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“Avrò un bambino”: la scienza apre nuovi scenari di speranza

Alessandra Lucivero

Ultimo aggiornamento – 26 Settembre, 2015

Avrò un bambino“. Probabilmente, la frase più dolce ed emozionante che si possa pronunciare. Il “diritto alla gravidanza” si scontra, ahimè, quotidianamente con i problemi legati alla fertilità, che possono riguardare la donna e in egual misura l’uomo, e che condizionano spesso non solo questo aspetto così importante della vita di una coppia, ma possono provocare anche crisi e instabilità da cui è difficile venirne fuori.

Avrò un bambino“. Non è solo una affermazione, ma la convinzione che ciò possa succedere, comunque, con la fiducia e il coraggio di chi sceglie di affidarsi a mani esperte per trovare insieme la strada giusta da percorrere per raggiungere uno dei più meravigliosi traguardi: quello di dar luce a una nuova vita.

Ma come?

Gli ingredienti (poi non tanto segreti) sono: coraggio e fiducia. Coraggio in se stessi e fiducia nella scienza, negli specialisti che, ogni giorno, regalano un sorriso a chi pensava non ci fosse più.

Avete mai trascorso qualche ora (o anche meno) in un reparto di Ginecologia e Fisiopatologia della Riproduzione Umana? In sala d’attesa, gli sguardi di chi attende si assomigliano tutti. Gli occhi sono ben sbarrati, le palpebre non si chiudono mai e si respira un’aria piena di adrenalina, speranza e prudenza, nello stesso tempo, quella prudenza mossa dal timore che, ancora una volta, non sia quella giusta. Ma sono la speranza e la condivisione delle storie a toccare gli animi, a far vibrare certe corde che neppure si credeva di avere e un po’, egoisticamente, a indurre a pensare… “speriamo che per me sia la volta giusta“, “speriamo che a me non capiti mai“.

Poi ci sono loro, gli specialisti, gli infermieri, gli addetti ai lavori che non smettono di sorridere, anche quando ti porgono una rivista un po’ osè e dicono al tuo amico, compagno, marito, quella è la stanza, su coraggio… e pensi che forse, quella storia, quello stesso momento un giorno farà sorridere tutti, e più di tutti tuo figlio. Allora ne vale la pena.

Ma prima di arrivare alla pacca sulla spalla, il percorso da compiere è importante: prima tappa, scegliere un buon specialista, un centro adatto ai propri problemi e capire quali sono le soluzioni terapeutiche più efficaci.

Procreazione Medicalmente Assistita: un grande aiuto dalla scienza

Avremmo mai pensato, 50 anni fa, che la scienza compisse passi da gigante, portando una donna a concepire un figlio, quando le speranze erano remote?

Forse, 50 anni fa no, ma oggi è possibile e i progressi continuano ad andare avanti, senza freno. Prima di chiudere gli occhi e fantasticare, è bene però capire cosa si intende con procreazione assistita. Si sa, certi termini meno si conoscono più fanno paura. Ma in questo caso tutto può essere molto chiaro. Vi aiutiamo un po’ a schiarire le idee.

La Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) raggruppa in sé tutti i trattamenti a disposizione per la fertilità che comportano il trattamento dei gameti, femminili (ovociti) e maschili (spermatozoi), allo scopo di procreare.

Si parla, dunque, di terapie di grado e invasività diverse, a seconda dei casi.

In Italia, le tecniche si dividono in primo, secondo e terzo livello, considerando come discriminanti la complessità degli interventi, la necessità o meno dell’anestesia.

Non c’è una regola, quando si parla di PMA. Non c’è un disegno standard da seguire, ogni coppia ha una storia particolare e le varianti possono essere molteplici.

