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Coronavirus: sì o no all'aria condizionata? Facciamo chiarezza

Redazione

Ultimo aggiornamento – 05 Maggio, 2020

condizionatore e coronavirus: il legame

Che sia a casa o nei luoghi pubblici, il consiglio degli esperti è chiaro: la pulizia e la manutenzione dei condizionatori è fondamentale. Si legge, ad esempio, sul sito del Governo che è raccomandato «pulire regolarmente le prese e le griglie di ventilazione dell’aria dei condizionatori con un panno inumidito con acqua e sapone oppure con alcol etilico 75%». 

Il motivo? Rendere più salubri gli ambienti in cui viviamo.

Purtroppo, però, quest’anno siamo obbligati a fare un passo in più. Con l’arrivo del Covid 19, siamo stati posti dinnanzi a tanti interrogativi. Tra questi, ci si è chiesto se i condizionatori potessero facilitare il contagio. A sostegno di questa tesi è poi apparso uno studio cinese.

Dunque, ci aspetta una stagione senza ventilatori? Non proprio. 

Cerchiamo di fare chiarezza.

Tutto parte da un contagio in un ristorante cinese: la storia 

È Roberto Burioni a dare per primo risonanza alla vicenda, rifacendosi a uno studio cinese.

Siamo a Guangzhou, una cittadina a circa 1000 km da Wuhan, in Cina. Abbiamo una famiglia, al terzo piano di un ristorante, in una sala di 145 mq.

La sera stessa, uno dei familiari inizia ad accusare i primi sintomi, che portano subito alla diagnosi di Covid-19. Le autorità, a questo punto, procedono ad isolare gli 8 camerieri e le 82 persone presenti nella medesima sala del ristorante: 9 di loro, però, hanno già contratto il virus. 

C’è però un particolare che dovrebbe far allarmare. Si ammalano alcuni soggetti che, durante il pranzo, sedevano lontane più di un metro dal paziente infettato.

A questo punto, la sala viene esaminata con attenzione e ci si accorge che i getti dei condizionatori creano forti correnti d’aria. E questo sembra essere il motivo del contagio avvenuto a distanze superiori di un metro: «le goccioline che solitamente cadono a terra, in questo caso sono state sospinte dal getto del condizionatore e come conseguenza sono arrivate più lontano» - spiega Burioni. 

Sembrerebbe, dunque, che il paziente da cui è partita l’infezione stesse mangiando e chiacchierando con i suoi commensali, emettendo insieme alle parole anche le goccioline che trasportano il virus: questo è arrivato non solo a chi era seduto con lui (come si poteva già immaginare), ma anche a chi sedeva ai tavoli vicini. Come sottolinea il virologo, però, non vi sono solo aspetti negativi in questa vicenda: tra le 82 persone presenti in sala, sono stati risparmiati dal contagio 72 commensali e tutti i camerieri. 

L’analisi di questo episodio, sebbene non sia statistico, ci può portare a dire che per essere contagiati ci vuole una «vicinanza prolungata e magari l’aiuto di una corrente d’aria», come ha evidenziato Burioni.

Anche Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), è intervenuto sull’argomento: «si è visto che si trattava di due famiglie che stavano in tavoli vicini distanti più di un metro, con aria condizionata fatta da vento, che spostava le goccioline di saliva un po' a distanza, in un ambiente chiuso», sottolineando poi l’eccezionalità della vicenda. «Non è stata l'aria condizionata a trasmettere il virus», ha aggiunto.

Condizionatori: sì o no?

Il dr. Gennaro d’Amato, presidente della commissione sulle variazioni climatiche, inquinamento atmosferico e allergologia respiratoria della World Allergy Organization, intervistato da Fanpage, ha definito la vicenda come «una sfortuna non indifferente». Soprattutto perché il flusso d'aria non dovrebbe mai essere diretto verso il basso, dunque verso le persone, ma verso l'alto. E, aggiunge, «con flusso d'aria rivolto verso il soffitto, francamente non c'è il rischio che questo flusso possa contribuire a spostare il virus».

Vi è poi un particolare (fondamentale): gli impianti di aria condizionata sono pensati per favorire il ricambio d’aria. Dunque, spingono all’interno aria filtrata dall’esterno. Altra cosa, i sistemi di ventilazione con il ricircolo dell’aria che sì, potrebbero far circolare il virus in ambienti chiusi - anche se, ad oggi, gli esperti sono concordi nel dire che la capacità di sopravvivenza del Covid-19 nell’aria è piuttosto blanda. Anche il portale del Ministero della Salute lo chiarisce, raccomandando di «eliminare totalmente il ricircolo dell’aria» negli impianti di ventilazione meccanica controllata. 

Attenzione, quindi. Come ha suggerito il virologo Francesco Pagliasco con un intervento televisivo, «quello che può provocare un eventuale contagio non è l'aria condizionata in sé ma l'attività di ventilazione dell'aria che, in alcuni casi, potrebbe spostare l'areosol emesso da un possibile contagiato all'interno di una stanza».

Ricordiamoci, poi, che in questo periodo l’areazione degli ambiente è fondamentale, soprattutto in presenza di una persona con sintomi da Coronavirus. Spegnere i condizionatori non sembra essere un'ottima idea. Certo è che, virus a parte, potremmo approfittare del momento di quarantena per pulire i filtri dei condizionatori. Su questo non ci sono dubbi.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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