Piedi piatti nei bambini? Ecco cosa fare

Elena Turrini

Ultimo aggiornamento – 12 Luglio, 2023

Scopriamo cosa fare quando i bambini hanno i piedi piatti

Il piede piatto nei bambini è un disturbo molto diffuso soprattutto nei paesi occidentali ed è caratterizzato da un'arcata plantare piatta che determina il contatto completo del piede con il suolo quando il soggetto è in posizione eretta. A volte può verificarsi in concomitanza anche una situazione in cui calcagno si sposta verso l'esterno, in questo caso il nome corretto è: piede valgo.

Questo problema può essere risolto nella maggior parte dei casi attraverso l'uso di plantari o esercizi fisioterapici correttivi, ma in altri casi potrebbe rendersi necessario un intervento chirurgico. Nelle prossime righe affrontiamo a tutto tondo l’argomento "piedi piatti nei bambini" e scopriamo quali sono gli interventi correttivi più adatti.

Cos’è il piede piatto infantile

Il piede piatto è una condizione comune nei bambini, molto spesso derivante da cause sconosciute ma comunque non patologiche, tanto da essere definito nella maggior parte dei casi “piede piatto idiopatico”. Questo disturbo è caratterizzato dall'assenza di archi plantari che, in situazioni normali, dovrebbero tenere la parte interna del piede sollevata dal terreno.

Ecco quindi che, nei bambini con i piedi piatti, tutta la pianta del piede tocca il suolo quando il bimbo è in posizione eretta. Nonostante non sia un condizione di per sé grave, certi bambini possono provare dolore o rigidità che rendono necessaria una correzione ortopedica.

Il piede piatto viene di solito classificato in tre diversi stadi a seconda della sua gravità:

  • Nel primo stadio, l'arco plantare del piede risulta ridotto ma ancora presente, e il soggetto non presenta sintomi dolorosi.
  • Nel secondo stadio, il piede risulta morfologicamente alterato e la volta plantare non è visibile.
  • Nel terzo stadio, l'arco plantare è completamente assente e la deformazione del piede risulta irreversibile.

Piede piatto del bambino e calcagno valgo: quali sono le differenze?

Anche se spesso nel linguaggio comune piede piatto e piede valgo nei bambini sono due termini usati come sinonimi, in realtà esiste una differenza. Per comprenderla occorre osservare il piede del bambino in posizione eretta.

Nel piede piatto, la pianta del piede appoggia interamente a terra ma il tallone risulta in linea con la gamba. Nel calcagno valgo invece, osservando il piede da dietro, il tallone appare spostato verso l’esterno non risultando quindi allineato con la gamba.

Nonostante il piede piatto possa risolversi spontaneamente con la crescita, il calcagno valgo nei bambini tende a persistere anche dopo che si è concluso lo sviluppo morfologico del piede.

Cause del piattismo infantile

Il piede piatto può avere diverse origini, tra cui:

  • Congenita, ad esempio una fusione delle ossa del piede (sinostosi) o malformazioni come un tendine di Achille corto.
  • Neuromuscolare, ovvero derivante da malattie che interessano il sistema nervoso e muscolare, come le paralisi cerebrali infantili, le miopatie o la spina bifida.
  • Post-traumatica, ad esempio in seguito a fratture del calcagno o dell'astragalo (il secondo osso tarsale più grande del piede dopo il calcagno). 
  • Infiammatoria, quando il piattismo o i piedi valghi nei bambini sono causati da malattie infiammatorie come ad esempio l'artrite idiopatica giovanilel’artrite reumatoide infantile
  • Idiopatica, quando la causa non è nota.

Correzione del piede piatto nei bambini

Come anticipato nei paragrafi precedenti, la condizione dei piedi piatti nei bambini è considerata normale fino ai 5 anni, poiché fa parte del normale sviluppo del piede. In questa fase infatti, il corpo utilizza l'accumulo di tessuto adiposo sottocutaneo per proteggere le ossa ancora fragili del bambino.

Tuttavia, nonostante si tratti di una condizione fisiologica nei bimbi piccoli, se questi lamentano sintomi dolorosi (solitamente a carico dei piedi, delle caviglie e delle ginocchia), oppure se i movimenti risultano difficoltosi o impacciati è importante consultare uno specialista che il più delle volte prescriverà delle correzioni attraverso plantari oppure sedute di fisioterapia.

