Secondo l’autorevole Sexual Wellbeing Global Survey di Durex, il primo sondaggio sul benessere sessuale condotto su oltre 26,000 persone in 26 paesi, la media mondiale di numero di partner sessuali è di 13 per gli uomini etero, 7 per le donne etero, 108 per gli uomini gay, e 11 per le donne gay, oltre a varie combinazioni dovute alla bisessualità.
I più svegli sarebbero gli austriaci, con 29 partner per gli uomini e 17 per le donne, mentre i cinesi i meno propensi, con una media di 4 per gli uomini e due per le donne. In tutti i paesi gli uomini superano le donne, con l’eccezione della Nuova Zelanda, dove le donne battono gli uomini 20 a 7.
Secondo quanto emerso dalla ricerca condotta dalla sociologa Rosemary Hopcroft “Sex, status, and reproductive success in the contemporary United States“, il numero di partner collezionato nel corso della vita è inversamente proporzionale alla dotazione cerebrale: lo stato socio-economico, l’intelligenza e l’istruzione influenzerebbero la vivacità sessuale di ognuno di noi. Il sondaggio sul tema “National Survey of Family Growth” conferma la teoria: più è alto il livello di istruzione, minore è il numero di partner sessuali nel corso della vita.
Uno studio condotto da Carolyn Halpern dell’Università della North Carolina ha poi rivelato che, a parità di attrattiva fisica, più è alto il QI, più è posticipato l’inizio dell’attività sessuale e minore è il numero di partner (in particolare, ad ogni punto di incremento del QI corrisponde un incremento della percentuale di verginità tra gli adolescenti del 2,7 per gli uomini e dell’1,7% per le donne).
Detto ciò, pare autorevole il pensiero della sessuologa Tracey Cox la quale diffida dei sondaggi in materia, non credendo alla sincerità degli intervistati: gli uomini esagerano perché si sa, e le donne minimizzano perché si sa, con il risultato che “gli uomini” – spiega la Cox – “moltiplicano per due il numero delle loro partner sessuali, mentre le donne lo dividono per tre”.