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Un uomo può farsi condurre al suicidio da un'altra persona?

Buonasera, sono una psicologa e psicoterapeuta. Ho bisogno di capire la situazione di una persona che temo si trovi in pericolo a causa della convivente more uxorio. La persona che temo in pericolo è un uomo di 60 anni, con diagnosi di disturbo bipolare e terapia farmacologica con Seroquel, Depakin e Paroxetina, diversi anni di psicoterapia. Due episodi di ideazione suicidaria intensa a cui ha seguito ricovero in clinica psichiatrica. A mio parere, il disturbo è fondato su un'organizzazione di personalità borderline su cui si innesta un disturbo ossessivo compulsivo estremamente grave. Quest'uomo si accompagna ad una coetanea che io ho visto una sola volta, ma ho motivi di credere sia una grave psicopatica, ipotizzo disturbo schizoforme, con ritiro sociale, coercizione psicologica e sfruttamento di lui che è completamente condizionato. Ora la donna punta al patrimonio familiare di lui, piuttosto elevato, ha deciso di farsi sposare e il mio timore, sono a conoscenza di molti dettagli, è che lei lo induca al suicidio (come già ha fatto per due volte) creandogli condizioni di invivibilità gravi, come ha già fatto. Tra l'altro, gli procura droga a cui lui non resiste nella sua caratteristica di abusare di sostanze. Lui testimonia la responsabilità di lei nei due tentativi di suicidio pregressi e la propria impossibilità a restarne immune. Lui è una persona comunque di elevata intelligenza, moralità e indole adorabile, la donna, un cerbero in cui presumo lui abbia creduto di trovare un aiuto a controllare gli impulsi. Da questo quadro familiare che a me riecheggia fatti di cronaca nera tipo la coppia di Erba e molti altri casi di plagio noti, vorrei sapere un parere psichiatrico, se posso avere ragione a temere per l'incolumità di quest'uomo, reso molto fragile dalla malattia e, in caso affermativo, se io, come psicologo, a conoscenza di tutto ciò, debba in qualche misura attuare qualche azione a protezione (denuncia alle autorità?). Grazie se potete delucidarmi.

Risposta

Una situazione sicuramente delicata. L'eventualità più concreta è una circonvenzione d'incapace, meno concreta, ma non impossibile, un'ipotesi di induzione al suicidio.

Propongo alcuni spunti, sicuramente incompleti:
  • il soggetto è in cura farmacologica? Ha anche uno psichiatra che lo segue? Riterrei utile raccordarsi con lui e anche con il medico di famiglia
  • per la tutela patrimoniale, valutare un amministratore di sostegno (legge 9 gennaio 2004, n. 6). Nell'art. 406 fra l'altro, si dice: "I responsabili dei servizi sanitari e sociali direttamente impegnati nella cura e assistenza della persona, ove a conoscenza di fatti tali da rendere opportuna l'apertura del procedimento di amministrazione di sostegno, sono tenuti a proporre al giudice tutelare il ricorso di cui all'articolo 407 o a fornirne comunque notizia al pubblico ministero". 
  • ci sono familiari interessati e collaboranti?
  • ci sono margini per rafforzare la consapevolezza della persona assistita?
Mi limito a questi suggerimenti perché il legame tra le due persone verrebbe quasi certamente condizionato da provvedimenti di tutela legale patrimoniale.
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Risposta a cura di
Dr. Enrico Poli Medico Chirurgo
Dr. Enrico Poli
psichiatra
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