È comunque importante consultare sempre il medico quando i piedi piatti permangono nei bambini con più di 9 o 10 anni. Solitamente in un bimbo su sette, la problematica del piede piatto non si risolve spontaneamente e persiste anche in età scolare.

Diagnosi del piede piatto nel bambino

Prima di iniziare qualsiasi trattamento, è necessaria un'accurata diagnosi dei piedi piatti, che solitamente comprende la raccolta di un’anamnesi accurata, un esame fisico approfondito e studi di imaging.

Durante l’esame fisico, lo specialista ortopedico stabilirà innanzitutto se sussistono i criteri predittivi per poter avanzare una possibile diagnosi di piede piatto o piede valgo nel bambino e valuterà quindi il grado di appoggio a terra e la perpendicolarità del tallone rispetto alla linea verticale della gamba.

Questo esame prende il nome di podoscopiain cui il piede del bimbo viene posizionato su una piattaforma specchiata ed illuminata (chiamata podoscopio) che evidenzierà la distribuzione del peso corporeo sul piede, l’andatura e l’allineamento degli arti inferiori.

Lo step successivo è un esame di diagnostica per immagini attraverso uno strumento chiamato baropodometro computerizzato che consente di acquisire le immagini del piede piatto e di visualizzarle su uno schermo. In questo modo, sarà possibile valutare il grado di piattismo, la presenza del tallone valgo nei bambini ma anche di raccogliere tutti i dati necessari per creare eventuali plantari personalizzati in base alla conformazione del piede.

Medico esegue diagnosi di piedi piatti nel bambino

Altre indagini che solitamente vengono eseguite durante il procedimento diagnostico, sono ad esempio gli esami radiografici dei piedi sotto carico che permettono di valutare l’anatomia e la funzionalità dei piedi in posizione eretta. Si tratta di un esame non invasivo e completamente indolore che dura all’incirca 15 minuti.

Infine, nei casi di malformazioni congenite come ad esempio la sinostosi, il bimbo con piede piatto verrà sottoposto ad esami più approfonditi come la TC o la risonanza magnetica.

Piedi piatti e piedi valghi dei bambini: quali sono i possibili rimedi

Per mettere in atto una correzione del piede piatto patologico nel bambino (ovvero tutti i casi in cui il piede piatto permane nonostante il bambino abbia superato i 10 anni), esistono diversi metodi. Le alternative sono:

  • Sedute di fisioterapia, utili per ripristinare nella maniera corretta alcune posizioni e movimenti attraverso la stimolazione dei muscoli giusti.
  • Utilizzo di plantari ortopedici su misura o scarpe ortopediche personalizzate. Questa soluzione va valutata una volta che il bimbo con i piedi piatti ha superato i 5 anni di età e, sebbene non risolva il problema alla radice, è comunque un rimedio che consente di ripristinare una postura corretta, elemento fondamentale per prevenire eventuali problematiche a livello scheletrico.
  • Intervento chirurgico mini-invasivo: è un intervento di tipo correttivo che viene preso in considerazione solo nei bambini in cui il piede piatto o il tallone valgo sono molto accentuati e causano sintomi dolorosi significativi. Questo intervento chirurgico mira a migliorare la struttura anatomica del piede e a correggere la deviazione del calcagno. Viene eseguito in anestesia locale e prevede una piccola incisione in cui viene inserita una vite all’interno della cavità anatomica chiamata seno del tarso (tra il calcagno e l'astragalo) che serve per impedire che le due ossa scivolino tra di loro in pronazione. L’età più indicata per sottoporre un bambino con i piedi piatti a questo intervento è intorno ai 12 anni, quando la crescita ossea non è ancora conclusa.

Il decorso post operatorio prevede di indossare stivaletti gessati sui quali poter camminare per circa 15 giorni. Una volta rimossi, trascorse altre due settimane, il bimbo potrà riprendere serenamente tutte le attività quotidiane più intense tra cui la corsa o gli sport in acqua. Per tutte le attività a rischio di traumi, dovrà invece attendere circa 3/4 mesi.

Elena Turrini
Scritto da Elena Turrini

Web Content Editor e SEO Copywriter, laureata in Economia e specializzata in Neurocopywriting e Storytelling aziendale. Negli anni ha coltivato la sua passione nei confronti della salute e della scienza frequentando vari corsi.

a cura di Dr. Giuseppe Pingitore
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