Novità in arrivo? Sì, forse è il caso di dirlo. Il costo dei ticket sanitari sarà stabilito in base al reddito familiare equivalente, oltre al costo delle prestazioni. È questo quanto previsto da una prima bozza del ddl di riordino della materia dei ticket.
A porre in risalto la questione è stato proprio il Ministro della Salute, Roberto Speranza. Con la norma proposta – si legge nella bozza – “si intende garantire una maggiore equità nell’accesso dei cittadini all’assistenza sanitaria”.
Cosa potrebbe cambiare, dunque, con questa riforma dei ticket sanitari (ancora tutta da definire)?
Come funziona oggi il ticket sanitario
Attualmente il ticket massimo è di 36,15 euro, ed è previsto per tutti, con alcune eccezioni. Gli esenti sono coloro con un reddito minore ai 36mila euro l’anno – e hanno più di 65 anni e meno di 6 – e le persone con una patologia cronica o comunque grave (come il tumore), secondo un elenco definito dal Ministero stesso.
Fermo restando che le esenzioni previste, come quelle indicate, dovrebbero restare, la differenza è che in tutti gli altri casi saranno previsti scaglioni di reddito per graduare gli importi in base alle disponibilità economiche delle famiglie.
Così, per capirci, se il reddito familiare equivalente sarà inferiore a una certa soglia (per esempio 15 mila euro), il ticket sarà pari a zero, ma via via che si salirà, l’importo aumenterà fino a superare quello attuale (magari sopra i 40-50 mila euro di reddito) e a toccare cifre ben più elevate sopra i 100 mila euro (anche 80-90 euro).
Lo stesso sistema di soglie e scaglioni, del resto, potrebbe essere utilizzato per rimodulare le detrazioni fiscali collegate alle spese sanitarie. Anche in questo caso lo sconto del 19 per cento potrebbe rimanere per i redditi più bassi e ridursi, fino a dimezzarsi intorno ai 50 mila euro e a annullarsi oltre i 100 mila euro di reddito. A conti fatti, la sanità, attraverso la doppia operazione, potrebbe essere praticamente a pagamento integrale per i redditi medio-alti.
Insomma, un ticket basato su fasce di reddito familiare e con un tetto massimo di spesa all’anno: è questo l’obiettivo della bozza. Il ministro Speranza, insieme ai tecnici, sta appunto lavorando a una revisione del sistema di contribuzione all’attività sanitaria da parte dei cittadini.
Cosa si vuole cambiare
Non è la prima volta che si discute a livello istituzionale di una riforma dei ticket sanitari. Purtroppo, non si è mai arrivati a una conclusione. E nella bozza (perché di bozza di parla, come ha confermato il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte) del Patto della salute tra governo e regioni se ne parla in modo esplicito.
“Governo e Regioni – è scritto nel documento – convengono sulla necessità di garantire una maggiore equità nell’accesso dei cittadini all’assistenza sanitaria attraverso una revisione della disciplina della partecipazione alla spesa sanitaria da parte dei cittadini che preveda la graduazione dell’importo dovuto in funzione del costo delle prestazioni e del reddito familiare equivalente (vale a dire del reddito prodotto dal nucleo familiare fiscale rapportato alla numerosità del nucleo familiare). Anche stabilendo un importo come limite massimo annuale di spesa, al raggiungimento del quale cesserà l’obbligo dell’assistito di partecipare alla spesa sanitaria“.
Sempre nel famoso documento di bozza, è anche specificato che la nuova disciplina dovrà garantire un introito per il nostro Sistema Sanitario equivalente a quello attualmente percepito grazie al ticket – cioè circa 1,6 miliardi di euro dei quali le Regioni non possono fare a meno. Il fine, si spiega, è quello di “garantire una maggiore equità nell’accesso dei cittadini all’assistenza sanitaria“.
Sull’Ansa si leggono le motivazione alla base di questo presupposto: ”prevedendo l’importo fisso per tutti i cittadini, si creano evidenti disparità di accesso al servizio sanitario nazionale in relazione alle capacità di reddito dei singoli cittadini. L’uguaglianza si realizza nel momento in cui tutti i cittadini hanno le medesime possibilità di accedere alle prestazioni erogate dal sistema sanitario nazionale. È di tutta evidenza che questo non può prescindere dalle relative condizioni economiche e reddituali“.
Una riforma che si concretizzerà?