Una nuova minaccia dallo smog? Scoperta una possibile connessione tra inquinamento e SLA

Emanuela Spotorno |  Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva
A cura di Emanuela Spotorno
Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva

Data articolo – 07 Ottobre, 2025

ricercatrice tiene inserisce molecola in alcune provette da laboratorio

Un nuovo studio canadese ha sollevato l’attenzione della comunità scientifica internazionale: una delle sostanze inquinanti più diffuse nell’aria, l’anidride solforosa (SO₂), sarebbe associata a un aumento del rischio di Sclerosi laterale amiotrofica (SLA).

La scoperta, pubblicata sulla rivista Environmental Research, suggerisce un possibile legame tra l’esposizione prolungata a questo gas e lo sviluppo della grave malattia neurodegenerativa. Si tratta della prima ricerca a evidenziare una correlazione diretta tra SO₂ e SLA, aprendo nuove ipotesi sul ruolo dell’inquinamento atmosferico nella salute del sistema nervoso.

Un inquinante comune sotto accusa

L’anidride solforosa è un gas tossico rilasciato principalmente dalla combustione di combustibili fossili contenenti zolfo, come petrolio, carbone e gasolio, e dai processi industriali di raffinazione o lavorazione dei metalli. 

È uno dei principali responsabili dello smog urbano, già noto per i suoi effetti irritanti e infiammatori sull’apparato respiratorio. Tuttavia, secondo quanto evidenziato dai ricercatori canadesi, il suo impatto potrebbe estendersi ben oltre i polmoni, coinvolgendo anche il sistema nervoso centrale.

Fino a oggi gli studi epidemiologici avevano associato la SLA ad altri inquinanti, come il biossido di azoto (NO₂). La ricerca canadese, però, segna un punto di svolta, poiché sposta l’attenzione su una sostanza finora non considerata un potenziale fattore di rischio neurologico di tale portata.

Lo studio canadese: analisi di oltre mille persone

Il lavoro, coordinato da Daniel Saucier e Mathieu Bélanger dell’Università di Sherbrooke, in collaborazione con Health Canada e il Centro di riabilitazione Stan Cassidy, ha analizzato i dati di centinaia di persone affette da SLA e li ha confrontati con quelli di oltre 1.000 soggetti sani.

Per ogni persona coinvolta nello studio sono stati confrontati i dati sulla qualità dell’aria della zona di residenza con le informazioni sanitarie raccolte. Dall’analisi è risultato che chi viveva in aree con livelli più alti di anidride solforosa presentava un rischio maggiore di sviluppare la SLA, con un aumento stimato del 23%, un dato considerato significativo dal punto di vista statistico.

Non è stata invece riscontrata alcuna associazione rilevante con altri inquinanti atmosferici, come il biossido di azoto o l’ozono, suggerendo un possibile ruolo specifico dell’anidride solforosa. Secondo gli studiosi, la correlazione si è rivelata più forte tra i soggetti esposti per periodi prolungati, oltre dieci anni, evidenziando l’importanza dell’esposizione cronica.

Un’associazione, non una certezza

Gli autori dello studio hanno sottolineato che si tratta di una correlazione statistica, e non di una prova di causalità. In altre parole, i dati non dimostrano che l’anidride solforosa provochi direttamente la SLA, ma evidenziano un legame che merita ulteriori approfondimenti. 

Saranno necessari nuovi studi sperimentali e di coorte per comprendere i meccanismi biologici coinvolti e verificare se l’esposizione a lungo termine possa effettivamente innescare o accelerare il processo neurodegenerativo.

Come precisato dai ricercatori, “i risultati supportano la necessità di migliorare le misure di controllo dell’inquinamento atmosferico”, con l’obiettivo di tutelare la salute pubblica anche dal punto di vista neurologico.


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Implicazioni per la salute pubblica

La scoperta apre un nuovo fronte nel dibattito sugli effetti dell’inquinamento atmosferico. L’anidride solforosa, pur già regolamentata da normative ambientali, continua a essere emessa in grandi quantità nei centri industriali e nelle aree urbane ad alto traffico. 

Ridurre la presenza di questa sostanza potrebbe quindi avere benefici non solo per l’apparato respiratorio, ma anche per la salute cerebrale.

Se confermata da ulteriori ricerche, questa associazione rafforzerebbe l’idea che l’inquinamento ambientale non colpisca solo i polmoni o il cuore, ma possa contribuire anche a disturbi neurodegenerativi gravi come la SLA, il Parkinson e l’Alzheimer.

Fonti:

  • Environmental Research - Associations between long-term air pollution exposure and the development of amyotrophic lateral sclerosis: A matched case-control study
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