L’autoconsapevolezza la ricerchiamo spesso, nel continuo tentativo di trovare un equilibrio interiore, ma perché non ricercarla anche quando siamo già sereni?
Approfondiamo questa tematica con l’aiuto delle parole delle esperte.
Consapevolezza: di cosa parliamo e come possiamo raggiungerla
Dobbiamo immaginare l'autoconsapevolezza non come un semplice sguardo allo specchio, ma come un'immersione profonda nelle acque cristalline del proprio essere, riflettendo non solo la nostra immagine interiore, ma anche l'eco che le nostre azioni propagano nel mondo esterno.
Come acutamente osserva la ricercatrice e psicologa Tasha Eurich, "l'autoconsapevolezza è la capacità di vederci chiaramente. Di capire chi siamo, come ci vedono gli altri e come ci inseriamo nel mondo".
Infatti, sebbene il sentiero verso la definizione possa diramarsi in molteplici interpretazioni, il nucleo pulsante dell'autoconsapevolezza risiede in una profonda cognizione di sé e della risonanza che le nostre reazioni innescano nel tessuto delle interazioni umane e delle circostanze che ci circondano.
È vitale distinguere l'autoconsapevolezza dalla sua affine, ma distinta, "autocoscienza", poiché quest'ultima può paradossalmente inchiodarci a una consapevolezza ipertrofica di dettagli insignificanti, come la goffaggine delle nostre mani o il rossore del nostro viso nei momenti di tensione.
L'autoconsapevolezza, al contrario, ci offre una lucidità interiore scevra da giudizio sulle nostre parole e azioni: è la capacità di orchestrare con saggezza il nostro linguaggio durante un colloquio cruciale, anziché cadere nella trappola di un'analisi critica incessante di ogni sillaba pronunciata.
Conoscere le persone, i luoghi e le situazioni che nutrono la nostra energia vitale e quelle che la prosciugano ci permette di tracciare una rotta che ci conduca verso il benessere.
Inoltre, la consapevolezza dell'impatto delle nostre parole e azioni sul prossimo funge da ponte per edificare legami umani più robusti e significativi, un ulteriore e prezioso beneficio evidenziato dalla dottoressa Eurich.
Per affinare la bussola interiore dell'autoconsapevolezza alcune esperte in psicoterapia suggeriscono pratiche focalizzate sull'ascolto di sé e sulla comprensione delle proprie reazioni:
Il respiro come àncora
Rachel Forbes, terapeuta e speaker, evidenzia l'importanza di osservare il respiro, senza inizialmente modificarlo, come punto di accesso alla consapevolezza corporea e mentale.
Notare l'espansione del torace durante l'inspirazione e le sensazioni corporee durante l'espirazione può rivelare stati di ansia (respiro corto) o calma (respiro rilassato).
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Rallentare consapevolmente il respiro attiva la risposta parasimpatica, inducendo uno stato di maggiore quiete. Questo semplice atto allena a "notare le cose" su di sé e ad agire per il proprio benessere.
Scrivere per svelare
Nina Polyné, psicologa e autrice, raccomanda la scrittura di un diario come strumento per esplorare i meandri del pensiero. Trascrivere pensieri, paure, valori e sentimenti permette di sintonizzarsi con il "chiacchiericcio" interiore e di osservarlo su carta.
Questa pratica non solo accresce la consapevolezza immediata, ma la riflessione nel tempo può rivelare schemi di pensiero problematici o problemi ricorrenti, fornendo preziose informazioni su di sé.
Accogliere le emozioni senza giudizio
Forbes invita a esperire emozioni come gelosia, rabbia, ansia o solitudine senza etichettarle negativamente, quasi come osservare un oggetto in un museo.
Invece di respingerle, è cruciale chiedersi di cosa si ha bisogno per sentirsi più sicuri mentre si attraversano tali emozioni, che sia un'autoaffermazione rassicurante o un gesto di auto-conforto. Creare uno "spazio sicuro" per le proprie emozioni riduce la tendenza a reagire in modi dannosi.
Indagare le reazioni istintive
Comprendere le radici delle proprie reazioni automatiche, specialmente in situazioni di conflitto o confronto, è un altro tassello dell'autoconsapevolezza.
Forbes suggerisce di esplorare le cause di tali reazioni per poter scegliere risposte diverse in futuro. Ad esempio, di fronte a un feedback critico, chiedersi perché si reagisce sulla difensiva può aiutare a non personalizzare eccessivamente la situazione, magari collegandola a dinamiche passate.
Tuttavia, Eurich riconosce che a volte le ragioni delle nostre reazioni non sono immediatamente chiare, e in tal caso, porsi domande dirette ("cosa ti ha fatto sentire male oggi e cosa vuoi fare al riguardo?") può sbloccare la comprensione.
