Si parla di glow up, anche in riferimento all'estate: ma ne abbiamo davvero bisogno?

Arianna Bordi | Editor

Ultimo aggiornamento – 18 Giugno, 2024

Ragazza che guarda il PC con una maschera sul viso e mentre sfoglia un libro

La cultura del glow up è presente da anni sui social media, in particolare su TikTok con contenuti video come la “Glow Up Challenge”, ed è tuttora un trend molto diffuso.   

Già dal lockdown a causa della pandemia da Covid-19 molte persone avevano scelto di sfruttare quel periodo di reclusione forzata per provare a iniziare un percorso di glow up.

Ma cosa significa questo termine? Si tratta davvero solo di un trend?

Sentire il bisogno di “fare un glow up”, di cosa si tratta?

Il termine "glow up" (brillare, risplendere) è nato all'inizio del 2010 come un gioco di parole su "grow up" (crescere). Nella seconda metà del decennio è diventato un termine di uso comune per un trend che consisteva nel mettere a confronto una foto recente con una vecchia risalente al periodo dell'adolescenza per mostrare la propria trasformazione fisica positiva.

Si tratta di un'espressione colloquiale che ha avuto una grande diffusione sui social media negli ultimi anni: ha diverse sfumature di significato, ma in generale si riferisce a un miglioramento significativo del proprio aspetto fisico o della propria personalità.

Questo processo di miglioramento del proprio Sé avviene per diverse ragioni: perché si sente l’esigenza di cambiare e di sentirsi meglio con la propria immagine e con alcuni aspetti della propria quotidianità; dopo un evento destabilizzante, come la fine di una relazione; dal momento in cui si vuole vivere il periodo estivo nella migliore forma (non solo fisica) possibile oppure come buon proposito di inizio anno.

Si riferisce, dunque, a un miglioramento generale della persona, a una sorta di upgrade, come se fossimo un sistema operativo che va aggiornato, e può includere:

  • trasformazione fisica: miglioramento della pelle, dei capelli, del fisico, dello stile di abbigliamento o del trucco;
  • crescita personale: aumento della sicurezza di sé, dell'autostima, della positività e della felicità;
  • sviluppo interiore: acquisizione di nuove competenze, interessi o hobby;
  • ricerca del successo: raggiungimento di obiettivi in ambito lavorativo, scolastico o relazionale;
  • un invito, in senso ampio, alla valorizzazione di sé.

Il termine "glow-up", dunque, dovrebbe celebrare la trasformazione positiva di un individuo, sia in termini di aspetto fisico che di autostima.

In preparazione all'estate se ne parla anche più del solito, sia perché in questa stagione il corpo è più visibile, sia perché si tratta di un periodo in cui molte persone cercano non solo di prendersi una pausa dalla vita di tutti i giorni, ma anche di privilegiare tutte quelle abitudini alle quali normalmente non si riesce a dedicare il tempo che si vorrebbe.  

“Guida al glow up estivo”, “il glow up estivo che ti meriti”: pro e contro delle guide al cambiamento 

Oltre alla presenza di articoli online, la modalità con cui è più facile informarsi sui metodi di glow up sono i social network.

Non solo su Instagram e TikTok ma anche sulla piattaforma Youtube, giovani ragazze che sono influencer e content creator creano dei contenuti che possano rappresentare una guida per le persone (quasi unicamente ragazze) che le seguono.

In maniera simile a quello che la rivista Cioè proponeva, con il suo massimo picco di diffusione negli anni ’80 e ’90, le creator cercano di dare consigli per realizzare un glow up olistico, specialmente quando si avvicina il periodo estivo.  

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Si rapportano al loro pubblico come delle sorelle maggiori e sono molti i commenti in cui le utenti si sentono confortate e capite, contente di aver trovato una sorta di amica a distanza che propone degli “healthy habits” (abitudini salutari) per sentirsi meglio con sé stesse.

I consigli spaziano dal fare stretching e meditazione tutti i giorni, ai modi più efficaci per prendersi cura del proprio corpo e profumare fino a consigli che sembrano banali, ma che hanno l’obiettivo di fornire una routine di esempio, come fare skincare ogni mattina, fare journaling (tenere un diario che sia parte del percorso di crescita personale), essere attente alla propria igiene orale e scrivere una to-do list per essere produttive durante il corso della giornata.

Questo trend di video è strettamente connesso al fenomeno della clean girl o THAT GIRL: ma a cosa ci riferiamo con questa terminologia?

Le "clean girl" rappresentano un trend estetico nato su TikTok e diffusosi rapidamente, che celebra la bellezza naturale e un look minimalista: ragazze acqua e sapone con pelle luminosa e uniforme, trucco leggero che esalta i lineamenti, capelli generalmente lunghi e sciolti.

L'obiettivo è quello di apparire curate e ordinate, senza eccessi o artifici; si prediligono capi basic e colori neutri, con una palette che verte sui colori pastello e degli accessori semplici.

Più che un semplice stile, la "clean girl aesthetic" rappresenta un modo di vivere: cura di sé stessa a 360° gradi, attenzione a un’alimentazione sana, skincare quotidiana e benessere mentale.

