L’interruttore della memoria: ecco la “manopola” molecolare che può modulare ricordi e traumi

Mattia Zamboni | Autore e divulgatore esperto in salute, nutrizione e psicologia applicata al benessere quotidiano
A cura di Mattia Zamboni
Autore e divulgatore esperto in salute, nutrizione e psicologia applicata al benessere quotidiano

Data articolo – 15 Dicembre, 2025

Scatola di legno piena di vecchie fotografie accatastate

Immaginare un interruttore capace di regolare l’intensità dei ricordi, attenuando i traumi legati a esperienze dolorose e amplificando i momenti felici, potrebbe sembrare fantascienza: eppure, una recente ricerca nel campo delle neuroscienze sta trasformando questa idea in realtà scientifica.

Il team ha identificato un meccanismo molecolare capace di modulare la forza dei ricordi, aprendo nuove prospettive per il trattamento dei traumi psicologici e delle problematiche legate alla memoria.

Il ruolo del gene Arc e la memoria epigenetica

Al centro della scoperta vi è il gene Arc, fondamentale per la plasticità sinaptica, ossia la capacità dei neuroni di formare e consolidare connessioni che supportano i ricordi.

Grazie a strumenti avanzati basati su CRISPR, il gruppo di ricerca ha sviluppato un vero e proprio “interruttore epigenetico”: attivando o disattivando Arc in specifici neuroni coinvolti in un ricordo, è possibile aumentare o ridurre la sua intensità.

CRISPR è una tecnologia rivoluzionaria di modifica genetica che permette di tagliare, modificare o sostituire specifiche sequenze di DNA in modo molto preciso.

Il nome CRISPR deriva da Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats, ovvero sequenze ricorrenti presenti nel DNA di batteri e archea, dove servivano originariamente come meccanismo di difesa contro virus.

Gli esperimenti condotti su modelli murini hanno sfruttato cellule marcate con proteine fluorescenti per identificare i neuroni implicati nei ricordi appena formati.


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Spegnendo il gene Arc in corrispondenza di un ricordo traumatico, come la paura associata a una scossa elettrica, gli animali non manifestavano più paura quando venivano reintrodotti nello stesso contesto.

Al contrario, potenziando l’attività di Arc, i ricordi si rafforzavano. Questo dimostra, per la prima volta, una relazione causale diretta tra i cambiamenti epigenetici e la persistenza della memoria.

Reversibilità e plasticità epigenetica

Una caratteristica straordinaria di questo approccio è la reversibilità: il cosiddetto “cancellino molecolare” può anche agire come una penna, riscrivendo un ricordo esattamente com’era prima.

Ciò indica che la plasticità non riguarda solo le connessioni sinaptiche tra neuroni, già note, ma si estende anche a livello epigenetico, offrendo una nuova dimensione nella comprensione del funzionamento della memoria.

Le implicazioni terapeutiche sono vaste: gli esperti pensano, ad esempio, ai veterani di guerra o alle persone con disturbo post-traumatico da stress (PTSD), i cui ricordi traumatici si attivano in situazioni quotidiane innocue.

La possibilità di modulare o rimuovere selettivamente la “cicatrice” epigenetica di un ricordo doloroso, combinata con un supporto psicoterapico mirato, potrebbe portare a risultati significativamente migliori rispetto alle terapie tradizionali o all’approccio farmacologico isolato.

Inoltre, il sistema funziona anche su ricordi consolidati da anni, come quelli legati a violenze o incidenti gravi. Questo è particolarmente rilevante, poiché molte persone arrivano in terapia molto tempo dopo il trauma, quando le connessioni neuronali implicate nel ricordo sono ormai fortemente radicate.Donna anziana con foulard rosa sfoglia un vecchio album di foto

Nuove prospettive nella trasformazione dei ricordi

Parallelamente alla ricerca svizzera, studi condotti al MIT utilizzando l’optogenetica hanno mostrato che è possibile trasformare ricordi negativi in positivi stimolando specifici circuiti neuronali che collegano ippocampo e amigdala.

Questo approccio suggerisce che, in futuro, si potranno sviluppare metodi per rafforzare le memorie piacevoli rispetto a quelle traumatiche, aprendo nuove frontiere nella cura di disturbi come depressione e PTSD.

Queste scoperte indicano che la memoria non è un archivio statico, ma un sistema dinamico e modulabile. La capacità di intervenire sui ricordi a livello molecolare, unita a strategie psicoterapiche, potrebbe rivoluzionare il trattamento dei traumi e la gestione della memoria.

Ci troviamo di fronte a una prospettiva inedita: non solo alleviare il dolore legato ai ricordi traumatici, ma anche valorizzare e amplificare le esperienze positive, promuovendo un equilibrio emotivo più duraturo.

Fonti:

  • EPFLLaboratory of Neuroepigenetics
  • Nature GeneticsCell-type- and locus-specific epigenetic editing of memory expression
  • EPFLSwitching memories on and off with epigenetics
  • NatureBidirectional switch of the valence associated with a hippocampal contextual memory engram
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