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Vivere il qui e ora con la mindful eating: la biologa nutrizionista ci spiega come fare

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ultimo aggiornamento – 19 Gennaio, 2024

Scopri l'approfondimento sulla mindful eating con la biologa nutrizionista

Con il termine “mindful eating” si intende un approccio che promuove una maggiore consapevolezza e attenzione verso i propri bisogni alimentari: tutto ciò genera nuovi modi di vivere l'esperienza del pasto, migliora il benessere complessivo e porta ad adottare un approccio più equilibrato.

Imparando a vivere il “qui e ora”, si pone l’attenzione sulle necessità emotive che influenzano le scelte alimentari e il modo in cui ci si avvicina al pasto – imparando a nutrirsi con attenzione e consapevolezza.

Abbiamo deciso di parlarne con Ylenia La Porta, Biologa Nutrizionista conosciuta su Instagram come @dottoressa.empatia, che racconta: Ho scelto di seguire la cura profonda di chi ha difficoltà alimentari, perché in molti mi dicevano di essere stanchi di dover seguire regole precise. È importante lavorare sul rapporto che le persone hanno con il cibo, dando al paziente strumenti e educazione per agire nel quotidiano. Insegno ascolto, comprensione e osservazione: bisogna imparare a conoscere i segnali del corpo.

Quali sono i princìpi fondamentali della mindful eating e come possono essere applicati nella vita quotidiana?

Generalmente è possibile identificare 3 grandi pilastri:

  1. il non giudizio: il più importante. La mente umana emette costantemente giudizi, anche a causa della diet culture. Ci hanno insegnato che esistono alimenti buoni e cattivi ma, se si vuole avere un approccio mindful, occorre decostruire questo concetto. Certo, ogni alimento ha vantaggi e svantaggi, ma quando ci si giudica come corpo non conforme alla società, diventa impossibile mangiare mindful; va eliminato il giudizio di sé;
  2. la pazienza: il mondo, ormai, va velocissimo e i ritmi frenetici non aiutano quando si vuole mangiare mindful. Proprio per questo, occorre rispettare i tempi del proprio corpo e, come per tutte le cose, tale pratica richiede pazienza. È importante avere la percezione di quanto tempo è necessario per fare qualcosa;
  3. la mente del principiante: occorre tornare a stupirsi delle piccole cose, del quotidiano; facendo un parallelismo, quando si dà qualcosa ad un bambino, egli diventerà magicamente curioso. Bisogna tornare a quel genuino stupore che, al giorno d’oggi, non è più possibile avere: nessuno si stupisce più di niente, tutti sono abituati a tutto.

Esistono, poi, altri elementi importanti della mindful eating, come ad esempio la fiducia: se non ci si fida di sé stessi, allora non si riuscirà a portare avanti il processo e sarà più difficile aspettarsi qualcosa.

È fondamentale non ricercare un risultato fisico: attraverso la mindful eating non si ottiene un traguardo corporeo e non si deve auspicare un dimagrimento; potrebbero esserci dei risultati per via di una nuova consapevolezza, ma la modifica del corpo non deve essere l’obiettivo principale.

Infine, occorre accettare che si possono avere delle emozioni e bisogna imparare ad accoglierle. Può essere importante, anche, seguire un percorso terapeutico per comprendere come lasciare andare i pensieri negativi.

Quali sono i segnali del corpo che indicano fame o sazietà durante un pasto? Come riconoscerli attraverso la mindful eating?

Biologicamente, la regolazione della fame e della sazietà avviene attraverso gli ormoni della grelina e della leptina.

Spesso, i miei pazienti dicono di non essere in gradi di sentire quando si ha fame ma, se si presta attenzione, si possono percepire sensazioni a livello fisico: occorre imparare ad ascoltare.

La fame fisiologica, che spesso viene confusa con quella estrema, può generare diversi sintomi graduali, come una deprivazione energetica, stanchezza, desiderio di ingerire qualcosa: tutto questo è fame, non bisogna arrivare a sentire il brontolio allo stomaco; avere un grande appetito porta a non essere attenti e presenti nel pasto – quando c’è voracità, non c’è mindful.

Anche la sazietà è fatta di livelli che si possono percepire: si tratta di un processo graduale, boccone dopo boccone ci si sente sempre più sazi, fino alla porzione che rende appagati.

Quale legame esiste tra emozioni e fame?

