Mangiare piccante allunga la vita

Dr.ssa Elisabetta Ciccolella Farmacista
Redatto scientificamente da Dr.ssa Elisabetta Ciccolella, Farmacista |
A cura di Claudia Lepori

Data articolo – 02 Settembre, 2015

Indice del contenuto

Un nuovo studio farà felici gli amanti del piccante: mangiare il peperoncino allunga la vita.

Lo studio è stato condotto in Cina per sette anni con circa 500mila partecipanti. Un team composto da ricercatori internazionali, con a capo l’Accademia cinese di Scienze mediche, ha scoperto che chi consuma cibi piccanti almeno una o due volte la settimana ha una riduzione del rischio di mortalità del 10%. Se si aggiungono le spezie piccanti ai pasti tutti i giorni, il rischio di mortalità si abbassa del 14%. Il merito parrebbe essere dovuto al contenuto di capsaicina e vitamina c presenti nelle spezie piccanti.

La ricerca

La ricerca è stata pubblicata sul British Medical Journal e comprendeva persone dai 35 ai 79 anni provenienti da diverse aree della Cina.
I partecipanti hanno dovuto spiegare quali spezie consumassero abitualmente e con quale frequenza. La risposta più comune è stato il peperoncino, molto diffuso e utilizzato in queste regioni. “Molti dei benefici del peperoncino, tra cui quelli della capsaicina, l’alcaloide che genera la piccantezza, ormai sono noti: anti-ossidante, anti-infiammatorio e anti-cancro”, ha affermato la ricercatrice Nita Forouhi dell’Università di Cambridge.

Lo studio è di tipo osservativo e per questo gli esperti ritengono che vadano fatti degli ulteriori approfondimenti per generare dei cambi nell’alimentazione. “Sicuramente è necessaria un’altra ricerca per verificare se il cibo piccante è veramente in grado di portare benefici alla salute e ridurre i rischi di morte oppure se il risultato è influenzato da altri fattori esterni all’alimentazione”, affermano i ricercatori.

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Contenuti correlati