Caregiver: 10 consigli per chi sta dall’altra parte

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Consigli per i caregiver

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Nessun caregiver (o assistente familiare) è preparato ad accogliere fino in fondo la malattia di una persona cara. Una diagnosi di cancro, infatti, non colpisce solo chi la riceve, ma coinvolge tutto il mondo di familiari e amici che gravita intorno. Spesso non sappiamo nemmeno come comportarci con chi vive una parentesi tumore. E questo è assolutamente normale.

👉 Assistenti familiari non si nasce, né ci si improvvisa: caregiver si diventa. Ma come?

Per prima cosa, come ci spiega la dott.ssa Concetta Stornante (psichiatra e psiconcologa), questo delicato ruolo richiede il grande sforzo di mettere da parte se stessi. Richiede la capacità di comprendere le esigenze della persona cara e soprattutto differenziarle dai propri.

👉 Cosa significa? E come si fa?

In questo articolo, abbiamo cercato di dare una risposta a queste domande, mettendo insieme una lista di consigli pratici e concreti. Per fare questo ci sono venuti in aiuto i preziosi consigli di psiconcologi e l’esperienza di chi ha vissuto in prima persona la diagnosi.

👉 Assistente familiare: le buone intenzioni non sempre bastano…

Partiamo da un dato di fatto importante: le buone intenzioni purtroppo non sempre bastano, anzi, in alcuni casi rischiano addirittura di peggiorare la situazione.

Di fronte al tumore degli altri (e al modo in cui potremmo aiutarli) siamo pieni di pre-giudizi, pre-concetti e condizionamenti, spesso inconsci. Prendersi cura richiede sensibilità e dedizione, ma è solo con azioni pratiche e gesti di aiuto concreto che il curare diventa utile ed efficace.

Ne sono un esempio le linee guida di Elana Miller, MD Psichiatra che, nel blog Zen Psychiatry, ha raccontato la sua avventura oncologica.

A lei, e ai consigli della psiconcologa Concetta Stornante, ci siamo liberamente ispirati nella stesura di questo decalogo dedicato all’assistente familiare. Ecco, dunque, 10 consigli per provare a stare veramente “dall’altra parte”.

  1. LEI, non VOI

La prima cosa da fare è prendere le distanze dalle proprie paure e dal proprio dolore. Ricordatevi che il tumore non è il vostro, è il suo. Voi ci siete per sostenere la persona cara, non per sostituirvi a lei.

  1. ESSERCI

La presenza è fondamentale, non solo morale ma pratica.

Andate alle visite, proponetevi per piccole faccende domestiche e commissioni oppure per passare del tempo insieme. Offrite il vostro aiuto e chiedete direttamente cosa vorrebbe fare. Magari il cinema, una mostra, una gita, una lezione di yoga. Oppure rimanere a casa.

Se avete dato la vostra parola, mantenetela. Questa è una promessa importante. Non serve la pena, serve la concretezza.

La presenza rassicura, l’assenza destabilizza ancora di più chi sta cercando un equilibrio con tanta fatica.

  1. ASCOLTARE

Non esiste un modo “giusto” ma esiste un ascolto profondo.

Ascoltate le ragioni della persona cara, mettendo da parte le vostre, anche se non la pensate allo stesso modo (ricordate il punto 1!).  Ascoltate i suoi silenzi e rispettate i suoi umori, anche quando sono pessimi. Gli alti e bassi sono nella malattia, come nella vita. Fare finta che vada tutto bene non serve a nessuno. Come caregiver, non potete sapere ma avete l’opportunità di sentire.

  1. IL SENSO DEL TEMPO

Ascoltare significa anche dare tempo.

Una diagnosi va digerita, una terapia va metabolizzata, una ripresa va accompagnata. E se è vero che ogni esperienza è unica, è altrettanto vero che per ciascuno il tempo ha una durata differente.

