I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) riguardano un insieme di disturbi che causano alterazioni delle abitudini alimentari.
I principali disturbi dell’alimentazione sono: l’anoressia e la bulimia nervosa, il disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating), i disturbi della nutrizione (feeding disorders) e i disturbi alimentari sottosoglia.
Stando all’Organizzazione mondiale della sanità, ci sono 3,5 milioni di italiani affetti da DCA, con l’incidenza di bulimia e anoressia in aumento del 30%.
In occasione della Giornata Nazionale contro i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), contrassegnata dal fiocchetto lilla, abbiamo deciso di parlarne con Luna Pagnin (conosciuta su Instagram come spaziolunare_), personal trainer che affronta l’argomento sui social – avendo lei stessa sofferto, in passato, di binge eating.
Qual è il tuo rapporto con i DCA? Prima di soffrire di binge eating hai sofferto di altri disturbi? Se si, da cosa è dovuto il "passaggio"?
Ho sofferto di DCA dai 14 ai 20 anni: iniziai con l’ anoressia , poi sono passata al binge eating .
Ho vissuto praticamente tutta la mia adolescenza con una voce interna che non mi lasciava mai da sola.
Ogni Disturbo del Comportamento Alimentare è sintomo di un disagio profondo: ho iniziato con il binge eating nel momento in cui ho allentato la presa sulla terapia, convinta di star guarendo; è stato un errore, perché le cure vanno intensificate proprio quando iniziano a vedersi dei risultati concreti.
Il passaggio da un disturbo all’altro è stato causato dallo stress della maturità, dalla pressione sociale del futuro; non mi sentivo abbastanza, mi percepivo come un fallimento.
Quando si è affetti da una patologia del genere, si soffre perché vivi all’interno dell’etichetta che ti hanno affibbiato; pensi di essere la malattia stessa e questa cosa ti annulla.
Mi sentivo costantemente sola, perché non riuscivo ad esternare quello che provavo: durante la gita della quinta liceo ho iniziato le cosiddette “abbuffate notturne” e in un anno ho raddoppiato il mio peso; lo facevo in segreto perché me ne vergognavo.
Sono stati anni difficili, ricchi di solitudine. Ora tutto questo è passato e posso finalmente guardarmi alle spalle e dire che quello che ho vissuto mi è servito per arrivare ad essere chi sono ora.
Quando hai veramente realizzato di esserne uscita? Quanto ci hai messo a guarire dai DCA?
Ho capito di essere guarita molto tempo dopo l’ultima abbuffata: la guarigione da DCA va oltre il cibo, significa ricostruire un rapporto con sé stessi, andare a fondo, lavorare sul proprio io e accettarsi – non dal punto di vista estetico, ma da quello interiore.
Per guarire occorre affrontare le dinamiche per cui prima ci si rifugiava nel cibo, bisogna stare con tutto quello che è scomodo, scavare dentro di sé e imparare a parlarne.
Sono guarita quando ho cercato dentro di me le risposte e non ho più cercato di fuggire dai problemi, serve tanta introspezione.
Poi, ogni persona è diversa e ogni DCA va trattata in maniera unica, proprio perché è causata dai malesseri personali di ognuno: a me, personalmente, ha aiutato molto viaggiare.
Avere fame anche se si è sazi può essere considerato un sintomo da DCA?
No, non è un sintomo: occorre sapere che mangiamo per moltissimi motivi, ogni giorno abbiamo una fame differente.
Esistono 9 tipi di fame, a volte gli occhi e l’odore fanno la differenza; è giusto accettare e comprendere che ogni giorno abbiamo sensazioni differenti e che quando ci si fida di sé stessi ci si sente bene anche nel fare qualche piccolo sgarro.
Si può avere una vita equilibrata soltanto quando ci si concede l’opportunità di ascoltarsi a fondo: mangiare oltre la fame va bene quando si capisce che la cosa fa bene mentalmente.
Le cause dei DCA sono sempre e solo legate all'immagine che si ha di se?
No, non sempre. Ci sono molti altri fattori.
Anche in questo caso bisogna andare a fondo: le DCA non sono sempre legate all’immagine che ognuno ha di sé stesso, occorre scavare e capire da cosa scaturisce il pensiero negativo che si ha della propria immagine.
Bisogna indagare tutte le dinamiche che condizionano l’immagine corporea.
I disturbi alimentari cambiano in base al genere o all'età?
In realtà no, le statistiche a riguardo vanno sempre prese con le pinze: dal mio punto di vista, mi scrivono in tantissimi e il sesso e l’età sono tra i più disparati.
I Disturbi del Comportamento Alimentare si possono manifestare a qualsiasi età ma, quando appaiono in giovane età, si riesce ad agire in maniera precoce; al contrario, se sorgono in età avanzata, è importante coinvolgere più spettri diagnostici perché la persona è più matura.
Da chi farsi aiutare? Come si interviene dopo aver individuato il problema?
Chiedere aiuto e comprendere che si deve iniziare un percorso psicologico è la parte più difficile: sarebbe buona cosa rivolgersi ad un centro DCA o ad un’equipe multidisciplinare specializzata in disturbi alimentari.
Uno psicologo può è essere d’aiuto, ma deve avere una specializzazione inerente all’alimentazione; si pensa spesso di andare prima da un nutrizionista, ma in realtà si tratta del percorso contrario: prima vanno sviscerate le cause a livello psicologico.
Ecco da chi farsi aiutare:
- area psi, ovvero lo psicologo, lo psichiatra e lo psicoterapeuta;
- area nutri, ossia tramite dietista, dietologo, biologo nutrizionista e medico di base al fine di accertare tutte le complicanze del caso;
- endocrinologo e ginecologo per trattare tutte le complicanze del caso.
Si può ripresentare un disturbo alimentare nel tempo?
A volte si, ma solo nel momento in cui il disturbo alimentare non è stato trattato con le dovute cure (o sono state interrotte).
Quando, invece, si va a fondo e si attua un grande lavoro di collaborazione con i vari professionisti, non è frequente osservare il ritorno delle DCA.
Come comportarsi se un amico soffre di DCA?
Non è un momento semplice, soprattutto perché non si sa cosa sta passando l’altra persona: bisogna dimostrare vicinanza, senza fare commenti sull’aspetto fisico o quello che sta mangiando (o evitando).
Non bisogna mai giudicare, perché si tratta di un frangente veramente complicato.
Si deve dimostrare che si apprezza il valore di quella persona facendola sentire speciale; vanno date attenzioni, anche se l’altro può innalzare dei muri.