Corioretinopatia sierosa centrale: che cos'è e come si cura

Anna Nascimben | Editor

Ultimo aggiornamento – 25 Settembre, 2024

visita dall'oculista

Che cos'è la corioretinopatia sierosa centrale e come si manifesta? Perché compare e qual è il trattamento più indicato per curarla? Scopriamo di più su questa patologia a carico dell'occhio.

Cos'è la corioretinopatia sierosa centrale e come si manifesta

La corioretinopatia sierosa centrale è una patologia che interessa la retina e che colpisce con più frequenza individui di sesso maschile con un'età compresa tra i 30 e i 50 anni. Si manifesta con un accumulo di liquido al di sotto della macula e provoca diverse problematiche visive, fra cui, nei casi più gravi, anche la perdita della visione centrale.

In genere questa condizione interessa un solo occhio e si caratterizza per la presenza di liquido sieroso, con il conseguente sollevamento di una zona della retina maculare chiamata neuro-epitelio.

I sintomi della retinopatia sierosa centrale più comuni comprendono:

  • annebbiamento della vista;
  • visione appannata, o sensazione di vedere come quando ci si trova sott'acqua;
  • presenza di una macchia centrale;
  • visione distorta;
  • immagini ondulate;
  • visione grigiastra e con colori sbiaditi;
  • calo della vista da lontano;
  • difficoltà nella lettura;
  • presenza di più macchie scure fisse.

Principali cause della corioretinopatia sierosa centrale

Non si conoscono ancora con esattezza le cause che inducono la comparsa della retinite sierosa centrale, tuttavia si è notato che la malattia è più frequente negli individui di sesso maschile e in quelli fortemente stressati. Alla base della patologia sembra esserci l'incremento dello spessore della coroide, ovvero dello strato vascolare localizzato sotto la retina.

Questo a sua volta viene associato a una modificazione della barriera dell'epitelio pigmentato della retina, che dà poi luogo alla corioretinite sierosa centrale.

Tra i fattori che potrebbero predisporre alcuni soggetti a sviluppare la malattia vi sono:

  • terapie prolungate a base di farmaci corticosteroidi o chemioterapici;
  • l'incremento del cortisolo endogeno, a sua volta determinato da altre patologie, come ad esempio la malattia di Cushing, l'ipertensione, le infezioni da Helicobacter Pylori, il lupus sistemico o dalla gravidanza;
  • un aumento della permeabilità dei vasi coroideali;
  • alti livelli di stress. Corioretinopatia sierosa centrale e stress sono due eventi strettamente collegati; si è infatti visto come, negli individui molto stressati, la malattia sia decisamente più frequente.

In molti casi la retinopatia sierosa centrale si risolve spontaneamente nel giro di qualche mese, senza lasciare alterazioni della vista, tuttavia non è sempre così. Nel 40%-50% dei casi, infatti, si verifica la presenza di una corioretinopatia sierosa centrale cronica, la quale può causare danni permanenti ai fotorecettori.

Nelle forme più gravi, la coroidite sierosa centrale conduce a un distacco sieroso della retina, alla fibrosi sottoretinica o causa edema cistoide e atrofia dell’EPR . 

Come individuare la presenza della retinopatia sierosa centrale all'occhio

La CSC si presenta in modo subdolo, ovvero con segnali non immediatamente riconoscibili e solo su un occhio. Oltre alle cosiddette "lesioni silenti", la malattia esordisce caratterizzandosi per una visione appannata, per la presenza di una macchia scura centrale e una visione degli oggetti distorta

Per diagnosticare correttamente la corioretinopatia sierosa centrale è necessario sottoporsi a una visita oculistica. Il medico potrà prescrivere diversi esami, fra cui quelli più comuni sono:

  • l'esame del fondo oculare;
  • l'autofluorescenza;
  • la tomografia a coerenza ottica (OCT), che consente all'oculista di vedere dalle immagini il sollevamento della retina causato dall'accumulo di liquido;
  • l'angiografia retinica con verde indocianina;
  • la fluorangiografia retinica, che consente di osservare i margini dell'area interessata dal sollevamento.

Qual è la terapia per la corioretinopatia sierosa centrale

In molti soggetti la patologia si risolve spontaneamente, tuttavia nel 50% dei casi si assiste alla comparsa di un corioretinopatia sierosa centrale recidiva, che tende a peggiorare i danni e il sollevamento della retina. È quindi fondamentale intervenire per tempo e identificare i fattori che possono aver causato l'insorgere della malattia.

Per quanto riguarda la cura della corioretinopatia sierosa centrale, il medico potrà prescrivere dei farmaci (solitamente acetazolamide, betabloccanti o medicinali antisteroidei), o scegliere la laserterapia

Dato l'alto tasso di recidiva, è essenziale che i pazienti affetti da maculopatia sierosa centrale siano seguiti da un oculista specializzato nelle patologie retiniche, in modo da poter mettere in atto le terapie più adeguate e tenere sempre monitorata la situazione della retina.

Il laser è sicuramente uno dei trattamenti d'elezione per curare la corioretinopatia sierosa centrale e, a seconda della situazione personale del paziente, il medico potrà optare per diverse tecniche. Fra queste le principali sono:

  • la fotocoagulazione laser argon normale, che ha come obiettivo quello di eliminare le anomalie riscontrate dagli esami;
  • la terapia fotodinamica, che sfrutta l'azione del laser sui vasi coroideali. La terapia fotodinamica con verteporfina è particolarmente utile per favorire la guarigione dalla corioretinopatia sierosa centrale, in quanto ha la capacità di ridurre la congestione dei vasi coroideali da cui si origina l'accumulo di liquido. Occorre tenere presente che la verteporfina è un farmaco fotosensibilizzante, per cui il paziente dovrà evitare l'esposizione alla luce solare (e alogena) per i tre giorni successivi all'intervento;
  • il laser micropulsato, che ad oggi rappresenta uno degli strumenti più avanzati per trattare l'epiteliopatia sierosa centrale;

La corioretinopatia sierosa centrale è una patologia per la quale lo stress gioca un ruolo fondamentale, quindi per favorire la guarigione è importante agire anche su questo fronte, cercando di adottare, per quanto possibile, uno stile di vita più rilassato.

La prognosi associata alla CRSC è comunque buona e, una volta eseguito il trattamento, le alterazioni dell'epitelio pigmentato si richiudono senza lasciare sintomi evidenti. In alcuni casi, tuttavia, è possibile che il soggetto noti un peggioramento nella qualità della visione, con immagini lievemente distorte, poco contrasto e una ridotta visione notturna.

Anna Nascimben | Editor
Scritto da Anna Nascimben | Editor

Con una formazione in Storia dell'Arte e un successivo approfondimento nello studio del Digital Marketing, mi occupo da anni di creare contenuti web. In passato ho collaborato con diversi magazine online scrivendo soprattutto di sport, vita outdoor e alimentazione, tuttavia nel corso del tempo ho sviluppato sempre più attenzione nei confronti di temi come il benessere mentale e la crescita interiore.

a cura di Dr. Christian Raddato
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