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Intervista al prof. Guido Grassi, Direttore Clinica Medica Università Milano-Bicocca, Presidente società Italiana Ipertensione Arteriosa 2019-2021.
Le notizie di un possibile legame tra malattie cardiache e Coronavirus stanno rimbalzando in rete, di pagina in pagina, destando non pochi pensieri.
Ma le "notizie", ahimè, a volte possono essere più pericolose della verità ed è bene - soprattutto in questi giorni così difficili - sottolineare la massima attenzione che gli esperti stanno ponendo alla ricerca, per delineare tutti gli aspetti di questo nuovo virus.
Alcune news hanno, infatti, affermato un collegamento tra patologie cardiovascolari e infezione da Covid19, evidenziando un maggiore rischio di contagio per le persone in cura con farmaci per l'ipertensione. Risultato? Molti pazienti ipertesi, temendo di essere maggiormente esposti al virus, hanno anche solo pensato di sospendere le terapie, con un grande pericolo per la salute.
In realtà, ciò che si sa è che il Coronavirus ha meccanismi d'interazione davvero complessi e non ancora ben delineati.
Le perplessità rilanciate dai media nascono dal fatto che il virus si serve di specifici recettori, noti come ACE2, coinvolti anche in meccanismi di regolazione cardio-vascolare. I farmaci per la pressione agiscono sul recettore ACE2. Ma, ad oggi, non c'è evidenza che le terapie anti-ipertensive interagiscano con l'infezione, in maniera addirittura negativa.
Abbiamo, quindi, rivolto alcune domande al prof. Guido Grassi, presidente della Società Italiana di Ipertensione Arteriosa, per chiarire alcuni importanti aspetti.
Cosa consiglia ai pazienti che assumono farmaci ipertensivi?
Sulla base di quanto contenuto nei documenti ufficiali di diverse Società Scientifiche Nazionali e Internazionali, in primis la Società Italiana di Ipertensione Arteriosa, ai pazienti ipertesi si raccomanda di proseguire la terapia farmacologica antipertensiva in atto, in quanto non esiste alcuna evidenza relativa alla notizia apparsa sulla stampa laica alcune settimane fa, legata all'ipotesi che determinati farmaci per la pressione alta potessero favorire lo sviluppo o l'aggravamento dell'infezione da Coronavirus .
Un ulteriore consiglio ai pazienti è quello di auto-misurarsi la pressione arteriosa a domicilio ed, eventualmente, comunicare per mail al proprio medico i valori stessi, tenendo presente che una pressione arteriosa inferiore ai 140/900 MmHg garantisce una protezione cardiovascolare.
Qual è il legame tra cuore e polmoni? In che modo patologie polmonari possono influire sulla salute cardiovascolare?
È stato detto in passato che i polmoni rappresentano per il sistema cardiovascolare la "finestra" per il contatto con il mondo esterno.
I polmoni hanno un ruolo fondamentale per l'ossigenazione del sangue ai tessuti, veicolato attraverso la funzione contrattile di pompa del cuore.
Polmoni integri garantiscono l'ossigenazione e gli scambi respiratori. Da ciò si deduce che il legame cuore/polmoni è molto stretto e che patologie polmonari, quali la polmonite da Coronavirus, riducono la funzione polmonare di ossigenazione, con gravi ripercussioni sull'organismo e sul sistema cardiovascolare.
