Pressione alta? Una semplice routine serale potrebbe rivelarsi un’arma inattesa

Emanuela Spotorno |  Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva
A cura di Emanuela Spotorno
Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva

Data articolo – 21 Novembre, 2025

ragazza dorme nel letto

Negli ultimi anni cresce l’attenzione sul ruolo del sonno nella salute cardiovascolare. Non si tratta soltanto di dormire abbastanza, ma di farlo con una certa regolarità. 

Un elemento spesso trascurato nella vita quotidiana, ma che la ricerca sta iniziando a riconoscere come possibile alleato nella prevenzione dell’ipertensione e, più in generale, del rischio cardiometabolico.

Perché l’orario in cui si dorme conta davvero

La stabilità dell’orario in cui ci si addormenta viene oggi studiata con crescente interesse. Al centro c’è il funzionamento dei ritmi circadiani, l’orologio biologico che regola moltissime funzioni fisiologiche: temperatura corporea, secrezione ormonale, metabolismo, pressione arteriosa.

Quando gli orari del sonno cambiare continuamente, l’organismo perdere la capacità di sincronizzare correttamente i segnali interni. Questo disallineamento, talvolta definito “jet lag sociale”, può favorire alterazioni cardiovascolari, peggiorare la qualità del recupero notturno e aumentare la probabilità di valori pressori instabili.

Secondo la American Heart Association, la “temporalità del sonno” rientrare oggi tra i fattori emergenti che influenzano il rischio di ipertensione, diabete e aterosclerosi, insieme alla durata e alla qualità complessiva del riposo.

Cosa indicano le ricerche più recenti

Una delle analisi più ampie, pubblicata su BMC Psychiatry, ha coinvolto oltre 5.500 adulti di mezza età e anziani. Lo studio ha mostrato un’associazione tra l’orario abituale di addormentamento e la prevalenza di ipertensione: coricarsi molto presto (prima delle 22.00) o molto tardi (dopo mezzanotte) sembrerebbe correlarsi a un rischio più elevato rispetto a orari intermedi come 22.01–23.00.

Non è solo l’orario a contare, la variabilità notte-notte emerge come parametro altrettanto determinante. Una revisione pubblicata su Sleep Health evidenzia che oscillazioni significative dell’ora di addormentamento, anche nell’ordine di un’ora, possono accompagnarsi a un peggior funzionamento dei ritmi circadiani e a un incremento del rischio di disturbi cardiometabolici, tra cui ipertensione, insulino-resistenza e alterazioni del profilo infiammatorio.

Questi risultati, pur osservazionali, costruiscono un quadro coerente: il corpo umano funziona meglio quando le sue abitudini di riposo seguono una logica stabile e prevedibile.

Il possibile effetto protettivo della regolarità

Stabilire un orario fisso di coricamento contribuire a consolidare i ritmi circadiani e a favorire un comportamento fisiologico della pressione arteriosa. In condizioni ottimali, la pressione dovrebbe diminuire durante la notte, risalire al mattino e mantenersi stabile nelle ore centrali del giorno.

La regolarità dell’orario permette a questo schema di funzionare più facilmente. Al contrario, variazioni frequenti possono interferire con la fase di “dipping” notturno, considerata un indicatore chiave della salute cardiovascolare. Alterazioni di questo tipo sono state associate, in più studi, a un maggior rischio di eventi cardiaci negli anni successivi.

Anche se mancano ancora trial clinici su larga scala, le ricerche disponibili indicano che introdurre coerenza nell’orario del sonno possa rappresentare una strategia di prevenzione semplice, priva di costi e potenzialmente utile per chi ha valori pressori borderline o fattori di rischio.


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Un nuovo approccio alla salute del sonno

Per molto tempo l’attenzione si è concentrata soprattutto sulla durata del riposo notturno. Oggi, alla luce delle nuove evidenze, si sta affermando una visione più completa:

  • durata del sonno;
  • qualità percepita;
  • temporalità dell’addormentamento;
  • regolarità degli orari.

Questi quattro elementi, insieme, definire un sonno davvero salutare. Considerare la regolarità come parte integrante dell’igiene del sonno permette di valorizzare abitudini che spesso passano in secondo piano, ma che possono incidere sul benessere quotidiano e sulla prevenzione cardiovascolare nel lungo termine.

Fonti

  • American Heart Association - Multidimensional Sleep Health: Definitions and Implications for Cardiometabolic Health: A Scientific Statement From the American Heart Association
  • BMC Psychiatry - Sleep timing and the prevalence of hypertension in middle-aged and older populations: the sleep heart health study
  • Sleep Health - The importance of sleep regularity: a consensus statement of the National Sleep Foundation sleep timing and variability panel
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