Mpox, spunta una variante mai vista: perché il nuovo ceppo merita attenzione

Mattia Zamboni | Autore e divulgatore esperto in salute, nutrizione e psicologia applicata al benessere quotidiano
A cura di Mattia Zamboni
Autore e divulgatore esperto in salute, nutrizione e psicologia applicata al benessere quotidiano

Data articolo – 10 Dicembre, 2025

Provetta per test Mpox positiva

Le autorità sanitarie inglesi hanno individuato un nuovo ceppo del virus responsabile dell’mpox, la malattia infettiva conosciuta in passato come vaiolo delle scimmie.

Si tratta di una variante di natura ricombinante, perché il genoma del patogeno unisce elementi provenienti da due linee evolutive distinte: Clade Ib e Clade IIb. La segnalazione è arrivata dalla UK Health Security Agency (UKHSA), che ha isolato il virus in un uomo rientrato di recente da un viaggio in Asia.

L’evoluzione recente del virus

Negli ultimi anni la presenza crescente della malattia in diverse zone dell’Africa ha portato l’Organizzazione mondiale della sanità a dichiarare nel 2024 un’emergenza sanitaria internazionale. A questo incremento è stata associata la diffusione di un nuovo sottogruppo del Clade I, chiamato Clade Ib.

Nel tempo, il sequenziamento genetico del virus ha permesso di distinguere diversi cladi:

  • Clade I, prevalente nell’area del bacino del Congo, più virulento e con tassi di letalità più alti;
  • Clade II, tipico dell’Africa occidentale, generalmente associato a forme meno gravi;
  • all’interno del Clade II, due sottogruppi (IIa e IIb);
  • dal 2024, un nuovo sottogruppo del Clade I (Ib), associato a forme più severe.

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Il Clade Ib è stato identificato nella regione africana compresa tra Congo, Ruanda e Burundi. Ha attirato rapidamente l’attenzione degli epidemiologi perché legato a quadri clinici più severi, soprattutto in età pediatrica. Alcuni specialisti lo hanno definito “la variante più aggressiva finora osservata”.

Nel giugno 2025 è stato individuato anche il primo caso italiano, anch’esso importato da un viaggio all’estero.

Secondo l’ultimo rapporto dell’OMS sul focolaio internazionale, tutti i cladi del virus sono tuttora in circolazione. Nonostante si osservino alcuni segnali di rallentamento, la malattia continua a espandersi in nuove aree. Nell’ottobre 2025 sono stati registrati 2.501 casi confermati in 44 Paesi, con 12 decessi. L’Africa resta la regione più colpita: qui si concentra circa il 75% delle nuove diagnosi.

Cosa emerge dalle analisi

Nonostante l’attenzione mediatica, l’UKHSA ha precisato che l’emergere di una variante ricombinante non rappresenta un evento inatteso, poiché i due cladi circolano ormai da tempo. Allo stesso tempo, l’agenzia sottolinea la necessità di un monitoraggio costante: ogni modifica del genoma può offrire indicazioni preziose sull’evoluzione del virus e sui suoi potenziali comportamenti futuri.

Come ha ricordato Katy Sinka, responsabile dell’area dedicata alle infezioni sessualmente trasmissibili dell’UKHSA, i virus sono organismi dinamici per natura: “È normale che evolvano: ulteriori analisi ci permetteranno di capire in che modo il virus mpox stia cambiando”.

L’annuncio è stato anche l’occasione per ribadire l’importanza della vaccinazione per le persone considerate a rischio, perché – sebbene spesso si presenti in forma lieve – l’infezione può assumere quadri clinici severi.

Come ricorda l’Istituto Superiore di Sanità, l’mpox è una zoonosi causata dal Monkeypox virus (MPXV), individuato per la prima volta nel 1958 in scimmie di laboratorio. Appartiene alla famiglia delle Poxviridae, la stessa del virus responsabile del vaiolo umano, eradicato ormai da decenni. Oggi la malattia rimane endemica in alcune aree dell’Africa centrale e occidentale, dove circola soprattutto tra primati e piccoli roditori.

Il contagio avviene principalmente attraverso il contatto diretto con animali infetti – tramite morsi, sangue, materiali biologici o lesioni cutanee – ma sono documentati anche casi di trasmissione tra persone.

Quest’ultima si verifica in genere attraverso un contatto stretto e prolungato con individui sintomatici, compresi i contatti pelle a pelle o quelli di natura sessuale. Il virus può inoltre persistere su superfici contaminate e, seppur più raramente, essere trasmesso dalla madre al feto.

La situazione aggiornata

La circolazione del virus resta attiva in tutte le sue varianti, con un rallentamento generale ma con nuovi segnali che richiedono attenzione. Tra questi, la prima rilevazione del clade Ib in Grecia e nuovi casi importati dello stesso ceppo in Belgio, Germania, Grecia e Regno Unito.

Nel solo ottobre sono stati confermati 2.501 casi in 44 Paesi, con 12 decessi. L’Africa continua a essere l’area più colpita: circa tre quarti delle nuove infezioni provengono da questa regione.

Ventuno Paesi africani hanno riportato trasmissione attiva nelle ultime settimane, con oltre 1.700 nuovi casi e un tasso di letalità leggermente superiore rispetto alla media globale.Flacone di vaccino Monkey Pox

Il rapporto segnala anche alcune prime notifiche: il Mali ha identificato il suo primo caso, legato a un viaggio in Guinea, mentre in Europa l’individuazione del clade Ib tra i viaggiatori conferma la facilità con cui il virus può superare i confini.

L’OMS riferisce inoltre almeno 15 nuovi casi di clade Ib in persone appartenenti a gruppi ad aumentato rischio, ricordando l’importanza di interventi mirati.

Nonostante i progressi registrati in molte aree – con un calo dei casi rispetto a settembre – la circolazione del virus rimane ampia. L’OMS invita, quindi, a mantenere alta la vigilanza, soprattutto nei contesti in cui si osserva una trasmissione sostenuta e nei Paesi che continuano a registrare casi importati.

Fonti:

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