Gioco d’azzardo? È tutta colpa del nostro DNA

Dr.ssa Elisabetta Ciccolella Farmacista
Redatto scientificamente da Dr.ssa Elisabetta Ciccolella, Farmacista |
A cura di Elisabetta Ciccolella

Data articolo – 03 Luglio, 2014

Indice del contenuto

Pare che il nostro DNA giochi un ruolo importante rispetto alla propensione naturale di ognuno di noi verso il gioco d’azzardo.

Infatti, secondo un recente studio made in USA, condotto presso l’University of California di Berkeley, l’University of Illinois di Urbana-Champaign (UIUC), e pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, il nostro patrimonio genetico influenza la nostra attitudine verso le scommesse e verso i comportamenti ‘rischiosi’ in un contesto di investimenti.

La ricerca

Secondo la ricerca, dunque, ciò che noi decidiamo relativamente a scommesse fatte nel corso di semplici giochi competitivi è determinato dal nostro corredo di geni, e in particolare da quelle porzioni di Dna responsabili della regolazione della concentrazione di dopamina nelle nostre sinapsi.

La dopamina è un neurotrasmettitore che svolge moltissimi ruoli nel nostro cervello, infatti questa catecolammina media gli stimoli alla base dei meccanismi che producono soddisfazione, gratificazione, ricompensa e piacere legati al cibo, al sonno, al sesso e non solo. Benché già in molti altri studi sia stato descritto il ruolo della dopamina nel mediare le interazioni sociali, si tratta della prima volta in cui viene dimostrata in modo scientifico una reale correlazione tra la funzione di questa sostanza chimica e particolari geni che esprimono per essa regolandone i livelli nei nostri neuroni.

Secondo il dott. Ming Hsu, autore dello studio, la ricerca mostra come il genoma possa determinare non solo, in generale, il complesso comportamento sociale ma, nello specifico, il comportamento strategico.

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Contenuti correlati
Ospedale medico: neurologo e neurochirurgo parlano, usano il computer, analizzano la risonanza magnetica del paziente, diagnosticano il cervello. Laboratorio di neurochirurgia: due medici professionisti osservano una TAC.
Perché ricordiamo o dimentichiamo? L'ultima scoperta scientifica

Le neuroscienze svelano che la persistenza della memoria è regolata da programmi genetici sequenziali, non da un interruttore.