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Qualcuno dice che la nicotina possa proteggere dal Coronavirus

Redazione

Ultimo aggiornamento – 24 Aprile, 2020

La nicotina ha un ruolo protettivo contro il Coronavirus? Facciamo chiarezza

«Rabbrividisco all’idea che si possa suggerire che la nicotina abbia un ruolo protettivo» contro il Coronavirus - ha dichiarato la dr.ssa Roberta Pacifici, direttore del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, commentando il recente studio apparso su tutta la stampa circa l’ipotesi che questa sostanza - irrimediabilmente associata al fumo - possa fungere da scudo contro il Covid-19.

La ricerca, condotta in Francia, parte dal dato secondo cui all’Ospedale parigino di La Pitié-Salpetrière i tabagisti sarebbero solo il 4,4% dei 343 pazienti Covid-19 ricoverati.

Quindi? Cerchiamo di capirne di più.

L’ipotesi che la nicotina protegga dal Coronavirus

L’ipotesi - dalle parole dal professor Jean-Pierre Changeux, dell’Istituto Pasteur e del College de France - «è che la nicotina, fissandosi sul recettore cellulare utilizzato dal Coronavirus, impedisca o ostacoli il suo ingresso» nelle cellule.

Secondo i ricercatori, il «recettore nicotinico dell’acetilcolina» ha un ruolo fondamentale nel propagarsi del Coronavirus. Partendo da questi dati, è stata lanciata una sperimentazione: dopo il rilascio dell’autorizzazione, infatti, si procederà con l’applicazione di cerotti alla nicotina utilizzati per smettere di fumare. Prima a membri del personale sanitario, poi a pazienti ricoverati ma non in condizioni gravi, infine a pazienti gravi in rianimazione.

Attenzione, però. La pista della nicotina deve ancora essere confermata e «bisogna rimanere molto prudenti, senza dimenticare gli effetti nefasti della nicotina - hanno ripetuto i ricercatori - che sono ben noti».

Il Coronavirus attacca i polmoni: smettere di fumare è importante

Non dimentichiamo che Coronavirus e tabacco hanno qualcosa in comune: entrambi hanno come organo bersaglio il polmone.

Gli studi condotti sinora dimostrano infatti che vi è un rischio di malattia più severa tra i fumatori. Si prenda, a titolo di esempio, la ricerca condotta in Cina e pubblicata su The New England Journal of Medicine a febbraio 2020: su 1099 casi confermati di Covid-19, il 12,4% dei fumatori ha richiesto terapia intensiva e ventilazione meccanica mentre per i non fumatori la percentuale scende al 4,7% dei casi.

Non solo. Sempre stando a questi dati, un terzo in più dei fumatori positivi al Covid-19 presentava all’atto del ricovero una situazione clinica più grave dei non fumatori. Per loro, dunque, il rischio di un ricovero in terapia intensiva è più che doppio. Dati, insomma, che non fanno bene sperare.

C'è un ultimo dato interessante da valutare. Il tasso di mortalità per Coronavirus è maggiore per gli uomini. Vi è forse una correlazione con il fatto che, in Italia, gli uomini che fumano sono oltre 7 milioni e le donne 4,5 milioni? Ancora non lo sappiamo con certezza ma, nel mondo scientifico, si sta iniziando a dare peso a questa correlazione.

Anche il Ministero della Salute frena gli entusiasmi. «I fumatori a causa del fumo possono anche avere una malattia polmonare sottostante o una ridotta capacità polmonare e questo aumenterebbe notevolmente il rischio di sviluppare forme di malattia gravi, come la polmonite» - si legge sul loro portale. 

Infine, vogliamo ricordare un particolare importate. Il fumo comporta movimenti ripetitivi che mettono in contatto le mani con la bocca e che possono fornire un ulteriore rischio di ingresso del virus. Dunque, i motivi per smettere di fumare sono davvero tanti. E, se avete bisogno di aiuto, l'Istituto Superiore di Sanità ha attivo un Numero Verde contro il fumo: 800 554 088.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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