Farmaco per la pressione alta rallenta il cancro al cervello aggressivo? Lo studio

Arianna Bordi | Autrice e divulgatrice esperta in salute femminile, psicologia e salute del cervello
A cura di Arianna Bordi
Autrice e divulgatrice esperta in salute femminile, psicologia e salute del cervello

Data articolo – 05 Dicembre, 2025

Scienziato operaio di fabbrica di medicinali lavora in impianti di laboratorio processo. Medico che lavora nella ricerca nell'industria farmaceutica.

Per oltre settant'anni il farmaco per la pressione sanguigna idralazina è stato un pilastro della terapia, nonostante un singolare paradosso: gli scienziati non sapevano esattamente come funzionasse.

Non si tratta di un caso isolato, come fanno notare i ricercatori, poiché si stima che tra il 10 e il 20% dei farmaci in uso abbia ancora un meccanismo d'azione sconosciuto.

Scopriamo di più in questo approfondimento.

Un approfondimento sul farmaco

Gli studiosi dell'Università della Pennsylvania non solo hanno svelato l'azione molecolare dell'idralazina, ma hanno anche fatto una scoperta collaterale con implicazioni potenzialmente rivoluzionarie: il farmaco possiede la capacità di arrestare la crescita del glioblastoma, un tumore cerebrale tra i più aggressivi.

L'idralazina, infatti, è un farmaco datato, impiegato per abbassare la pressione alta: classificato come vasodilatatore, agisce allargando i vasi sanguigni e, di conseguenza, migliorando il flusso ematico.

Il suo utilizzo è cruciale, in particolare, nella gestione della preeclampsia, una condizione ipertensiva legata alla gravidanza che, se non trattata, può portare a danni agli organi e mettere in pericolo la vita sia del genitore in attesa che del bambino.


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Per decenni il preciso meccanismo d'azione del farmaco è rimasto avvolto nel mistero: comprendere a fondo la dinamica di un medicinale è fondamentale, in quanto offre preziose intuizioni sugli effetti collaterali, permette di individuare i pazienti più idonei in base alla genetica e, cosa non meno importante, può svelare potenziali nuovi impieghi terapeutici.

Svelare il meccanismo: il ruolo dell'enzima ADO

Per risalire alla radice del funzionamento dell'idralazina i ricercatori hanno ideato una speciale versione del farmaco, denominata HYZyne.

Si tratta di una sonda d'indagine che agiva come l'idralazina, ma dotata di un'“etichetta” che consentiva agli scienziati di monitorare a quali proteine si legasse all'interno delle cellule: dopo il trattamento HYZyne ha marcato solo poche proteine, tra le quali ha spiccatamente risaltato l'enzima 2-aminoetantiolo diossigenasi (ADO), un sensore di ossigeno che coadiuva il controllo della pressione sanguigna regolando le proteine responsabili del rilassamento vascolare.

La scoperta cruciale è stata che l'idralazina agisce disattivando l'ADO, un'azione che contribuisce al rilassamento delle pareti dei vasi e, quindi, alla diminuzione della pressione.

Implicazioni in oncologia: freno al glioblastoma

Forte di questa nuova comprensione sul ruolo dell'ADO, il team di ricerca ha indirizzato l'attenzione verso il glioblastoma, dato che vi erano state precedenti connessioni tra l'enzima e questa forma di cancro.

Il glioblastoma è una patologia terribile: la maggior parte delle persone colpite sopravvive solo per circa 12-18 mesi dopo la diagnosi e il tasso di sopravvivenza a 5 anni si attesta intorno al 5%.

Secondo gli studiosi questo cancro spesso fa affidamento su un'elevata attività di ADO per la sua sopravvivenza e crescita e quando le cellule tumorali sono state trattate con idralazina sono entrate in un processo noto come “senescenza”.

Sebbene questo non determini la morte delle cellule cancerose, ne rallenta drasticamente la proliferazione: infatti, gli scienziati hanno osservato che una singola dose di idralazina è stata in grado di mantenere le cellule in questo stato di pausa per giorni.

Dunque, nonostante sia necessaria ulteriore ricerca, queste scoperte aprono la strada alla possibilità che farmaci bloccanti l'ADO possano un giorno essere utilizzati come terapia per il glioblastoma.

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Anche il dottor Nicholas Klaiber, anch'egli non coinvolto nella ricerca, ha descritto lo studio come "scientificamente rigoroso", ma ha espresso qualche cautela riguardo al futuro utilizzo clinico: "Il problema con il semplice indurre la senescenza (dormienza) è che sarebbe necessaria una terapia continua per sopprimere la crescita tumorale. Inoltre, le cellule di glioblastoma hanno un tasso di mutazione molto elevato e probabilmente aumenterebbero la produzione di ADO per acquisire resistenza all'idralazina", ha messo in guardia.

Fonti:

Science Advances - Hydralazine inhibits cysteamine dioxygenase to treat preeclampsia and senesce glioblastoma

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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