Perché il travaglio inizia spesso di notte?

Anna Nascimben | Editor

Ultimo aggiornamento – 01 Luglio, 2024

Una donna incinta

È vero che il travaglio inizia spesso di notte e se sì, perché esiste una maggior probabilità che le contrazioni partano nelle ore notturne? Esiste una correlazione tra orario e avvio del parto naturale?

Ecco cosa sapere.

Il travaglio inizia spesso di notte: vero o falso?

Il travaglio è un momento di profonda trasformazione fisica che compare in genere tra la 37esima e la 41esima settimana di gestazione.

Esso può avvenire in qualunque momento e solitamente è preceduto dalla comparsa di alcune manifestazioni tipiche che preannunciano l'avvio delle contrazioni regolari.

Fra queste la più nota è la rottura delle acque, ovvero la rottura del sacco amniotico, tuttavia altri segnali possono essere la nausea, i crampi addominali, le scariche intestinali e la perdita di muco.

In base ai racconti di molte donne che hanno partorito, sembra che in moltissimi casi il parto cominci durante le ore notturne, ma è veramente così? Quali prove ci sono a sostegno di questa convinzione?

In realtà, sembrerebbe proprio di sì: il travaglio inizia spesso di notte perché è durante le ore notturne che il corpo materno rilascia un quantitativo maggiore di ossitocina, ovvero dell'ormone direttamente implicato nel parto e la sostanza responsabile dell'avvio delle contrazioni uterine.


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L'ossitocina è un ormone naturalmente prodotto dal corpo della donna che ha, tra le tanti funzioni, anche quella di stimolare la contrazione della muscolatura liscia dell'utero in modo che il feto sia sospinto giù lungo il canale del parto.

Questa fase, detta travaglio, è preparatoria al momento delle spinte, che si verifica quando il bambino è pronto per nascere.

L'ossitocina è considerata un ormone notturno ed è quindi probabile che il fatto che il travaglio cominci spesso di notte sia proprio dovuto a una sua maggior secrezione.

La causa alla base di questo meccanismo potrebbe derivare forse dal fatto che di notte la donna si sente più rilassata e al sicuro, pertanto l'organismo è maggiormente propenso a rilasciare l'ossitocina che, a sua volta, dà poi inizio alle contrazioni.

I segnali che si è entrate in travaglio

Il travaglio vero e proprio viene spesso preannunciato dalla comparsa di alcuni sintomi tipici.

Nelle settimane che segnano la fine della gravidanza, ovvero a partire dalla 37esima in poi, la donna può iniziare ad avvertire delle contrazioni durante le ore serali o notturne, in un orario compreso indicativamente tra le 21 e le 4 del mattino.

Esse, pur essendo a tutti gli effetti delle contrazioni, non sono quelle che danno inizio al travaglio, visto che sono solo leggermente fastidiose e che poi, a un certo punto, si fermano da sole; la loro comparsa tuttavia è il segnale che l'organismo è pronto per il momento del parto e che, presumibilmente, nel giro di una decina di giorni al massimo il fatidico momento potrebbe arrivare.

Un altro segnale tipico dell'avvio del travaglio è l'aumento delle secrezioni di muco dalla vagina, il quale può essere seguito nelle ore che precedono le contrazioni, dalla rottura del tappo mucoso.

Infine, molte donne lamentano alterazioni nell'equilibrio gastrointestinale, ad esempio con la comparsa di frequenti episodi di diarrea, oppure la sensazione di avere un peso che spinge verso il basso, segnale che il bambino è ormai pronto per uscire.

Come affrontare il travaglio di notte

Il travaglio, sia che inizi di giorno che di notte, è una fase dalla durata di tempo estremamente variabile che viene influenzata da numerosi fattori.

Nel travaglio che si avvia spontaneamente, le contrazioni iniziano dapprima in modo lieve, per poi divenire sempre più regolari e intensi man mano che la donna si dilata.

La fase iniziale del travaglio è detta prodromica: durante questa fase l'utero si accorcia e si dilata, fino ad arrivare a circa 4 cm di dilatazione; questo momento ha una durata molto irregolare: se per alcune donne possono volerci poche ore, per altre molte di più, infatti si consiglia in genere di non recarsi subito in Ospedale, ma di aspettare che le contrazioni diventino regolari in un luogo sicuro e confortevole.

Una donna che sta per partorire

Quando la fase prodromica del travaglio inizia di notte, la donna può provare a rilassarsi, fare un bagno caldo, sforzarsi di bere o di mangiare qualcosa di leggero; è fondamentale evitare ogni tipo di stress e cercare di mantenere la calma senza farsi prendere dall'agitazione.

Se il travaglio comincia nelle ore notturne, l'ideale sarebbe riposare il più possibile, tuttavia se ciò non fosse possibile, è preferibile evitare di stare ferme e piuttosto camminare o svolgere alcune semplici attività quotidiane.

È inoltre importante sforzarsi di urinare con maggior frequenza, dal momento che la vescica piena toglie spazio al feto, oltre che compiere dei movimenti ondulatori col bacino, che hanno la capacità di rilassare la muscolatura.

Quando recarsi in ospedale

Recarsi in Ospedale prima di essere arrivate a 4 cm di dilatazione è sconsigliato: meglio attendere che le contrazioni si facciano regolari e ravvicinate, prima di spostarsi dal proprio ambiente domestico.

Per misurare la frequenza delle contrazioni è possibile usare l'orologio, misurando l'intervallo tra la fine della prima e l'inizio di quella successiva, oppure una delle tante applicazioni a disposizione.

Nelle fasi iniziali del travaglio, le contrazioni durano circa 15- 20 secondi, e in genere si preferisce andare in Ospedale non appena esse raggiungono i 40-50 secondi con un intervallo di 5-10 minuti.

La fase del travaglio attivo, ovvero quella che precede il periodo espulsivo, si caratterizza per la presenza di contrazioni sempre più regolari e ravvicinate, della durata di un minuto e distanti fra loro circa 3-4 minuti.

A questo punto ci si potrà recare in Ospedale, tuttavia in alcuni casi è necessario anticipare il proprio ingresso nella struttura ospedaliera.

Ad esempio, è preferibile correre al reparto di Ostetricia quando:

  • si ha la sensazione di dover spingere: significa che la fase espulsiva è già arrivata;
  • se si hanno delle perdite di sangue rosso vivo, le quali potrebbero essere causate da un distacco della placenta;
  • se non si avvertono più i movimenti fetali;
  • se si rompe il sacco amniotico e, in particolare, se il liquido amniotico è tinto di rosso o verde per l'emissione di meconio, indice di sofferenza fetale
Anna Nascimben | Editor
Scritto da Anna Nascimben | Editor

Con una formazione in Storia dell'Arte e un successivo approfondimento nello studio del Digital Marketing, mi occupo da anni di creare contenuti web. In passato ho collaborato con diversi magazine online scrivendo soprattutto di sport, vita outdoor e alimentazione, tuttavia nel corso del tempo ho sviluppato sempre più attenzione nei confronti di temi come il benessere mentale e la crescita interiore.

a cura di Dr. Marcello Sergio
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