Durante la malattia esiste un tempo fisico, un tempo mentale e uno emotivo. La vostra cura è provare a capire dove la persona si trova e sostenerla lì, in quel preciso istante.

  1. NO AL “FAI DA TE”

Mai improvvisarsi medici o psicologi. Leggerlo su Google o averlo sentito dire dall’amico dell’amico che ha avuto un tumore, non è affidabile.

Cercate, piuttosto, di capire il problema e lasciate la soluzione agli specialisti.

  1. SE NON VOI, QUALCUN ALTRO

Dura da accettare se la persona cara (un amico, un parente, il compagno, la moglie, il figlio) non vuole le vostre cure.

Fatevene una ragione, non mettetela sul personale! Non arrabbiatevi se non ha voglia di parlare con voi, magari preferisce farlo con qualcuno di meno intimo (o diversamente intimo). Soprattutto non forzate e non imponetevi: meglio non prendere iniziative senza il suo consenso. Evitate di prendere decisioni senza averle prima condivise insieme.

  1. ATTENZIONE ALLE PAROLE!

Bisognerebbe fare un vademecum dei DIVIETI, ovvero: cosa NON dire assolutamente. (Che forse varrebbe la pena ricordare sempre, non solo nel rapporto con chi sta affrontando un tumore).

C’è chi sta peggio”. (Magari i bambini nei luoghi di guerra).

O la variante: “poteva andare peggio”.

Eh, ti capisco, porta pazienza” (davvero capisci? Se non hai avuto un tumore, no, fortunatamente non lo puoi capire).

Poverina/o” (con faccia pietosa).

Evitate le banalità, per favore. La compassione non è la pena, ma un’empatia forte. E quando c’è non ha bisogno di frasi fatte.

  1. FIDUCIA

L’incoraggiamento vero nasce dal cuore, non dall’ottimismo dovuto. Credeteci voi per primi nel percorso di cura e nel processo di guarigione, perché altrimenti non c’è rassicurazione che valga la pena dare.

  1. RICORDARE LA BELLEZZA

Sì, proprio così. Ricordatevi la bellezza che c’è, e rimane, nonostante i cambiamenti esteriori e le trasformazioni interiori. Interessante lo spunto della dottoressa Concetta Stornante, medico psichiatra e psiconcologa: anche se con il cancro, si tratta sempre della stessa persona. “Ricordate le caratteristiche che vi piacciono di lei e che determinano il vostro legame affettivo con lei”. Andate oltre le paure, lo scoraggiamento, le difficoltà.

  1. ONESTA’

Il dolore fa male, sempre. Bisogna però chiedersi onestamente se stiamo consolando noi stessi, se lo facciamo per dovere e senso di colpa oppure se ci siamo davvero. Siate sinceri, anche ammettendo di non farcela.

👉 Caregiver prenditi cura di te!

L’assistente familiare è un compito difficile. Per questo uno dei consigli che ci sentiamo di dare ai caregiver, in chiusura di questo articolo, è di prendersi cura non solo della persona cara ma anche di se stessi.

Cercate di mantenere degli spazi nelle giornate da dedicare esclusivamente a voi stessi, vi aiuterà a ricaricare le energie e a esserci quando ce n’è bisogno.

Restate in ascolto delle vostre emozioni e sensazioni in modo da saper cogliere i campanelli d’allarme, come sensi di colpa, demoralizzazione, nervosismo, irritabilità, rabbia (solo per citarne alcuni). Accettate la possibilità di chiedere un supporto esterno, come uno psicoterapeuta. Ricordate sempre che saper chiedere aiuto per poter aiutare è una grande dimostrazione d’amore e consapevolezza verso se stessi e chi è vicino.


A cura di FraParentesi in collaborazione con la dott.ssa Concetta Stornante. Fonte a cui si ispira il decalogo: Elana Miller, MD Psichiatra e paziente oncologica, Zen Psychiatry.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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