Una patologia che in Europa sembrava ormai relegata al passato è tornata recentemente all’attenzione delle autorità sanitarie. In Romania e Croazia sono stati individuati alcuni casi di lebbra, evento eccezionale se si considera che in entrambi i Paesi non si registravano diagnosi da oltre tre decenni.
Le istituzioni sanitarie parlano di situazioni circoscritte, gestite secondo i protocolli previsti, ma gli episodi riaprono una riflessione più ampia sulla sorveglianza delle malattie infettive rare in un contesto globale sempre più interconnesso.
Che cos’è la lebbra e perché oggi è così rara in Europa
La lebbra, conosciuta anche come malattia di Hansen, è un’infezione cronica causata da batteri del genere Mycobacterium. Il decorso è lento e può protrarsi per anni prima che i sintomi diventino evidenti, motivo per cui la diagnosi può risultare complessa nelle fasi iniziali.
La malattia interessa soprattutto la pelle e i nervi periferici, con possibili ripercussioni sulla sensibilità, sulla forza muscolare e, nei casi più avanzati, sulla funzionalità degli arti. Possono essere coinvolte anche le mucose delle vie respiratorie superiori. In assenza di trattamento, la lebbra può provocare danni permanenti e disabilità, ma non è considerata una patologia mortale.
Nei Paesi europei la lebbra è oggi estremamente rara grazie al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e alla disponibilità di cure efficaci. I casi diagnosticati sono nella maggior parte dei casi importati, legati a persone che hanno vissuto o viaggiato in aree del mondo dove l’infezione è ancora presente.
Le segnalazioni in Romania e Croazia e l’intervento delle autorità
Le prime diagnosi sono state comunicate in Romania, dove l’ultimo caso ufficiale risaliva ai primi anni Ottanta. In una città della Transilvania, una persona impiegata in un’attività aperta al pubblico è risultata positiva, mentre altri soggetti collegati allo stesso contesto sono stati sottoposti ad accertamenti medici. In via cautelativa, l’attività è stata sospesa e sono stati avviati controlli sanitari sui contatti più stretti.
Pochi giorni dopo, un caso isolato è stato segnalato anche in Croazia, evento che non si verificava nel Paese da oltre 30 anni. Il paziente è stato preso in carico tempestivamente dal sistema sanitario e inserito in un percorso terapeutico. Parallelamente, è stato avviato il monitoraggio delle persone che avevano avuto contatti prolungati con lui.
In entrambi i Paesi, i Ministeri della Salute hanno ribadito che non esiste un rischio per la popolazione generale e che le procedure di sanità pubblica adottate sono sufficienti a prevenire ulteriori trasmissioni.
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Contagio, sintomi e cure: cosa sapere oggi
La trasmissione della lebbra avviene principalmente attraverso secrezioni respiratorie, ma richiede un contatto stretto e prolungato con una persona non ancora in cura. Per questo motivo, il rischio di contagio nella vita quotidiana è considerato basso. Una volta iniziata la terapia, la capacità di trasmettere l’infezione si riduce in modo significativo.
I sintomi possono includere macchie cutanee persistenti, riduzione o perdita della sensibilità, formicolii, debolezza muscolare e, nei casi più avanzati, danni ai nervi. Un elemento critico è rappresentato dalla lunga fase asintomatica, durante la quale la persona infetta può non essere consapevole della malattia.
Oggi la lebbra è completamente curabile grazie a una combinazione di farmaci antimicrobici, somministrati per un periodo che varia generalmente tra 6 e 12 mesi. La diagnosi precoce consente di evitare complicanze e disabilità.
Secondo l’epidemiologo Massimo Ciccozzi, questi episodi vanno letti nel contesto della mobilità internazionale: in un mondo senza confini sanitari, anche malattie rare possono riemergere lontano dalle aree endemiche. Anche l’Italia, pur non registrando casi da tempo, dispone di strutture specializzate in grado di riconoscere e gestire rapidamente eventuali segnalazioni.
Fonti:
WHO - Control of Neglected Tropical Diseases, Leprosy