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Perché gli introversi odiano le chiacchiere

Roberta Nazaro

Ultimo aggiornamento – 10 Dicembre, 2015

Essere introversi è faticoso, specie se ci si ritrova in una stanza con molte persone estroverse, che sembrano perfettamente a proprio agio con la vita sociale e che dialogano tra loro senza il minimo sforzo. Tuttavia, gli introversi hanno tantissimi pregi rispetto agli estroversi.

Perché le persone introverse non sopportano le chiacchiere?

Le persone introverse tendono a preferire le conversazioni più impegnative, con tematiche pertinenti a filosofia e concetti importanti, piuttosto che le chiacchiere futili, perché possono intimidirli, annoiarli o addirittura avvertirle come estenuanti. Il carattere riservato, infatti, predilige discorsi più “reali” e di maggiore spessore.

Ovviamente, ciò non significa che le persone estroverse non siano in grado di tenere delle discussioni profonde, ma che sono effettivamente più inclini ad aggiungere un pizzico di spensieratezza in più alle conversazioni. Sophia Dembling, autrice di “The Introvert’s Way“, ha dichiarato in un’intervista con l’Huffington Post: “Le persone introverse spendono molte energie con le interazioni, mentre traggono vitalità dalla solitudine e dal silenzio, mentre gli estroversi traggono energie dalle situazioni sociali attraverso l’interazione“.

Gli introversi sono buoni ascoltatori

È più probabile che una persona riservata si apra con un’altra, parlando a tu per tu. In quel caso, l’introverso tenderà a svelare molto di sé, fino a quando l’interlocutore sarà disposto ad ascoltarlo. Invece, in gruppi più numerosi, gli introversi tendono a chiudersi e ad adottare un comportamento più da osservatori e ascoltatori.

Infatti, i riservati sono ottimi ascoltatori, in parte perché non hanno le energie di interagire, e in parte perché non provano alcun desiderio di parlare di sé in presenza di troppe persone. Tuttavia, le persone timide traggono molti benefici da queste situazioni, perché osservando, imparano a risolvere i propri problemi e a essere più creativi.

Gli introversi sono amanti della tranquillità

Gli introversi tendono a chiudersi per risolvere i propri problemi o per osservare il mondo attorno a loro, perché elaborano meglio gli stimoli interiormente, piuttosto che uscendo a socializzare con gli altri. Come è stato detto in precedenza, le persone estroverse traggono energia dalle interazioni sociali, mentre i riservati dalla solitudine.

Questo spiega perché le persone introverse avvertono la necessità di stare da sole a casa per ricaricarsi, dopo per esempio una festa. Pertanto, tali persone preferiranno stare a casa, magari con un buon libro, una tazza di tè, piuttosto che stare tutta la notte in discoteca, con la musica alta a conoscere nuove persone. Ciò però non significa che le persone introverse soffrano di ansia sociale, ossia che siano terrorizzati dalle interazioni. Questo è solo un mito da sfatare.

Le persone introverse sono ottimi osservatori

Gli introversi spesso sono iperstimolati con poco. Tuttavia, un loro pregio è il dono dell’osservazione, più particolareggiata rispetto agli estroversi. Infatti, sono più sensibili ai dettagli e ciò permette loro di prendere delle decisioni in modo più razionale rispetto agli espansivi, che sono spesso accecati all’eccitazione del momento.

Quindi, gli introversi sono persone migliori degli estroversi?

Come è stato visto, gli introversi hanno molti pregi, ma ciò non significa che gli estroversi siano semplicemente delle pecore pazze. Le persone espansive hanno la capacità di far sentire l’interlocutore a proprio agio, ben accetto e di fare gruppo. Affrontano le situazioni rischiose o spaventose in modo semplice e sicuro, hanno il loro lato introverso e sono incredibilmente creative.

In sostanza, introversi ed estroversi hanno i loro pregi e difetti, ma possiedono in egual misura le capacità di affrontare tutte le situazioni che si presentano e di essere anche eccellenti leader.

 

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Roberta Nazaro
Scritto da Roberta Nazaro

Sono insegnante di inglese e traduttrice, con laurea triennale in Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica e specialistica in Dinamiche Interculturali della Mediazione Linguistica presso l'Università del Salento. L'interesse per l'ambito medico mi ha portata al conseguimento del Master in Traduzione Specialistica in Medicina e Farmacologia conseguito presso il CTI di Milano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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