Secondo due nuovi studi, condotti presso il NYU Langone Medical Center di New York e pubblicati sulle riviste Hypertension e The Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism., alcuni composti chimici utilizzati nella fabbricazione di involucri in plastica sono responsabili dell’insorgenza dell’ipertensione e della resistenza all’insulina.
Questi composti hanno dei nomi complicati: ftalato di diisononile (DINP) e ftalato di diisodecile (DIDP). Ma cosa sono? Si tratta di due molecole appartenenti alla classe chimica degli ftalati e, per ironia della sorte, sono stati introdotti in sostituzione del di-2-ethylhexylphlatate (DEHP), composto chimico ampliamente utilizzato in passato ma ormai in disuso poiché nocivo, e vengono utilizzati per” rafforzare” la struttura di involucri in plastica, contenitori per alimenti e altri articoli per la casa.
“La nostra ricerca alimenta le preoccupazioni crescenti che le sostanze chimiche presenti nell’ambiente contribuiscano a determinare condizioni quali insulino-resistenza, pressione sanguigna elevata ed altri disordini metabolici„, afferma il professor Leonardo Trasande, autore dello studio e docente presso la NYU Langone.
Come possibili alternative agli involucri plastificati contenenti gli ftalati incriminati, si possono utilizzare carta forno e involucri in alluminio per confezionare e trasportare gli alimenti.
Un altro piccolo accorgimento da adottare per limitare l’esposizione agli ftalati consiste nel preferire alimenti freschi a cibi inscatolati o contenuti in confezioni di plastica.
Inoltre, il Prof. Trasade suggerisce alcuni “passaggi” semplici e sicuri per minimizzare l’esposizione agli ftalati:
- Non cucinare cibo nel microonde in contenitori di plastica o in recipienti ricoperti con pellicola trasparente.
- Non lavare i contenitori in plastica destinati agli alimenti in lavastoviglie.
- Non utilizzare contenitori in plastica per alimenti che riportano nell’etichetta il simbolo riguardante il riciclo con i numeri 3, 6 o 7.
Gli studi
In uno dei due studi considerati, a un incremento di 10 volte dell’esposizione agli ftalati è stato correlato un aumento della pressione arteriosa di 1,1 mmHG.
Inoltre, nel corso dell’altro studio, i ricercatori hanno evidenziato come uno su tre tra gli adolescenti più esposti al DINP abbia mostrato una maggiore insulino-resistenza. I risultati dei due studi sono stati ottenuti mediante analisi svolte su campioni ematici e di urine di un gruppo eterogeneo di bambini ed adolescenti tra i 6 e i 19 anni, che hanno preso parte al National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) degli Stati Uniti.
Dal 1999, il NHANES censisce ogni anno circa 5000 volontari relativamente a fattori di rischio e patologie.