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Bisogna essere intelligenti per essere pigri

Stefania Virginio

Ultimo aggiornamento – 23 Ottobre, 2015

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La pigrizia, vista sempre in lato negativo, grazie a uno studio effettuato dalla canadese Current Biology, assume finalmente un connotato positivo. Sarebbe l’istinto a portarci ad essere pigri. Il cervello, infatti, sarebbe programmato per contenere il consumo di energia, immagazzinarla e rilasciarla solo nel reale momento del bisogno.

La mattina tutti i vostri colleghi di lavoro si alzano all’alba per farsi un’ora di jogging, mentre voi vi godete ancora il tepore sotto le coperte? Non è per colpa vostra! Finita la giornata lavorativa, vi fiondate subito a casa, saltando a piè pari la palestra? È l’istinto che vi spinge a farlo.

La vostra riserva di energia va preservata e il vostro corpo sa quando va fatto in maniera anche più intelligente di chi non sente di doversi fermare.

Quindi, sì alla pigrizia?

Per arrivare a queste conclusioni, i ricercatori hanno fatto camminare dei volontari all’interno di un esoscheletro, un macchinario che simula il corpo umano, il quale gravava in particolare sulle ginocchia, di modo che la passeggiata risultasse più faticosa. Il cambiamento è stato subito immediato; l’andatura della camminata è stata modificata per far sì che lo sforzo risultasse minimo.

L’energia risparmiata è stata del 5%, veramente un’inezia, ma questo dato è bastato perché i ricercatori arrivassero alla conclusione che il consumo, e di conseguenza, il risparmio energetico, non è dovuto ai nostri movimenti o alla nostra volontà, ma è un elemento insito in noi.

La coordinatrice della ricerca, la dottoressa Jessica Selinger, ha voluto precisare che: “Il nostro sistema nervoso è in grado, e deve, monitorare e ottimizzare il consumo di energia, in modo rapido e preciso. La conclusione è che bisogna essere intelligenti per essere pigri”.

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Stefania Virginio
Scritto da Stefania Virginio

Sono Stefania e sono una friulana doc! Da quando mi hanno dato in mano la prima matita alle elementari non ho mai smesso di scrivere, e nemmeno di leggere tutto quello che mi passa sotto gli occhi.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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