Davvero smartphone e PC accelerano l’invecchiamento? Cosa dice la scienza sul “Techno aging”

Alessandra Familari | Autrice e divulgatrice informazione sanitaria
A cura di Alessandra Familari
Autrice e divulgatrice informazione sanitaria

Data articolo – 17 Dicembre, 2025

Una ragazza utilizza lo smartphone aumentando il rischio di invecchiamento.

Trascorrere molte ore al giorno davanti a smartphone, computer e tablet può avere conseguenze visibili sulla pelle?

Si parla sempre più spesso di techno aging, un termine che indica l’invecchiamento cutaneo associato all’uso prolungato dei dispositivi digitali. Ma quanto c’è di scientificamente dimostrato dietro questa definizione? E quali meccanismi sono davvero coinvolti?

Vediamo cosa dice la ricerca scientifica a riguardo.

Cos’è il techno aging

Con techno aging si fa riferimento a un insieme di alterazioni cutanee che includono comparsa precoce di rughe, perdita di luminosità, peggioramento della texture e aumento delle macchie, attribuite - almeno in parte - all’esposizione quotidiana ai diversi dispositivi elettronici.

La letteratura scientifica più recente suggerisce però una distinzione importante: gli effetti diretti degli schermi sulla pelle sono limitati, mentre risultano più solidi gli effetti indiretti, legati soprattutto al sonno e alle abitudini associate all’uso intensivo della tecnologia.

Luce blu degli schermi: un rischio per la pelle?

Sono diversi gli studi i quali hanno dimostrato che la luce visibile ad alta energia (luce blu) può stimolare i melanociti, favorendo iperpigmentazione e stress ossidativo cutaneo (Il più recente e aggiornato: Journal of Investigative Dermatology, 2018; il meno recente ma rilevante: Photochemical & Photobiological Sciences, 2013).

Un'altra ricerca estremamente recente ha inoltre chiarito i meccanismi cellulari coinvolti, come l’attivazione dei recettori Opsin-3 nei melanociti, coinvolti nella percezione della luce visibile e nell’attivazione di segnali intracellulari che stimolano la produzione di melanina. 


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Si tratta di un processo che può favorire iperpigmentazione e stress ossidativo cutaneo, soprattutto in caso di esposizioni ripetute e prolungate nel tempo.

Tuttavia, un nodo cruciale su cui soffermarsi ulteriormente emerge in un altro studio: l’intensità della luce blu emessa da smartphone e PC è di gran lunga inferiore a quella della luce solare, fino a 100–1000 volte più bassa.

Cosa significa?

Diviene improbabile un effetto diretto significativo sul fotoinvecchiamento, se considerata isolatamente.

Techno aging: smartphone, PC, sonno e invecchiamento cutaneo

Le evidenze più robuste riguardano il legame tra uso serale dei device, disturbi del sonno e salute della pelle.

La luce blu interferisce con la produzione di melatonina, peggiorando la qualità e la durata del sonno. Ed è proprio la deprivazione di sonno a essere associata a problematiche conseguenze per la pelle. 

Vediamo quali:

  • riduzione dell’elasticità cutanea;
  • aumento delle rughe sottili;
  • peggioramento della funzione barriera;
  • maggiore infiammazione cutanea.

Alla luce, si addizionano ulteriori molteplici fattori che spesso sono sottovalutati. Ecco quali:

  • frizione e occlusione, che possono favorire imperfezioni e acne meccanica;
  • contaminazione batterica dei dispositivi, con proliferazione di Staphylococcus aureus sulle superfici degli smartphone;
  • dermatiti da contatto, legate a nickel, cobalto o acrilati presenti in scocche, cover o pellicole protettive (a confermarlo é lo studio JAAD, 2010; case series 2022).

Questi fenomeni non causano invecchiamento in senso stretto, ma contribuiscono a una pelle più stressata, irritata e meno uniforme.

Dunque, si tratta di mito o realtà?

Alla luce delle evidenze disponibili, il techno aging non può essere attribuito a un unico fattore. Piuttosto, è il risultato di una somma di effetti indiretti:

  • esposizione prolungata agli schermi;
  • alterazioni del ritmo sonno-veglia;
  • stress ossidativo e infiammatorio;
  • cattive abitudini posturali e comportamentali.

La tecnologia non possiede un potere di invecchiamento intrinseco. Piuttosto, come in quasi ogni ambito, a determinare la differenza é l'utilizzo che se ne fa. Risulta evidente, infatti, che un uso eccessivo e non regolato può creare le condizioni biologiche e comportamentali che favoriscono un invecchiamento cutaneo precoce.


Fonti:

PubMed -  Short-term exposure to blue light emitted by electronic devices does not worsen melasma

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