Conflitti familiari: così l'ambiente ostile modella le connessioni cerebrali

Arianna Bordi | Autrice e divulgatrice esperta in salute femminile, psicologia e salute del cervello
A cura di Arianna Bordi
Autrice e divulgatrice esperta in salute femminile, psicologia e salute del cervello

Data articolo – 30 Ottobre, 2025

Bambina triste e sconvolta per la rabbia dei suoi genitori

Crescere in una realtà satura di tensione sociale costante, sia essa tra le mura domestiche, tra i banchi di scuola o nelle vie del quartiere, non è solo emotivamente pesante: può lasciare cicatrici strutturali nel cervello dei preadolescenti, innescando problemi di salute mentale che si manifestano a distanza di molti mesi.

Scopriamo di più in questo approfondimento.

Le premesse della ricerca

Ecco cosa ha svelato nel dettaglio uno studio, pubblicato sulla rivista Psychological Medicine, basata sui dati dell'ABCD study e relativa a quasi 12.000 bambini statunitensi di 9-10 anni.

Emerge una correlazione diretta: la percezione di minacce sociali non solo persiste, ma si traduce in un'alterata connettività di cruciali reti cerebrali.

Seguendo i partecipanti a sei e trenta mesi di distanza, è emerso che i ragazzi che percepivano un più alto livello di minaccia sociale erano sistematicamente quelli che riportavano maggiori difficoltà di salute mentale.

Il danno alle "autostrade" cognitive

L'immersione in ambienti ostili provoca un vero e proprio "cortocircuito" nelle centrali operative del cervello:

  • previsione a lungo termine: le minacce sociali percepite nell'ambiente hanno predetto significativamente problemi di salute mentale (ansia, depressione, ecc.) sia a 6 mesi che a 30 mesi di distanza (fino ai 12 anni e mezzo);
  • cambiamenti cerebrali: l'ambiente ostile indebolisce le "autostrade" interne (minore connettività) di reti cerebrali fondamentali, come quelle che gestiscono il pensiero interno (DMN) e il controllo cognitivo (FPN). Allo stesso tempo, si crea un eccessivo "rumore" (maggiore connettività) tra queste reti e quelle dell'attenzione (DAN e CON), causando interferenze e difficoltà di concentrazione;
  • il ruolo dei problemi: questi schemi cerebrali alterati sono il "mediatore" che spiega come le minacce sociali portano specificamente a problemi di internalizzazione (ansia, depressione) e difficoltà di attenzione, ma non a quelli di esternalizzazione (aggressività).

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La famiglia è il predittore più forte di problemi di salute mentale futuri in generale, seguita da scuola e quartiere; solo l'insicurezza di quest’utlimo, però, è risultata strettamente collegata ai cambiamenti di connettività nelle reti cerebrali di base (DMN e DAN), suggerendo che l'ambiente esterno agisce sul cervello con un meccanismo specifico.

I risultati, quindi, suggeriscono che le minacce sociali (conflitti familiari, scuole/quartieri insicuri) instillano nel bambino schemi di "sicurezza sociale negativa", un quadro particolarmente preoccupante dato che  l'adolescenza è un periodo di intenso e dinamico sviluppo cerebrale.

Risultati e prospettive future

Il lavoro, di conseguenza, supporta l'idea che intervenire su questi "schemi sociali disadattivi" (cioè la sensazione costante di insicurezza) sia cruciale per prevenire la persistenza dei disturbi di salute mentale.

Soprattutto perché, nonostante tutti i risultati, l'associazione tra l'insicurezza percepita e i problemi di salute mentale è risultata relativamente piccola: ad esempio, un aumento di 1 punto nella minaccia percepita era associato a un aumento di soli 3 punti nei problemi mentali (su una scala di 38).


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Anche un effetto piccolo, però, se si manifesta su tutta la popolazione adolescenziale, ha un grande impatto sulla salute pubblica; inoltre, si ipotizza che questi effetti, anche se lievi inizialmente, si aggravino nel tempo creando schemi mentali disadattivi.

Fonti:

Cambridge University Press - Social threat, neural connectivity, and adolescent mental health: a population-based longitudinal study

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