Un senso dell’umorismo insolito potrebbe essere sintomo di demenza

Dr.ssa Elisabetta Ciccolella Farmacista
Redatto scientificamente da Dr.ssa Elisabetta Ciccolella, Farmacista |
A cura di Alessandra Lucivero

Data articolo – 24 Novembre, 2015

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Notate uno strano senso dell’umorismo in uno dei vostri cari più anziani? Forse, non si tratta solo di buon umore.

Una nuova ricerca, infatti, ha scoperto che l’umorismo alterato potrebbe essere sintomo di demenza.

Lo studio

Lo studio, condotto presso l’University College di Londra (UCL), ha esaminato 48 pazienti affetti da demenza frontotemporale (FTD) – che colpisce la regione dietro la fronte – e con il morbo di Alzheimer. Utilizzando una serie di questionari, è stato chiesto ad amici e parenti dei partecipanti che tipo di commedia preferissero: se Mr. Bean o la commedia dell’assurdo, come quella dei Monty Python. Hanno poi confrontato i risultati con 21 persone sane della stessa età.

I dati, che sono stati pubblicati sul Journal of Alzheimer, hanno dimostrato che tutti i pazienti con demenza tendono a preferire le commedie come quella di Mr. Bean e del cinema muto.

Lo studio ha anche rilevato un senso molto alterato di umorismo nel gruppo di persone con una specifica forma di FTD, chiamata variante comportamentale FTD (bvFTD). Questa è una forma rara di demenza, che è meno associata alla perdita di memoria e ha più a che fare con il cambiamento di personalità e la perdita di inibizioni.

Hanno anche usato prove aneddotiche ottenute dal racconto di amici e familiari, a cui è stato chiesto di riflettere sugli ultimi anni e notare eventuali cambiamenti di comportamento particolari. Molti hanno riferito di un umorismo inadeguato e fuori luogo.

Il pensiero degli esperti

La dr.ssa Camilla Clark, che ha guidato la ricerca, ha detto in una dichiarazione: “Come il senso dell’umorismo ci definisce e viene utilizzato per costruire relazioni con le persone intorno a noi, i cambiamenti in quello che troviamo divertente hanno un impatto importante; oltre a fornire indizi per cogliere i cambiamenti cerebrali sottostanti, sono spia di demenza“.

Il dottor Simon Ridley, dell’Alzheimer Research UK, ha anche sottolineato l’importanza di questo studio per aiutare i medici a identificare e diagnosticare la demenza in forma preventiva: “Mentre la perdita di memoria è spesso la prima cosa che viene in mente quando sentiamo la parola demenza, questo studio mette in evidenza l’importanza di guardare i diversi sintomi che impattano sulla vita quotidiana“.

 

Ultimo aggiornamento – 18 Novembre, 2015

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