente per far volare un F-35 Joint Strike Fighter in un simulatore. Quest’ultimo passo avanti è stato condiviso di recente dal direttore dalla DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency), Arati Prabhakar, intervenuto alla conferenza “New America Foundation’s Future of War”.

Una donna incredibile

Jan Scheuermann, 55 anni e madre di due figli, dal 2003 soffre per una malattia neurodegenerativa che l’ha paralizzata dal collo in giù. Nel 2013 Jan si è proposta per una sperimentazione pionieristica presso la University of Pittsburgh, in cui le sono state impiantate nel cervello due griglie di minuscoli elettrodi. Questi sono stati posizionati nella zona sinistra della corteccia cerebrale che è responsabile del controllo dei movimenti del braccio destro e della mano.

Dopo aver utilizzato algoritmi informatici per abbinare i modelli di attività cerebrale sul pensiero di specifici movimenti delle braccia, Jan era in grado di controllare un braccio robotico usando soltanto la mente. Divenne straordinariamente abile a muovere il braccio e fu presto in grado di spostare gli oggetti, mangiare da sola una barretta di cioccolato e dare il cinque alle persone.

È interessante notare come Jan riuscisse a controllare sia la protesi di destra sia quella di sinistra.

Come osservato, questo è un fatto sorprendente visto che i chip le erano stati impiantati nella corteccia motoria sinistra, tradizionalmente responsabile del controllo del movimento del lato destro del corpo.

Una nuova sfida: pilotare un Jet

Poiché Jan ha sopportato gli elettrodi così bene, la sua partecipazione al progetto DARPA è stata volentieri prolungata. Ma, secondo Prabhakar, lei stessa avrebbe deciso di provare qualcosa di nuovo e ancora più impegnativo: la nuova sfida consisteva in un simulatore caccia a reazione del Pentagono, l’F-35 Joint Strike Fighter. Secondo i capi progetto, per non essersi mai seduta in una cabina prima, si è comportata davvero molto bene.

Prabhakar ha svelato che, invece di controllare il jet con un joystick, come fanno tutti i piloti in corso di formazione, Jan l’ha guidato direttamente con il pensiero. “Lei non ha mai volato, non è un pilota nella vita reale, ma riesce a pilotare il simulatore direttamente con segnalazioni neurali”, ha rivelato Prabhakar.

Uno sguardo al futuro

Questo sistema innovativo mostra quanto la tecnologia e la nostra comprensione del cervello e del sistema nervoso, possano ancora progredire molto. Chissà quali e quante porte potrebbero aprirsi in futuro per chi soffre di paralisi!

Purtroppo, questa tecnologia non è neanche lontanamente pronta per un uso diffuso e quindi ci vorrà molto tempo prima che possa realmente essere d’aiuto. Una volta raggiunto questo stadio, precisa Prabhakar, bisognerà poi comunque fare i conti con alcune considerazioni di carattere etico.

Nel portare avanti questo progetto abbiamo aperto questa grande porta: ora possiamo vedere il futuro, in cui sarà possibile liberare il cervello dai limiti del corpo umano. Possiamo immaginare cose incredibili, buone e meno buone, che si trovano al di là di questa porta”.

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Scritto da Paolo Pate | Blogger

Scrittura, volontariato, lettura, sport, viaggi… sono davvero tante le passioni che possono descrivermi. In ognuna di queste cerco di mettere tutto me stesso per non smettere mai di crescere, cercare la mia strada ed essere felice.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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