Tuttavia, come ogni trend, non è esente da controversie: risulta troppo esclusivo e rischia di promuovere una bellezza stereotipata, incentrata su donne bianche e magre; inoltre, è come se presupponesse che chi non rispetta “il protocollo”, ad esempio perché non si depila o ha l’acne, sia automaticamente una persona sporca e non abbastanza motivata per raggiungere un glow up soddisfacente.

Glow up e la pressione sociale verso gli standard: luci e ombre

Lo studio dell’Università Gadjah Mad di Yogyakarta ha analizzato la Glow Up Challenge, osservandone il significato alla luce della teoria sociologica del corpo, della costruzione della bellezza e dell'autorappresentazione.

I risultati mostrano che questo mindset dà vita a una bellezza generalizzata e standardizzata, come il cambiamento del corpo verso forme più snelle, una pelle più luminosa e uno stile di abbigliamento più alla moda, e che ha creato una determinata classificazione del corpo, uno standard che diventa segno del raggiungimento del glow up.  

Come sottolineato da Chrissy King a Wondermind, scrittrice, speaker e promotrice di diversità, equità e inclusione nel fitness, “nonostante sembri normale a tutti, sono convinta che i nostri tentativi collettivi di ‘fare un glow up’ e la nostra inclinazione a consumare contenuti che lo incoraggiano siano un grosso problema. A mio parere, l'interesse per le storie di cambiamento ci fa sentire meno soddisfatti della vita che abbiamo, ansiosi di non essere dove dovremmo essere, e sfiniti dal desiderio di ciò che sembra irraggiungibile. Questa mentalità malsana ci sta facendo diventare i nostri peggiori nemici.”

Ma ci sono già dei trend che vanno controcorrente e che cercando di normalizzare l’assenza di un esigenza di rinnovamento estetico e dello stile di vita.

Infatti, mentre nella "Glow Up Challenge" su TikTok gli utenti mettono in scena la propria trasformazione, spesso incentrandosi sul miglioramento del proprio aspetto fisico, accompagnati da musica e audio che enfatizzano il concetto di self-improvement, il trend del "glow-down" testimonia la  percezione personale di un peggioramento nell'aspetto o, in generale, nella vita.

Si tratta di un modo per decostruire tutte quelle aspettative che spesso il glow up (e gli standard estetici della società) potrebbero indurre a interiorizzare, ammettendo a sé stesse e alle altre persone che è legittimo e assolutamente normale avere dei periodi no, l'insorgere di stati ansiosi e insoddisfazione oppure non avere nessun tipo di interesse verso un miglioramento estetico (migliore per chi?) o del proprio stile di vita.

I social media, con i loro filtri e la loro enfasi sull'immagine, arrivano a distorcere la realtà e creare pressioni basate su modelli irrealistici e questa è una risposta al lato tossico del fenomeno del glow up e ha l’obiettivo di comunicare che va bene presentarsi come si è, anche se in passato per la società si appariva più in linea con lo standard.

Celebrare i glow-up come simbolo di empowerment può essere un modo positivo per incoraggiare gli altri a migliorarsi, ma è fondamentale farlo senza creare pressioni o confronti che potrebbero portare a sviluppare dei complessi e delle abitudini poco sane, come disturbo da dismorfismo corporeo oppure i disturbi alimentari.

In un articolo di State Press viene offerto un ulteriore spunto, per cui il glow up potrebbe diventare un momento di consapevolezza e di testimonianza di un cambiamento che per alcune persone rappresenta a tutti gli effetti una rinascita.

Celebrare un "glow up" virale può, infatti, aiutare a convalidare l'esperienza delle persone trans, data la storia di lotte della comunità contro le barriere culturali e soprattutto sistemiche per l’accesso all'assistenza sanitaria di transizione.

Dunque “forse la cultura del ‘glow up’ può essere utilizzata per sensibilizzare su queste questioni sociali e contribuire a normalizzare il processo di transizione medica, combattendo al contempo lo stigma transfobico.”

In conclusione, è importante sottolineare che il valore di una persona non dovrebbe mai essere giudicato esclusivamente dall'aspetto fisico. I veri percorsi di miglioramento sono quelli che riguardano la crescita interiore, la costruzione della propria autostima e il raggiungimento degli obiettivi personali, con i propri tempi e senza il confronto con il vissuto altrui

Appurato ciò, se i video di una coetanea o di una ragazza poco più grande riescono a far sentire giovani ragazze (che potrebbero avere un rapporto conflittuale con i genitori o soffrire la mancanza di una sorella maggiore) parte di qualcosa di bello, che le motiva a stare meglio e a seguire abitudini giuste per loro e non per la necessità di seguire un trend fine a sé stesso, il glow up può rappresentare un meritato atto di self-care

Arianna Bordi | Editor
Scritto da Arianna Bordi | Editor

Dopo la laurea in Letteratura e Lingue straniere, durante il mio percorso di laurea magistrale mi sono specializzata in Editoria e Comunicazione visiva e digitale. Ho frequentato corsi relativi al giornalismo, alla traduzione, alla scrittura per il web, al copywriting e all'editing di testi.

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Arianna Bordi | Editor
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