La  fame  emotiva, ovvero mangiare a seconda delle proprie emozioni, esiste e va normalizzata (anche se, spesso, viene criticata e insegnano come fermarla).

Nel momento in cui si percepisce di avere difficoltà emotive, è importante rivolgersi a una figura professionale per imparare ad accettarle.

In generale, dunque, le emozioni legate al cibo sono reali: ad esempio, quando veniamo al mondo, una delle prime cose cui siamo sottoposti è l’allattamento – una sorta di primo calmante; tutte le regolazioni di stress e ansia si manifestano portando alla bocca qualcosa: fumare, mordicchiare la penna, mangiarsi le unghie.

Nonostante ciò, la fame emotiva viene spesso demonizzata, ma occorre solo riconoscere che non è l’unico modo per regolarsi. Se si diventa capaci di individuarla, allora si è in grado di accettarla e capire come viverla.

La fame emotiva non ha una sintomatologia fisica come la fame fisiologica, c’è solo una forte emozione: non è graduale, è un impeto.

Seguendo un percorso nutrizionale, si può arrivare a comprendere e a cogliere entrambi i tipi di fame e fare un percorso per gestirle e non usare il cibo come unica valvola di sfogo.

Quali strategie pratiche si possono adottare per integrare la mindful eating nella vita di tutti i giorni?

La mindful eating si applica imparando a prendersi cura del momento in cui si mangia: vivendo una vita frenetica, non si è più in grado di godere quello che si ha nel piatto.

Una delle strategie più importanti è quella di prendersi del tempo; l’istante del pasto è importante, perché si sta andando a nutrire il corpo e si forniscono energie per affrontare la giornata.

Anche solo l’attimo della preparazione e della cura del piatto stesso è mindful: i profumi, le spezie i sapori.

Inoltre, i diversi input cui siamo sottoposti – il telefono, la televisione – distraggono e non permettono di godersi appieno il momento; ponendo il veto alle distrazioni, sarà possibile percepire meglio la sazietà e il piatto avrà tutto un altro sapore.

Mangiare velocemente non è un buon modo per assaporare quello che si ha nel piatto: le posate andrebbero appoggiate mentre si mastica e, masticando lentamente, si riesce a appagare il cervello.

Come si può mantenere la consapevolezza nel lungo periodo?

Una volta scoperto qualcosa di piacevole, è difficile allontanarcisi: tutti cercano di mantenere le buone abitudini, se si è consapevoli del fatto che determinate pratiche fanno stare bene, sarà più semplice metterle in pratica e perseguirle nel tempo.

È normale avere giorni in cui sarà difficile preparare un pasto mindful, così come è lecito sentire il bisogno di una coccola alimentare: bisogna esserne consapevoli e accettarlo.

La chiave per mantenere la mindful eating a lungo termine è ascoltare e accogliere il fatto che ognuno ha bisogni diversi.

Mindful eating in gravidanza: occorre seguire qualche precauzione per il feto? E nei bambini, si può mettere in pratica?

Per quanto riguarda la gravidanza, si è assolutamente liberi di seguire questa pratica – occorre solo capire che si stanno attraversando  cambiamenti fisiologici, quindi si avranno esigenze nutrizionali diverse e si dovrà prestare attenzione a determinati cibi.

Non si tratta di mindful aperta a tutto, si devono seguire le giuste accortezze nutrizionali, stando attenti a non ingerire alimenti pericolosi per il feto.

Anche i bambini possono seguire la pratica del mindful eating: in questi soggetti, poi, è anche più semplice metterla in pratica, poiché non sono vittime dell’influenza socio culturale

Riuscire a stimolare la curiosità è utile per prevenire la selettività alimentare, dal momento che, quando un bimbo non è abituato ad avere un ampio ventaglio di scelta, non è selettivo.

La cosa importante è agire sul genitore: bisogna prestare attenzione a quello che si dice ai più piccoli, occorre tenerli lontani dal mondo delle diete e dell’ideale di bellezza, devono vivere con spensieratezza senza condizionamento estetico.

Infine, la televisione andrebbe tenuta spenta, altrimenti non si allena la sazietà.

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Mattia Zamboni | Seo Content Specialist
Scritto da Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ho conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione con un particolare focus sullo storytelling. Con quasi un decennio di esperienza nel campo del giornalismo, oggi mi occupo della creazione di contenuti editoriali che abbracciano diverse tematiche, tra cui salute, benessere, sessualità, mondo pet, alimentazione, psicologia, cura della persona e genitorialità.

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