Check-in serale
Prima di coricarsi, la dottoressa Eurich consiglia un breve riepilogo della giornata focalizzato su tre domande: "Cosa è andato bene oggi?", "Cosa non è andato tanto bene oggi?", e "Come posso essere più intelligente domani?". Questo non mira a focalizzarsi sugli errori, ma a riconoscere i successi e le aree di miglioramento per una crescita continua.
Il supporto della terapia
Polyné sottolinea che l'autoconsapevolezza può essere un percorso complesso e che la terapia offre un valido supporto.
Un terapeuta può fungere da "specchio", incoraggiando a esaminare pensieri, emozioni e comportamenti in modi nuovi e utili per progredire nel proprio viaggio di scoperta interiore.
Provare a capire chi siamo e cosa vogliamo anche quando siamo in pace con noi stessi
Babita Spinelli, psicoterapeuta e psicoanalista di acuta perspicacia, ci invita ad abbracciare una visione trasformativa: "Se riusciamo a essere proattivi e a considerare la salute mentale allo stesso modo in cui consideriamo lavarci i denti, come un'abitudine quotidiana che si integra perfettamente nella nostra vita, possiamo effettivamente, in un certo senso, progredire verso una versione di noi stessi più sana".
Con queste parole non ci esorta a un intervento di emergenza, ma a un'integrazione fluida e costante della cura di sé nel tessuto della nostra esistenza. "Questo significa non limitarsi a occuparsi o pensare alla salute mentale quando siamo in crisi o quando abbiamo un problema".
E aggiunge: "Onestamente, è molto più facile farlo quando le cose non vanno a gonfie vele".
Nei periodi di serenità, infatti, nel momento in cui la mente non è oscurata dalla tempesta emotiva, possiamo dispiegare una lucidità superiore; quando non siamo intrappolati nella spirale discendente dei problemi di salute mentale, la prospettiva si allarga, offrendoci la possibilità di abbracciare una visione d'insieme e di intraprendere un'esplorazione interiore che altrimenti sarebbe inaccessibile.
Per preservare la nostra salute mentale anche nei momenti di benessere alcune esperte suggeriscono pratiche riflessive da integrare nella quotidianità:
Gratitudine proattiva
Spinelli sottolinea l'importanza di "iniziare (o continuare) a praticare la gratitudine", annotando ciò per cui si è grati. Questa abitudine, coltivata nei momenti positivi, diventa una risorsa preziosa nei periodi difficili, offrendo una prospettiva e ricordando i motivi di gioia passati.
Inventario del benessere
Stephanie Roth Goldberg, terapeuta e mental coach, incoraggia a identificare le attività che spontaneamente ci risollevano l'umore quando stiamo bene – "provare qualcosa di nuovo, chiamare un amico, vestirsi elegantemente".
Annotare queste "cose che facciamo spontaneamente quando siamo di buon umore e che contribuiscono al nostro buon umore" ci permette di avere una lista da utilizzare strategicamente nei momenti di difficoltà. Ripercorrere questo inventario può anche rivelare la frequenza dei momenti positivi, contrastando la percezione di un malessere prolungato.
Dialogo interiore positivo
Goldberg suggerisce di "dedicare qualche minuto, più volte al giorno, a sintonizzarti sui tuoi pensieri e a riconoscere come pensi quando sei di buon umore".
Notare il linguaggio e le affermazioni positive utilizzate in quei momenti e trascriverle può fornire un antidoto verbale contro la narrazione negativa che tende a manifestarsi durante i periodi di malessere.
Decifrare il benessere
Riflettere sulle circostanze e le abitudini che precedono una giornata positiva ("cosa è successo subito prima di questa giornata assolutamente memorabile?") può svelare schemi e comportamenti che favoriscono il buon umore.
Come suggerisce Goldberg, individuare questi fattori – "forse hai dormito meglio o la tua routine serale era perfetta" o "hai passato la notte scorsa a fare qualcosa che ami davvero" – permette di replicarli intenzionalmente per incrementare le giornate positive.
Apprezzare il presente
Siobhan D. Flowers, ricercatrice e terapeuta, esorta a "riflettere sulla propria giornata e annotare cosa è andato bene", anche nelle giornate ordinarie.
Identificare le piccole o grandi cose che suscitano sensazioni positive guida verso la comprensione di ciò che ci rende felici e offre spunti per replicare tali momenti in futuro.
Esplorare le emozioni sottostanti
Anche nei momenti di benessere, come suggerisce Spinelli, è utile "scavare più a fondo" e affrontare eventuali emozioni latenti che potrebbero essere state messe da parte durante periodi difficili.
Chiedersi "Quali altri sentimenti più specifici posso identificare?" può portare a scoperte significative, specialmente in terapia, trasformando un apparente "Va tutto benissimo" in un'opportunità di crescita.