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La cistite interstiziale: un nemico da riconoscere!

Alessandra Lucivero

Ultimo aggiornamento – 25 Novembre, 2019

Indice del contenuto

Il dolore e l’ipersensitività dentro o attorno alla vescica, accompagnati da disturbi urinari, come già spiegato nel precedente articolo, possono essere un sintomo di cistire Interstiziale. Attualmente distinguiamo due tipi di Cistite Interstiziale:

– la forma classica che ad una indagine all’interno della vescica mostra una lesione simil-ulcerosa detta ulcera di Hunner
– la forma senza lesione che differisce dalla precedente per la mancanza della lesione visibile

Questi sintomi compaiono generalmente in pieno benessere senza una causa apparente, spesso quando l’organismo è indebolito, come avviene dopo un intervento chirurgico (Isterectomia ad ex.) o una brutta cistite batterica trattata in modo scorretto (cicli di due giorni con antibiotici subito sospesi e ripresi più volte nel tempo al ripresentarsi del sintomo o l’uso smodato di Cranberry per acidificare le urine).
Se interroghiamo il paziente è frequente il racconto di una vescica ”debole” nell’infanzia con necessità di urinare più spesso rispetto ad altri senza sintomi preoccupanti.
Molte donne hanno una riacutizzazione dei sintomi nel periodo mestruale durante l’ovulazione e il mestruo, alla comparsa della menopausa o dopo una gravidanza. Nell’uomo durante l’eiaculazione o in corso di infiammazioni prostatiche causate anche da traumi sportivi (bicicletta).
E’ importante sottolineare che non è una malattia di origine psicosomatica, ma è causa di grave stress e ansia poiché provoca disturbi del sonno e comportamentali con depressione.
La conseguenza della malattia si traduce in un progressivo isolamento sociale per la necessità di essere sempre alla toilette e per la sensazione di malessere persistente.
Uscire di casa per lavorare, fare sport, shopping, diviene impossibile e il paziente compila delle mappe dei bagni ovunque debba andare per non trovarsi in difficoltà.
L’interruzione dei ritmi del sonno altera gravemente il tono dell’umore e induce stanchezza cronica che, associata al devastante impatto emozionale, causa frustrazione e disperazione.
Poiché la malattia non evidenzia esami alterati il paziente non viene creduto dal medico e successivamente anche dai familiari che interpretano il “suo atteggiamento” un comportamento psicotico con ulteriore peggioramento della depressione. I rapporti sessuali diventano impossibili anche per paura di peggiorare i sintomi già importanti, pensare ad una gravidanza diviene proibitivo. In poco tempo “vivere”rappresenta una quotidianità dolorosa e insopportabile.
Tuttavia se negli anni passati fare una diagnosi corretta era molto difficile e trattare il paziente un’impresa deludente, oggi è possibile fare una diagnosi in tempi abbastanza brevi e trattare i sintomi con terapie appropriate e studiate per guarire dalla malattia.
La diagnosi resta sempre una diagnosi “di esclusione”, ossia occorre eseguire una serie di accertamenti per escludere ogni possibilità di malattia confondente e quindi occorre uno specialista che conosca bene la materia.

Si parte dal racconto del paziente che deve essere attentamente ascoltato nei dettagli fin dall’infanzia e poi si procede con esami su sangue e urine, comprendendo esami immunologici, reumatologi, tumorali, infettivologici e PSA nell’uomo (sopra i 40 anni). Si eseguono test funzionali minzionali per escludere difetti vescicali condizionanti un residuo di urina in vescica, magari causato dalla presenza di una vescica neurologica o pigra.
Si valuta la presenza di punti dolorosi cutanei e mucosi, si verifica l’eventuale presenza di lesioni esterne. Si possono eseguire esami ecografici o nei casi dubbi una URO-TAC. Importante è l’esecuzione della cistoscopia in anestesia generale o spinale per conoscere la reale capacità vescicale ed escludere la presenza di una vescica retratta, escludere la presenza di un tumore, verificare lo stato della mucosa vescicale, cercare l’ulcera di Hunner ed eseguire biopsie di controllo.
L’esame si completa con una sovra distensione della vescica con acqua (maggiore di 500 cc) per ottenere un miglioramento dei sintomi, facendo uno “stretching” vescicale e in caso di presenza dell’ulcera si procede alla sua folgorazione per favorire la guarigione del tessuto.
Una valutazione psicologica esclude turbe comportamentali preesistenti ed interferenti.
È dunque importante non esitare e rivolgersi immediatamente da uno specialista di urologia per studiare un piano terapeutico mirato a combattere il disturbo.

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Alessandra Lucivero
Scritto da Alessandra Lucivero

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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Alessandra Lucivero
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