Le tecniche di primo livello: cosa aspettarsi

Primo livello, dà l’idea di un qualcosa di “semplice”. Parliamo appunto di Inseminazione Intrauterina semplice, utilizzando il seme del partner. Cosa aspettarsi? Niente paura: si procede con l’introduzione del seme nell’utero con il monitoraggio dell’ovulazione, per favorire l’incontro dei due gameti nel corpo della donna. L’ovulazione in alcuni casi può non essere spontanea, in altri stimolata.

Tecniche di secondo e terzo livello

Parliamo di FIVET (Fecondazione in Vitro Embrio Transfer) e di IVF (In Vitro Fertilization). In questi casi, si procede con:

  • la stimolazione farmacologica dell’ovaio per produrre più ovociti;
  • il prelievo chirurgico degli ovociti prodotti dalla donna;
  • l’inseminazione degli ovociti in laboratorio;
  • la successiva fecondazione degli ovociti;
  • lo sviluppo finale degli embrioni.

Ovviamente, la tecnica è più invasiva e prevede l’intervento di embriologi specializzati che, su piastre speciali e con mezzi di coltura, danno nutrimento alle cellule e seguono, passo passo, i processi di divisione cellulare che portano alla formazione dell’embrione.

Altra tecnica è quella basata sul trasferimento degli embrioni nell’utero, nota come ICSI (Iniezione Intracitoplasmatica di un Singolo Spermatozoo). Sarebbe il caso di dire, con ironia, uno ma buono. Questa metodica si svolge come la FIVET è avviene con l’iniezione diretta di un singolo spermatozoo all’interno del citoplasma dell’ovocita.

E che succede se gli embrioni sono stati precedentemente congelati?

Nessun timore. È una pratica molto comune, se si è stati sottoposti a trattamenti precedenti che ne hanno richiesto la crioconservazione. Si attuano dei cicli di scongelamento e si procede con una delle due tecniche di II o di III grado.

In caso di azoospermia, cosa fare?

Prima di tutto, è bene chiarire cosa è l’azoospermia. Parliamo di un disturbo maschile che provoca l’assenza di spermatozoi nel liquido seminale. In questo caso, si può decidere di procedere con:

  • Aspirazione Percutanea di Spermatozoi per via Testicolare (TESA): si incide la cute scrotale, e si utilizza un ago da biopsia a livello del parenchima testicolare per l’asportazione del tessuto.
  • Estrazione di Spermatozoi per via Testicolare (TESE): sotto anestesia locale, il chirurgo esegue l’estrazione di tessuto testicolare, rilevando poi al microscopio la presenza eventuale degli spermatozoi.
  • Aspirazione Microchirurgica di Spermatozoi dall’Epididimo (MESA): sempre sotto anestesia generale o locale, a seconda dei casi, si esegue una microincisione a livello della sierosa epididimale, si incide un tubulo, dove sono presenti gli spermatozoi, che vengono così aspirati. Successivamente, si analizzano gli spermatozoi, valutando la loro motilità.
  • Aspirazione Percutanea di Spermatozoi dall’Epididimo (PESA): si esegue in anestesia locale, immobilizzando il testicolo, mantenendo l’epididimo fra pollice ed indice, per consentire il prelievo con un ago a farfalla e una siringa di 20 ml.

Procreazione medicalmente assistita: le percentuali di successo

I numeri parlano chiaro: le percentuali di successo hanno un andamento in positivo negli ultimi 15 anni. Anche i centri specializzati in Italia sono aumentati, con un rispettivo aumento anche delle coppie che si affidano alla scienza.

Insomma, non resta che provare e crederci, non perdendo di vista la serenità, che deve accompagnare i protagonisti di questo percorso.

Avrò un bambino“: molto di più di una semplice frase. Un augurio per le coppie che lo desiderano, per tutte le donne e gli uomini pronti ad accogliere il miracolo della vita, sperando anche nei “miracoli” della scienza.

 

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Alessandra Lucivero
Scritto da Alessandra Lucivero

Amo scrivere, leggere e parlare. Pazienti.it è più di un lavoro, è l'idea concreta che la salute sia un valore da trasmettere a tutti.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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