Il principio attivo base contenuto in numerosi farmaci in grado di far perdere far perdere peso può contrastare gli effetti della steatoepatite associata a disfunzione metabolica.
Scopriamo cosa dice lo studio a riguardo.
Lo studio
La steatoepatite associata a disfunzione metabolica (MASH) è una forma severa del fegato grasso, ovvero quella condizione cronica in cui l'accumulo di adipe infiamma e genera un danno epatico potenzialmente rischioso – si parla di cirrosi e tumori.
A determinare che la Semaglutide può proteggere da questa condizione è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Facoltà di Medicina della Virginia Commonwealth University, che hanno collaborato con la Facoltà di Scienze della Vita e Medicina del King's College di Londra, il Dipartimento di Scienze Mediche dell'Università di Torino, la Divisione di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione dell'Università di Chicago, il Centro tedesco per la ricerca sul diabete e l'Università della Sorbona di Parigi.
Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno condotto uno studio clinico di fase 3 randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo su 800 pazienti (provenienti da 37 paesi diversi) affetti dalla malattia epatica in questione, suddivisi in due gruppi:
- il gruppo di intervento (534 persone), che ha ricevuto iniezioni settimanali di Semaglutide (dose da 2,4 milligrammi);
- il gruppo placebo (266 individui).
Lo studio è ancora in corso – durerà, infatti, 240 settimane – ma i primi risultati sono stati raccolti dopo un periodo di follow-up di 72 settimane.
I risultati
I risultati sono interessanti: la steatoepatite senza peggioramento della fibrosi si è verificata nel 62,9% dei pazienti del primo gruppo e nel 34,3% del gruppo placebo.
Complessivamente, la risoluzione del fegato grasso e la riduzione della fibrosi sono state osservate nel 32,7% dei pazienti del gruppo di intervento e nel 16,1% del gruppo placebo.
La riduzione della fibrosi senza peggioramento della steatoepatite è stata osservata nel 36,8% dei soggetti trattati con Semaglutide e nel 22,4% di quelli nel secondo gruppo.
Anche la perdita di peso è stata sensibilmente maggiore nel gruppo di intervento, pari a una riduzione media del 10,5% - contro il 2% registrato nel gruppo placebo.
I risultati di questo studio – afferma il principale firmatario dello studio – forniscono una solida prova che la Semaglutide può aiutare i pazienti affetti da MASH non solo migliorando la salute del fegato, ma anche affrontando i problemi metabolici sottostanti che contribuiscono alla malattia.
Se approvato anche per contrastare la malattia del fegato grasso – conclude – potrebbe offrire un'ulteriore opzione terapeutica per i pazienti con MASH e fibrosi. Questo è fondamentale, dato lo stretto legame tra MASH e patologie cardiovascolari, metaboliche e renali, in cui la Semaglutide ha già dimostrato comprovati benefici per la salute.