Il corpo non ama il comfort: cosa succede quando manca lo stress “buono”

Emanuela Spotorno |  Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva
A cura di Emanuela Spotorno
Autrice e divulgatrice esperta in salute, benessere femminile e medicina preventiva

Data articolo – 22 Dicembre, 2025

ragazzo sdraiato sul divano, guarda il cellulare

Per lungo tempo lo stress è stato considerato un nemico assoluto della salute. Eccesso di lavoro, ritmi frenetici, pressione mentale: tutto da evitare. Negli ultimi anni, però, la ricerca scientifica sta proponendo una lettura più sfumata. 

Studi di biologia dell’invecchiamento, fisiologia e medicina preventiva suggeriscono che non tutti gli stress sono dannosi, alcuni stimoli lievi e controllati, se ben dosati, possono attivare meccanismi di adattamento utili a mantenere l’organismo più efficiente nel tempo. Questo principio prende il nome di ormesi.

Cos’è l’ormesi e perché interessa la salute

L’ormesi descrive una risposta biologica caratterizzata da una curva “a U rovesciata”: piccole dosi di uno stimolo producono effetti benefici, mentre esposizioni intense o prolungate risultano dannose. È un concetto noto in tossicologia da decenni, oggi applicato allo studio della longevità e delle malattie croniche.

Secondo numerosi lavori pubblicati su riviste come Cell Metabolism e Nature Aging, il corpo umano non è progettato per condizioni di stabilità assoluta. Al contrario, è biologicamente predisposto a oscillazioni periodiche: variazioni di temperatura, disponibilità energetica, attività fisica. 

L’assenza di stimoli, più che la loro presenza, può ridurre la capacità di adattamento e rendere l’organismo più fragile.

Cosa accade nel corpo quando lo stress è dosato

Quando l’organismo viene esposto a micro-stress fisiologici, si attivano sistemi di protezione e riparazione. A livello cellulare, questi stimoli favoriscono:

  • l’attivazione dei mitocondri, responsabili della produzione di energia;
  • la sintesi delle Heat Shock Proteins (HSP), che proteggono le cellule dai danni;
  • la modulazione delle vie metaboliche mTOR e AMPK, coinvolte nel bilancio tra crescita e riparazione;
  • l’attivazione dell’autofagia, il processo con cui il corpo elimina componenti cellulari danneggiate.

Questi meccanismi contribuiscono a ridurre l’infiammazione cronica, considerata uno dei principali motori dell’invecchiamento e delle patologie degenerative. In condizioni di comfort costante, invece, tali sistemi tendono a “spegnersi”, con una perdita progressiva di efficienza.

Dai laboratori alla vita quotidiana: esempi di micro-stress

Il principio dell’ormesi trova applicazione anche nella vita di tutti i giorni. Uno degli ambiti più studiati è quello della pausa dal cibo

Non si parla di digiuni estremi, ma di intervalli temporanei senza assunzione calorica. Studi clinici indicano che anche una riduzione degli spuntini o una finestra alimentare più ristretta può migliorare la sensibilità insulinica e stimolare l’autofagia.

Lo stesso vale per il movimento. Le evidenze scientifiche mostrano che l’attività fisica moderata e regolare è più efficace, sul lungo periodo, rispetto a sforzi intensi e continui. L’allenamento intermittente, alternato a fasi di recupero, favorisce l’adattamento metabolico senza sovraccaricare i sistemi dello stress.

Un altro esempio riguarda le oscillazioni termiche. Brevi esposizioni al freddo o al caldo stimolano la vascolarizzazione, migliorano la termoregolazione e attivano il tessuto adiposo bruno, coinvolto nel consumo energetico. 

Anche l’alimentazione può introdurre micro-stress benefici: polifenoli, sostanze amare e spezie piccanti agiscono come segnali cellulari, modulando la risposta antiossidante e infiammatoria.


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Una nuova idea di benessere e prevenzione

Il messaggio che emerge dalla ricerca è chiaro: la salute non coincide con l’assenza totale di stress, ma con la capacità di rispondere e adattarsi. Eliminare ogni stimolo può rendere l’organismo meno flessibile e più vulnerabile.

Integrare micro-stress controllati nella routine quotidiana non significa forzare il corpo, ma allenarne i sistemi di difesa. Pause dal cibo, movimento regolare, variazioni termiche e stimoli nutrizionali rappresentano strumenti semplici, se adottati con gradualità e consapevolezza.

Un approccio che la medicina preventiva considera sempre più centrale per sostenere la salute e favorire un invecchiamento attivo.

Fonti

  • Nature - Current advances and future trends of hormesis in disease
  • Springer Nature - Exercise, hormesis and ageing: a new section in Biogerontology
  • PubMed - A Comprehensive Perspective on the Biological Effects of Intermittent Fasting and Periodic Short-Term Fasting: A Promising Strategy for Optimizing Metabolic Health
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