icon/back Indietro Esplora per argomento

Nati stanchi? Attenzione a non sottovalutare il disturbo

Roberta Nazaro

Ultimo aggiornamento – 10 Dicembre, 2015

La sindrome da affaticamento cronico è una malattia realmente esistente o propria soltanto dei così detti “malati immaginari”? Ecco come si è espressa la medicina a riguardo.

Cos’è la sindrome da affaticamento cronico?

In genere, le persone affette da questo disturbo convivono con un forte senso di affaticamento, stanchezza e mancanza di concentrazione, che rende complicato gestire la vita di tutti i giorni. Essere affetti da sindrome da affaticamento cronico vuol dire anche aver escluso, attraverso tutti gli esami possibili, ogni patologia grave e leggera, che potrebbe interferire con la salute del soggetto.

Ecco perché finora la medicina non l’ha mai preso in considerazione: appurato il fatto di non essere affetti da nulla, rimane la definizione di “malato immaginario”. Non aiuta nemmeno la descrizione dei sintomi, troppo vari per poter risalire a qualcosa di concreto.

Quali sono i sintomi della sindrome da stanchezza cronica?

I pazienti affetti da questa malattia, negli Stati Uniti, stanno cercando di avere più visibilità, non solo per essere presi sul serio, ma anche per far approfondire la ricerca scientifica proprio su questo disturbo. In genere, le esperienze descritte dai soggetti sono sempre le stesse: ci si sente benissimo, fino a quando non viene una febbre e non ci si riprende più. Praticamente, a detta dei malati, è come non guarire mai davvero. I pazienti, in genere, sono tra i 20 e i 50 anni, principalmente donne, e presentano i sintomi molto vari:

  • spossatezza fisica
  • dolori muscolari
  • dolori articolari
  • mal di testa
  • problemi di concentrazione
  • problemi di memoria

Come si diagnostica la sindrome da affaticamento?

In realtà, non esiste un test per diagnosticare direttamente questo disturbo, ma si procede per esclusione. Dopo che i vari specialisti hanno escluso le patologie con i sintomi molto simili, quali tumori, problemi ai reni, al fegato, disturbi ormonali, autoimmuni e depressione, e se i sintomi si protraggono per molto tempo, allora la diagnosi è fatta. Inoltre, il dato comune è che si soffre di sindrome da stanchezza cronica dopo un’infezione virale.

Qual è il tasso di incidenza?

È difficile stabilire con certezza il tasso di incidenza di questa malattia. Negli Stati Uniti, secondo l’Osservatorio delle malattie rare, non supera probabilmente l’1%.

Da cosa è causato questo disturbo?

In passato, si pensava che questa malattia fosse semplicemente un insieme di sintomi psicosomatici, senza una precisa causa. In seguito, le teorie sono state tante. Secondo molti scienziati era una sindrome cronica da virus Epstein Barr, appartenente alla famiglia degli herpesvirus. Tuttavia, tale teoria è stata ampiamente smentita nel tempo. Alcuni affermano che potrebbe derivare da un’infiammazione al sistema nervoso, altri da una malattia autoimmune, innescata da una infezione. In ogni caso, attualmente non esistono certezze.

Sono stati fatti degli studi?

Attualmente, il National Institutes of Health, un’agenzia del dipartimento della salute degli Stati Uniti, ha annunciato di voler intensificare gli sforzi per far avanzare la ricerca in questo ambito, organizzando uno studio clinico sui pazienti.

Tuttavia, la Gran Bretagna è di parere ben diverso, perché i ricercatori inglesi hanno osservato un forte miglioramento dei pazienti affetti, grazie a programmi di graduale ripresa, con attività fisica e psicoterapia, ponendo in evidenza il fatto che la sindrome da stanchezza cronica potrebbe non essere di natura fisica, ma psicologica.

Condividi
Roberta Nazaro
Scritto da Roberta Nazaro

Sono insegnante di inglese e traduttrice, con laurea triennale in Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica e specialistica in Dinamiche Interculturali della Mediazione Linguistica presso l'Università del Salento. L'interesse per l'ambito medico mi ha portata al conseguimento del Master in Traduzione Specialistica in Medicina e Farmacologia conseguito presso il CTI di Milano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Roberta Nazaro
Roberta Nazaro
in Salute

346 articoli pubblicati

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Contenuti correlati
Come smaltire il cortisone velocemente: scopriamolo qui
Come smaltire il cortisone velocemente: consigli e rimedi naturali

Come smaltire il cortisone velocemente? Per farlo, occorre prendere in considerazione alcune buone pratiche: scopri qui quali possono essere e come agire.

icon/chat