Bava di rana: una futura terapia farmacologica?

Dr.ssa Elisabetta Ciccolella Farmacista
Redatto scientificamente da Dr.ssa Elisabetta Ciccolella, Farmacista |
A cura di Paolo Pate

Data articolo – 02 Aprile, 2016

La bava che alcune rane utilizzano per proteggere le proprie uova, potrebbe offrire un importante supporto alla ricerca medica per la guarigione di pazienti ustionati.

I benefici della bava di rana

Il composto ricavato dalla bava di rane, infatti, può creare un farmaco in grado di agire come barriera protettiva tra la medicazione e la pelle danneggiata.

Ecco perché alcuni ricercatori della Strathclyde University hanno iniziato a studiare una versione sintetica di questa bava, esaminando piccole rane del Trinidad, note come rane Tungara.

Dopo l’accoppiamento, questi anfibi dalle dimensioni di circa 5 centimetri, utilizzano per molti giorni la loro bava per proteggere le uova contro malattie, possibili predatori ed agenti atmosferici. Questa sostanza schiumosa è costituita da almeno sei proteine ​​che aiutano a mantenere il nido sicuro.

Il dottor Paul Hoskisson ed alcuni suoi collaboratori hanno iniziato la sperimentazione sul composto, dopo aver elaborato la composizione di quattro proteine della bava di rana.

Test e prospettive future

I ricercatori hanno provato a rilasciare questa schiuma sintetica su campioni di laboratorio infetti, a un tasso costante per la durata di sette giorni.

In seguito, hanno somministrato ai campioni di laboratorio un farmaco antibiotico, la vancomicina, che ha agito con successo senza danneggiare in alcun modo la salute delle cellule.

Tuttavia la creazione di una sostanza stabile come quella prodotta dalle rane è ancora lontana: “Direi che siamo a metà strada nella creazione di un composto veramente stabile”, ha affermato il dottor Hoskisson, “inoltre, una volta raggiunto un livello di somiglianza soddisfacente, dovremmo testarlo su alcuni pazienti. Ipotizzo ci voglia ancora qualche anno per terminare tutto il processo”.

Qualora lo studio venisse portato a termine con successo, i risultati potrebbero essere fondamentali in ambito medico: l’intuizione, infatti, è di utilizzare tale schiuma per curare soggetti con ferite infette o ustioni, fornendo sostegno e protezione alla guarigione dei tessuti, ha rivelato il dottor Hoskisson.

Il team di ricerca presenterà il proprio lavoro alla Conferenza Annuale della Società di Microbiologia.

Ultimo aggiornamento – 29 Marzo, 2016

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