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Quando il terrorismo diventa psicologico

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Dr.ssa Paola Valenzano, psicologa e psicoterapeuta. 


Le ultime tristi vicende di cronaca hanno profondamente segnato gli animi di tutti. La paura di attentati terroristici sembra dilagare sempre più, a tal punto da generare fobie e diffidenze, spesso immotivate.

Abbiamo rivolto alcune domande alla dr.ssa Paola Valenzano, psicoterapeuta, cercando di capire insieme come affrontare al meglio questi difficili momenti.

Terrorismo psicologico: gli ultimi episodi terroristici a Parigi hanno destato paure e preoccupazioni a tal punto che la diffidenza sembra dilagare. Come affrontare e moderare le ansie?

In queste situazioni, il primo passo importante è l’accettazione delle proprie sensazioni, provare ansia non è piacevole, ma va riconosciuta, esplorata nei suoi sintomi e accettata. Dopo notizie ed esperienze traumatiche, come quelle accadute pochi giorni fa, si può essere tentati di limitare il proprio ambiente soltanto entro un raggio strettissimo di azione, entro il quale si sente di avere il controllo, un controllo rassicurante. In questo caso è utile riconoscere che non è possibile tenere tutto l’ambiente che ci circonda sotto controllo, non solo adesso, ma neanche prima che questi terribili eventi accadessero, questo non significa essere in pericolo; è probabile che in un primo periodo ci sarà maggiore attenzione a segnali anche insignificanti, ma pian piano l’esperienza quotidiana del contatto con l’esterno ci darà fiducia nella possibilità di vivere le nostre abitudini senza limitazioni che alla lunga potrebbero essere dannose.

Aumentano le diffidenze, spesso immotivate, nei confronti delle popolazioni arabe e dei mussulmani che vivono in Italia. Come gestire questi pregiudizi?

Il pregiudizio va combattuto con l’informazione. Purtroppo la televisione non ci sta aiutando molto, perché spesso le notizie sono parziali o puntate ad attirare l’attenzione, ma cercare di capire precisamente chi è un musulmano, in cosa crede, quali sono i suoi valori, a fronte di chi è un terrorista, da dove viene e perché nasce il gruppo al quale appartiene, può aiutare a fare alcune distinzioni. Naturalmente, poi, il comportamento più utile in assoluto è la conoscenza diretta, come per tutti i tipi di razzismo tradurre un’etichetta, come può essere quella di “Mussulmano” in un nome, con un viso ed un comportamento preciso, può essere rivelatorio, ci si accorge che sono persone, si assottiglia il distacco che crea paura e, di conseguenza, il pregiudizio.

Anche i bambini subiscono la paura degli adulti? Come spiegare ai più piccoli quello che sta accadendo?

Tutti gli stati d’animo del genitore influenzano di conseguenza quello del bambino e, anche in questo caso, è importante esplicitarli; se c’è paura, la si può ammettere con i propri figli, come una conseguenza possibile di una situazione pericolosa, ma bisogna parlarne insieme, spiegarla, darle dei limiti, in modo che il bambino possa capire e conoscere questa emozione. Allo stesso modo, si può spiegare l’esistenza di persone che usano l’aggressività e che sono irrazionali in alcune scelte, non si può negare l’evidenza, ma è importante dare al bambino anche la percezione del suo potere nell’ambiente che lo circonda, del suo potere nel suo piccolo di sollecitare buone risposte. Con i bambini, poi, l’esempio è sempre lo strumento più efficace; se siamo genitori affettuosi, che credono nel fatto che gli altri siano risorse, avremo figli simili a noi.

Dal punto di vista psicologico, come specialista, che conseguenze teme possano esserci sulla psiche della gente comune. Ha suggerimenti o consigli da dare?

La mente fa presto ad adattarsi alle circostanze, così come fa sfumare le criticità, inducendo emozioni via via più deboli rispetto all’ansia (a meno che non sia stata vissuta in prima persona un’esperienza tanto traumatica, quanto un attentato terroristico); come è successo dopo la tragedia delle torri gemelle, dopo un primo periodo di grande tensione, durante il quale anche vedere una borsa abbandonata in una stazione poteva indurre il panico, le persone hanno ripreso le loro abitudini, rilassandosi giorno dopo giorno, come istinto di auto-conservazione, per fortuna, perché la prima e più importante indicazione nei casi di ansia e panico è di non assecondarli, altrimenti il nostro raggio di azione si stringerà sempre di più, fino a impedirci una vita non solo normale, ma che sia anche fonte di sensazioni piacevoli. Naturalmente, chiunque si accorga che ciò non sta avvenendo e che ogni giorno la paura diventa più forte dovrebbe rivolgersi a uno specialista, perché prima si interviene e più veloce è il percorso verso il ritorno alla propria normalità.


Dr.ssa Paola Valenzano, specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale, oltre a svolgere la libera professione negli anni, ha avuto modo di consolidare la propria esperienza anche nella valutazione e gestione di patologie dell’anziano; partecipa come docente a corsi di Mediazione familiare occupandosi dell’area dell’attaccamento infantile e adulto. 

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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